istatPresentata la diciannovesima edizione a Montecitorio

Tratto da www.affaritaliani.it - La presenza di forme miste di aiuto per la cura e l'assistenza (pubblico, privato, informale) è più alta nel Nord-est dove è maggiore l'aiuto agli anziani, mentre nel Mezzogiorno il carico delle situazioni difficili è più frequentemente appannaggio esclusivo della rete informale. Lo rileva il Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese.

Secondo l'Istat, "dove i servizi pubblici sono in crescita e le condizioni economiche della popolazione consentono il ricorso ai servizi privati, come nel Nord-est, la rete informale (in particolare le donne) riesce maggiormente a contenere i carichi del lavoro di cura, ritraendosi da quelli più onerosi, ma garantendo la vicinanza affettiva attraverso la compagnia e l'accompagnamento. Al contrario, nelle aree in cui gli aiuti pubblici sono meno diffusi, come avviene nel Mezzogiorno, la rete informale è schiacciata sotto il peso delle esigenze degli anziani e si fa maggiormente carico di aiuti sanitari e di assistenza, raggiungendo comunque una quota più contenuta di famiglie in difficoltà. Del resto, in questa ripartizione geografica l'anziano che necessita di cure e che non può essere aiutato dalla rete o da aiuti pubblici ha anche una minore probabilità di essere ricoverato in una casa di riposo, data la presenza più limitata di tali strutture".

"In questo quadro – ammonisce l'Istat - un'eventuale riduzione della spesa sociale metterebbe seriamente a repentaglio la situazione delle famiglie di anziani raggiunti solo da aiuti pubblici o da un mix di questi ultimi con altri tipi di aiuto: si tratta di circa 700 mila famiglie. Se a queste situazioni a rischio si aggiungono i circa 2 milioni di individui soprattutto anziani, che presentano limitazioni dell'autonomia personale e che, pur vivendo soli o con altre persone con problemi di salute, non sono raggiunti da alcun tipo di aiuto, è evidente come gli anziani potrebbero in futuro diventare uno dei soggetti sociali più vulnerabili".

Gli interventi socio-assistenziali dei comuni. Per l'Istat, la forte sperequazione territoriale dell'offerta di intervento e di servizi sociali da parte dei comuni costituisce un "elemento di particolare criticità". I cittadini che risiedono al Sud ricevono dai comuni circa un terzo delle risorse erogate nel Nord-est sotto forma di interventi e servizi sociali (si va da un minimo di 30 euro in Calabria a un massimo di 280 euro nella provincia autonoma di Trento). "Nelle regioni del Sud – evidenzia il rapporto - non solo si registrano i valori pro capite più bassi, ma anche la minore compartecipazione alla spesa da parte degli utenti e del Sistema sanitario nazionale".

Nel 2008 per una persona con disabilità residente in Italia la spesa media per assistenza è stata di 2.500 euro, oscillando dai 658 euro del Sud ai 5.075 del Nord-est; per l'assistenza agli anziani si va dai 59 euro di spesa media pro capite al Sud ai 165 euro nel Nord-est e per le famiglie con figli l'impegno dei comuni varia dai 47 euro pro-capite del Sud ai 165 del Nord-est.

Nel 2009 la quota di bambini che si sono avvalsi di un servizio socio-educativo pubblico è del 13,6%, ma mentre in alcune regioni (Emilia-Romagna, Umbria e Valle d'Aosta) si raggiunge quasi il 30% dei bambini fra 0 e 2 anni, quasi tutte quelle del Mezzogiorno presentano percentuali inferiori al 10%.

Sempre secondo l'Istat, nel corso del 2009, in presenza di una riduzione del 2,4% delle spese complessive, "si nota una certa ricomposizione del bilancio dei comuni, i quali hanno ridotto le spese generali per l'amministrazione, aumentando la quota che va alle attività socio-assistenziali. Le difficoltà finanziarie di molti Comuni diventeranno più evidenti a partire dal 2011, quando la riduzione delle entrate da trasferimenti statali e i vincoli del Patto di stabilità interno li obbligheranno a contenere le spese in modo ancor più significativo. Inoltre – continua l'Istat - la prima fase del federalismo municipale, prevista dal 2012-2013, dovrebbe procedere alla soppressione di alcuni trasferimenti ai comuni a fronte della devoluzione di alcuni tributi.

Nel Mezzogiorno, dove il welfare locale risulta finanziato in misura maggiore dai trasferimenti statali, le modifiche prefigurate – in assenza di interventi perequativi – potrebbero tradursi in un contenimento delle risorse impiegate nel settore dell'assistenza sociale.

Alla sofferenza delle reti di aiuto informale, dunque, rischia di aggiungersi quella delle politiche sociali, con il possibile aumento, in un contesto di forti differenziali territoriali, di bisogni non soddisfatti provenienti dai segmenti di popolazione più vulnerabile".

24 maggio 2011

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