Fonte comunicato stampa Anffas Torino - Quali che siano le ragioni specifiche dell’atto tremendo con cui una mamma di Orbassano che ha ucciso, in una domenica di dicembre, la figlia Silvia Ronco, di 42 anni, persona con disabilità intellettiva e fisica, la vicenda pone drammaticamente all’attenzione di tutti alcuni temi che non possono più essere tralasciati.

L’invecchiamento delle persone con disabilità e delle loro famiglie è un tema che da anni l’associazione Anffas pone alle istituzioni e che ora diviene di drammatica attualità: via via che il miglioramento delle condizioni di vita e del trattamento socio-sanitario aumenta l’aspettativa di vita: se venti anni fa, per esempio, l’aspettativa di vita per le persone con la SD era di 59 anni, ora si aggira sugli ottanta, andando a sfiorare l’aspettativa di vita media delle persone non con disabilità (84,2 anni).

“Come sempre – commenta il Presidente di Anffas Torino, Giancarlo D’Errico -, l’anello debole è la famiglia: nessuno, purtroppo, neanche lontanamente pensa di annoverare tra i servizi alle persone anziane quelli relativi alla gestione di un figlio con disabilità. Eppure ormai l’aspettativa di vita di una persona con disabilità sfiora quella di una persona non con disabilità e le sue esigenze non diminuiscono certo, anzi aumentano, con il procedere degli anni. Per quanto riguarda i servizi, invece, si cerca di capire se le persone anziane abbiano necessità di una istituzionalizzazione in RSA, non se debbano affrontare relazioni complesse con un parente, ormai adulto se non addirittura anziano anche lui, con disabilità. L’atto della mamma di Orbassano è la manifestazione evidente dell’angoscia di tanti genitori che sentono di essere alla fine della loro vita e temono per il futuro dei propri figli, una volta soli. E scelgono di farla finita. Questa situazione pone un enorme accento sul ‘dopo di noi’: che ne sarà delle persone con disabilità adulte e anziane, una volta persi i genitori? Non c’è una risposta univoca, ma un progetto individualizzato che metta insieme, a partire dalla progettazione, famiglie, istituzioni, servizi sociali, operatori, per capire che cosa sia meglio per la persona e quali siano le risorse che si possono individuare per assicurarne un futuro sereno”.

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