pericoloSul punto anche il commento del presidente nazionale Anffas

Fonte www.vita.it - Esternazioni a cadenza annuale. È febbraio il mese scelto da Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, per illustrare le cifre della rigorosa lotta per combattere sprechi di denaro pubblico nel settore delle pensioni di invalidità. Da quando l'Inps è diventato di fatto il braccio armato dei governi per cercare di porre un freno alla spesa pubblica "improduttiva", i grandi media tendono a dargli credito, prendendo per oro colato le sue affermazioni, e soprattutto le cifre contenute nei suoi rapporti.

Troppo suggestiva, infatti, è stata la campagna contro i "falsi invalidi" per non lasciarsene sedurre. Peccato che in realtà i "falsi invalidi" (basta leggere le cronache nazionali) vengono scoperti dalle forze dell'ordine in seguito a indagini nell'ambito di operazioni spesso legate alla criminalità organizzata, e mai per controlli di routine o straordinari, come quelli effettuati dall'Inps. Ma questo particolare viene regolarmente omesso.

Allora vediamo, una per una, le ultime perle pronunciate da Mastrapasqua. E quella che invece è, secondo i dati, la verità.

«Qui non stiamo parlando di falsi invalidi, cioè di persone che hanno truffato lo Stato. Ma di controlli sanitari sull'evoluzione di patologie che possono migliorare in seguito, riducendo così il grado di invalidità e le prestazioni connesse». Dunque i "falsi invalidi" sono diventati ora "invalidi che migliorano". Nel 2011 il campione di invalidi sottoposto a verifiche è stato di 250mila. Stando ai dati provvisori di Inps, quelli effettivamente visitati dai medici dell'istituto sono stati, al 31 dicembre 2011, 122.284. A 34.752 di questi è stata revocata la prestazione perché il loro grado di invalidità è stato ritenuto inferiore al 74% necessario per la pensione e/o al 100% che serve per avere l'assegno di accompagnamento. Ma questa decisione viene nel 60% dei casi ribaltata dalla giustizia amministrativa, che accoglie i ricorsi dei cittadini. Inoltre, è discutibile che il presidente dell'Inps si addentri nel merito dell'evoluzione delle patologie invalidanti, questione, tutt'al più, da valutare in ambito sanitario e non previdenziale.

«La percentuale delle revoche è stata del 28,42%». Questa affermazione consente ai giornali di sostenere che un invalido su tre non ha diritto alla prestazione economica. Peccato che si stia parlando, al massimo e all'ingrosso, di uno su tre dei controllati, che, come ammette il presidente dell'Inps, nel 2011 sono stati poco più di 120mila su oltre due milioni di prestazioni erogate. L'anno scorso, in febbraio, Inps dichiarava che nel 2010 la percentuale dei "falsi invalidi" era stata del 24%, ma a fine anno, lo stesso istituto ha smentito: 10%.

«Il risparmio previsto sulle 34.752 revoche già decise può essere stimato in 180 milioni di euro». Citiamo Carlo Giacobini, direttore di Handylex, attentissimo alle cifre: «Ebbene, facendo la stima sulle minori spese dovute alle revoche, è prevedibile una somma pari a 150 milioni di euro all'anno. Questa cifra è però lorda. Vanno tolti infatti i costi amministrativi e quelli legati all'accertamento, stimabili in 45 milioni di euro annui. Ancora, vanno tolti gli importi relativi ai ricorsi che l'Inps perde mediamente ogni anno: altri 35 milioni. Nella migliore delle ipotesi, dunque, si "risparmiano", secondo lo studio della rivista Welfare Oggi, 70 milioni di euro all'anno, cifra che peraltro non considera le spese legali connesse ai ricorsi persi. Welfare Oggi stima – in modo estremamente prudenziale e favorevole all'Inps – che dopo 800mila controlli in quattro anni, il massimo del risparmio raggiungibile sia di 170 milioni di euro annui. Il che significa che verrebbe "risparmiato" l'1% della spesa complessiva annua sostenuta per le provvidenze economiche ».

Per approfondire

Leggi l'intervista fatta a Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus, sull'argomento: scarica l'articolo

Leggi le risposte alle altre cinque bugie di mister Inps – e la grande inchiesta sulla campagna "falsi invalidi" - sul numero di Vita in edicola

27 febbraio 2012