simboli di uomo e donna su una bilancia

In un'intervista il Min. Carfagna parla anche di Convenzione e discriminazione multipla

Fonte: Superando - Sono numerosi i temi affrontati in questa intervista a Mara Carfagna*, che dal maggio del 2008 è la responsabile del Ministero per le Pari Opportunità: dal lavoro alla salute, dalle violenze al ruolo delle donne in politica, fino alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Il tutto senza mai dimenticare la discriminazione multipla cui sono sottoposte le donne con disabilità, rispetto agli stessi uomini con disabilità

Mara Carfagna, ministra delle Pari Opportunità Classe 1975, laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Fisciano (Salerno) con una tesi in Diritto dell'Informazione e del Sistema Radiotelevisivo, dall'8 maggio 2008 è Ministra per le Pari Opportunità del quarto Governo Berlusconi. Stiamo parlando di Maria Rosaria (Mara) Carfagna alla quale abbiamo rivolto alcune domande, segnatamente dedicate al tema Disabilità e pari opportunità e in particolare alla situazione delle donne con disabilità.

Gentilissima Ministra Carfagna, quali iniziative sono state prese dal Governo in favore delle donne con disabilità negli ultimi anni, da quando cioè ha assunto la sua carica?
«In linea con quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, il Dipartimento per le Pari Opportunità, dallo scorso giugno, sta procedendo alla selezione di progetti rivolti a persone disabili e finalizzati alle pari opportunità nell'arte e nello sport. Abbiamo stanziato due milioni di euro, e crediamo molto nel valore di questa iniziativa. Vogliamo infatti dare la possibilità a chiunque si trova a vivere una disabilità, di superare le proprie barriere, utilizzando le proprie risorse e potenziando il proprio talento, capovolgendo il concetto di disabilità intesa solo come "mancanza" e rivalutando quello di "diversa abilità". Questo è anche il concetto della campagna istituzionale Abilità diverse, stessa voglia di vita, che abbiamo ideato e trasmesso proprio per diffondere il principio secondo cui una disabilità può impedire a una persona di fare qualcosa, non di fare tutto. Ed è proprio questo che ci rende tutti uguali, perché nessuno, disabile o meno, sarà mai dotato di ogni abilità.
I progetti, inoltre, favoriranno l'integrazione tra i partecipanti e tra i coach, artistici e sportivi. Un ulteriore modo, questo, per "andare oltre"».

L'articolo 6 della citata Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità pone l'accento sulle discriminazioni multiple a cui sono soggette le donne e le minori con disabilità e impegna gli Stati Parti ad «adottare misure utili a garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali» di queste persone. La Convenzione è stata ratificata dall'Italia con la Legge 18/09: quali interventi pensate di realizzare per assolvere a questi impegni?
«L'UNAR - l'Ufficio per la Promozione della Parità di Trattamento che opera al Dipartimento per le Pari Opportunità, attraverso una strategia di cooperazione tra enti locali e istituzione centrale - è impegnato in progetti delineati in collaborazione con il mondo dell'associazionismo rappresentativo delle categorie sociali a maggior rischio di discriminazioni, anche nel settore della diversa abilità. Le associazioni, essendo presenti nel territorio, sono un validissimo aiuto e ci permettono di essere efficaci nella nostra azione quotidiana verso la rimozione di ogni barriera per le persone diversamente abili».

Capita spesso che le donne disabili che si recano nei consultori e negli ambulatori preposti trovino barriere architettoniche, apparecchiature irraggiungibili, personale poco preparato sulle diverse disabilità e sulle misure contraccettive più adatte alle diverse circostanze, medici che scoraggiano eventuali desideri di maternità… Avete intrapreso iniziative tese a mettere fine a queste discriminazioni?
«Ciò che denunciate è vero, ed è inaccettabile. Al Ministero ho voluto che si insediasse una Commissione per la Salute delle Donne, che ha il compito di approfondire e di indicare misure di promozione e azioni positive, al fine di rimuovere gli ostacoli esistenti all'affermazione dei diritti e delle pari opportunità degli individui in relazione al tema della salute e all'accesso alle cure, anche nei casi di maternità. Sono allo studio progetti che aiutino a rendere ospedali e ambulatori a misura delle donna, anche disabili».

In materia di occupazione delle persone con disabilità, i dati più recenti di cui disponiamo sono relativi al 2004. La distribuzione riguardante la condizione professionale di persone di 15 anni e più riporta i seguenti valori: disabili maschi occupati 6,8%, disabili femmine occupate 1,8%; non disabili maschi occupati 61%, non disabili femmine occupate 33,5 % (fonte: Disabilità in cifre, ISTAT). Nell'ambito delle politiche tese a promuovere l'occupazione femminile, sono previsti interventi specificamente rivolti alle donne con disabilità?
Un'altra immagine di Mara Carfagna«Non appena mi sono insediata sapevo bene che una delle priorità sarebbe stata quella di intervenire sulla soglia dell'occupazione femminile, ancora troppo bassa in Italia, soprattutto se paragonata a quella europea. Ho deciso, per questo, di finalizzare 40 milioni di euro al sostegno di politiche per sostenere le lavoratrici. I fondi verranno utilizzati anche per l'implementazione del telelavoro e del part time, anche per agevolare l'ingresso nel lavoro delle donne disabili.
Inoltre, mi sono impegnata perché questo Governo recepisse la Direttiva Europea 54 del 2006, che stabilisce il rispetto delle pari opportunità sul luogo di lavoro. La norma punisce con la reclusione, fino a sei mesi, e con un'ammenda, fino a 50.000 euro, il datore di lavoro che compie discriminazioni tra i lavoratori, sia nella retribuzione, sia nell'assegnazione delle mansioni, sia nella progressione di carriera».

Il Decreto Legge n. 11 del 23 febbraio 2009 (poi convertito con qualche modifica dalla Legge 38/09) ha introdotto in Italia il reato di "atti persecutori" (stalking), colmando una grave lacuna e riscuotendo unanimi consensi. L'Osservatorio Nazionale Stalking evidenzia come l'80% delle vittime di questi atti sia di genere femminile. Gli studi condotti da alcune associazioni nel settore della disabilità (come ad esempio DPI - Disabled Peoples' International) dimostrano che i fenomeni di violenza coinvolgono in modo significativo anche le donne con disabilità. Anzi, proprio in ragione della loro maggiore fragilità, le donne disabili risultano più esposte delle altre a episodi di violenza. Oltre all'inasprimento dell'impianto sanzionatorio, sono previsti interventi di prevenzione della violenza contro le donne rivolti alla popolazione maschile?
«Certamente. Credo che per combattere la violenza, oltre alla certezza della pena, alle aggravanti che questo Governo ha voluto inserire nel Codice e oltre a quelle misure di sostegno - anche economico - che abbiamo previsto per le vittime - come il gratuito patrocinio da parte dello Stato - sia necessaria un'opera costante di sensibilizzazione che coinvolga tutta la popolazione, compresa quella maschile. Per questo, anche quest'anno, dal 13 al 18 ottobre saremo nelle scuole italiane di ogni ordine e grado con La Settimana contro la violenza, una sette giorni di incontri, dibattiti e seminari per educare i giovani al rispetto dell'altro e al rifiuto di ogni discriminazione e violenza. Inoltre, il Piano Antiviolenza delineato con le Regioni, attualmente all'esame, prevede ulteriori campagne di sensibilizzazione oltre a quelle istituzionali già realizzate e periodicamente trasmesse».

L'ormai famoso articolo della politologa Sofia Ventura si concludeva così: «Le donne non sono gingilli da utilizzare come specchietti per le allodole, non sono nemmeno fragili esserini bisognosi di protezione e promozione da parte di generosi e paterni signori maschi, le donne sono, banalmente, persone. Vorremmo che chi ha importanti responsabilità politiche qualche volta lo ricordasse» (Sofia Ventura, Donne in politica: il "velinismo" non serve, «Farefuturo Web Magazine», 27 aprile 2009). Qual è il suo pensiero in merito a questi temi?
«Alle polemiche sono abituata a rispondere con i fatti. Ultimamente i miei uffici si sono attivati perché l'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria bloccasse una campagna promozionale di un'azienda siciliana che pretendeva di pubblicizzare i suoi servizi attraverso un'immagine della donna estremamente volgare, sessista e discriminante.
Questo è solo un esempio di decine di casi che abbiamo istruito, centrando sempre l'obiettivo prefissato. Perché sono la prima a sostenere che l'immagine della donna vada difesa e promossa all'interno della società, ma con i fatti. Il resto, francamente, mi sembrano solo chiacchiere. Si parla sempre della partecipazione femminile nella vita politica. Io faccio parte di un Governo che ha creduto fortemente nel bisogno del rinnovamento della sua classe dirigente, affidando ruoli di rilievo a ministri giovani, di cui molti, donne. A questo "coraggio" si è spesso risposto con polemiche pretestuose».

La Legge 194/78 ha legalizzato l'interruzione volontaria della gravidanza. L'aborto è un'esperienza dolorosa e drammatica per le donne, sia che si utilizzi la chirurgia, sia che si faccia ricorso alla chimica. Eppure quando nell'estate del 2009 l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dato via libera anche in Italia alla pillola abortiva RU486 non sono mancate forti reazioni di dissenso. Qual è la sua opinione rispetto a tali, delicate questioni?
«L'aborto è un momento drammatico nella vita di ogni donna che si vede costretta a intraprendere questa via. Ecco, vorrei che lo Stato, le Istituzioni, fornissero davvero una possibilità di scelta a chi si trova dinanzi a quel lacerante interrogativo.
Per quanto riguarda la RU486, credo che la sua somministrazione debba rispettare le Linee Guida della Legge 194 e che non vada mai perso di vista il rispetto e la salvaguardia della salute della donna; è un tema molto delicato, che andrebbe affrontato liberi da ogni ideologia».

Facendo riferimento alla sua esperienza, come descriverebbe i rapporti tra le donne impegnate in politica? Prevale la solidarietà o la competizione?
«Posso dire che la mia esperienza è stata assolutamente positiva. Con le mie colleghe - sia nel Governo, che nel partito - abbiamo sempre affrontato il lavoro con spirito di gruppo, confrontandoci. Forse, finalmente, le donne hanno capito che il fare squadra può essere uno dei modi migliori per arrivare, in tante, a sedere nella famigerata stanza dei bottoni».

Il Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) presta particolare attenzione anche alle possibili discriminazioni veicolate da un certo uso del linguaggio. Nel sito ufficiale del Governo la qualificano come Ministro. Non sarebbe meglio utilizzare il corrispettivo femminile?
«Sinceramente, mi sembra una sottigliezza. Ci possono essere ministre o signore ministro, non mi sembra che il termine cambi la sostanza».

Anche quando non è visibile, ogni persona ha "una propria disabilità", un aspetto di sé con il quale non si sente in perfetta armonia. Qual è la sua?
«Verissimo: nessuno di noi è perfetto. Ma l'importante è sentirsi in armonia con se stessi, saper convivere con il nostro corpo e il nostro carattere; è tutta una questione di "equilibrio"».

*Intervista realizzata dal Coordinamento del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nel cui sito la presente intervista è già apparsa - con il titolo Disabilità e pari opportunità: intervista alla Ministra Mara Carfagna

1 ottobre 2010