Fonte www.vita.it - Dopo 16 anni un premier incontra il Terzo settore. È successo sabato 12 aprile a Lucca al Festival del Volontariato organizzato dal Centro Nazionale del Volontariato presieduto da Edo Patriarca. Per l'occasione è stata proposta un'intervista aperta condotta da Riccardo Bonacina, direttore di Vita. Tre le domande che il giornalista ha posto a Renzi.

Ecco la prima e la seconda domanda con le risposte

Riccardo Bonacina: "Lo chiamano Terzo Settore ma in effetti è il primo", così era scritto nel programma delle primarie, così ha ribadito all'uscita dalla stanza del Presidente Napolitano dopo aver definito la lista dei ministri, e ancora nella conferenza stampa dopo il primo Consiglio dei Ministri parlando de "Il fondo per non andare a fondo", per l'impresa sociale, dicendo «basta dire come sono bravini questi del Terzo Settore, no noi, sul Terzo Settore investiamo». Sembrava un facile slogan qualche mese fa, invece quanto meno è diventato un mantra, e a me pare dica che si stia ridisegnando il campo da gioco della politica: dal palazzo/palazzi al rapporto con la società. La società viene prima, la sua coesione viene prima, il benessere dei cittadini viene prima della politica che è uno strumento per la crescita della società, e non per la crescita delle banche o delle autostrade o dei partiti. Usciamo da anni in cui alla società (e quindi al cosiddetto Terzo Settore che è poi la società che si organizza), si guardava, ma dopo. Quando la crescita lo avrebbe permesso, quando l'Europa lo avrebbe permesso, dopo aver fatto le infrastrutture materiali, una volta messo a posto il debito. La società da troppi anni, veniva dopo. La società non era punto di partenza ma finale destinazione di ciò che avanzava degli affari di pochi, di ciò che avanzava da altri appetiti. E ciò che avanzava negli anni è stato sempre meno. Anche la tua attenzione strutturale e sistematica alla scuola lo suggerisce, mi sembra si possa dire che abbiamo un premier che considera la salute della società (ovvero il suo grado di coesione di benessere) la prima ed essenziale infrastruttura del Paese, infrastruttura senza la quale il resto poggia su un terreno sabbioso, il terreno della povertà materiale e morale. Se è davvero così, se è questa la sua intenzione e disegno, e probabile lei sia cosciente della difficoltà della sua realizzazione perché si tratta di una rivoluzione copernicana del fare politico degli ultimi decenni. E perciò sa che avrà bisogno di un Terzo settore capace di concepirsi esso stesso come il primo e non più come terzo, minoritario, residuale. È così?

Matteo Renzi: Che cosa significa la domanda di Bonacina per me? Molto semplicemente: noi siamo in una crisi in cui costantemente ci raccontano solo i numeri di difficoltà economica. Se parliamo di benessere ragionaiamo del Pil, del conto in banca. A mio giudizio la rivoluzione culturale di cui noi abbiamo bisogno e che necessita di una rispsota politica (ma la politica per sua stessa natura non basta, e quindi chiama in causa voi, perchè il problema siete in grado di risolverlo anche voi, soprattutto voi) parte dal presupposto che benessere significa non soltanto stare bene dal punto di vista economico. Significa una qualità della vita per cui il fatto di avere una moltitudine di relazioni personali, realtà del volontariato, di associazionismo vivo, di soggetti sociali protagonsiti, anche se non è considerato un indicatore economico è un indicatore fodnamentale per la qualità di un popolo.

Se questo è vero il punto centrale da cui si muove il nostro governo è che dalla crisi si esce provando a rivoluzionare il nostro modo di concepire l'Italia. E allora dalla crisi si esce mettendo al centro la quesitone educativa, in tutti i suoi aspetti e assetti. Questa roba qua voi la conoscete meglio di chiunque altro. E allora va bene ricvendicare rispetto la politica tutte le cose che non sono state fatte. E allora ci mettiamo qui, ne discutiamo e ci diamo delle date.

Ma il primo vostro compito, per me, non è quello soltanto di una rivendicazione. Certo la politica in questi anni ha fatto schifo. Ma il primo punto è che voi ricordiate all'Italia quello che l'Italia è. Io domando a voi, anche a voi mondo del Terzo settore che per me è il primo: siete disponibili a rimettervi in gioco e a dire che in larga parte del nostero Terzo Settore c'è bisogno di un cambio di mentalità?

Questo non è il giochino per addetti ai lavori che non sanno cosa fare. Questo è un pezzo della scommessa culturale educative ed economica del Paese.

Riccardo Bonacina: Hai detto "faremo una lotta violenta alla burocrazia". Va bene, perché il volontariato è stremato dalla burocrazia per cui in questi anni ha sofferto molto. Questo Festival si chiama "Energie da liberare" e per liberare le energie bisogna togliere qualche tappo, legame e lacciuolo. Bisogna liberare le energie enormi che ogni giorno 4,7 milioni di volontari esprimono. Quelle dei 15 milioni di italiani che donano e che oggi possono usufruire di una detraibilità minore di quando donano ai partiti, ed è ingiusto. Quelle dei 17 milioni di italiani che devolvono il 5 per mille delle loro tasse alle organizzazioni di volontariato e a cui lo Stato ha scippato in questi anni ben 271 milioni mettendo tetti alla copertura di una norma non ancora stabilizzata. Come procediamo?

Matteo Renzi: Bene, andiamo con ordine. Questione 5 per mille: se vogliamo, e io credo che dobbiamo, uscire dalla logica di copertura in stabilità e avere una legge ad hoc che non sia quindi una gentile concessione tutte le volte, ripetuta, del Governo in carica ma sia un principio, noi o prendiamo la strada della delega fiscale o facciamo un documento apposta che leghi l'impegno ad alcuni obblighi, come la trasparenza e la rendicontazione. È secondo me un metodo molto serio. Consento di accedere al 5 per mille a quelle strutture che si impegnano ad avere una rendicontazione puntuale secondo il metodo che, vorerei essere chiaro, nell'arco del prossimo anno riguarderà tutta la Pa, i partiti politici e i sindacati.

Io, però, non sono qui a promettere ma a sfidarvi. Ci state su questo? Se si, la ridefinizione di cos'è Terzo settore e di tutte le misure che occorrono al suo sviluppo deve andare in una legge ad hoc. Legge che non può che avere il percorso del disegni di legge delega, a mio avviso. Che tenga dentro anche tutte le questioni normative su cui tante volte abbiamo discusso rispetto al Codice Civile e alla valutazione che noi dobbiamo avere della struttura dell'associazionismo. Che tenga dentro le equiparazioni della detraibilità dei partiti politici con le associazioni di volontariato. Vorrei sfidarvi in questo modo: noi siamo pronti nell'arco di un mese, coi ministri competenti, ad andare in Consiglio dei Ministri e approvare uno schema di disegno di legge delega. Senza però fare tavoli. I tavoli li fanno i mobilieri. Noi facciamo uno scambio di documenti via mail. Organizzatevi dei luoghi di dibattito e di confronto e restituiteci le vostre opinioni in un percorso open. Si fa il testo, noi lo offriamo alla vostra attenzione e lo correggiamo insieme. Poi si va in Parlamento e si cerca di correre tutti insieme per scrivere una pagina nuova.

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15 aprile 2014