violenzaLo sottolinea la Cassazione

Fonte www.affariataliani.libero.it - Atteggiamenti rudi e indifferenti nei confronti di una persona con disabilità possono costare alla badante che lo ha in affidamento una condanna per maltrattamenti. Lo sottolinea la Cassazione, esaminando il caso di una donna ucraina condannata dalla Corte d'appello di Roma a 8 mesi di reclusione per maltrattamenti nei confronti di un uomo con sindrome di down (le cui esigenze erano paragonabili a quelle di un bambino di 3-4 anni), al quale faceva da badante.

L'imputata, in base a quanto ricostruito nel processo, aveva sempre tenuto un "atteggiamento molto rude e imperioso" nei confronti del disabile "sgridandolo ad alta voce", "non curandosi" della sua igiene personale, "trascurandone l'alimentazione", lasciandolo anche spesso solo per intrattenersi con le amiche.

A denunciare la vicenda era stato il fratello dell'uomo con disabilità che, durante le visite lo aveva trovato sempre piu' magro, triste, dimesso e malcurato. La sesta sezione penale della Suprema Corte, pur dichiarando prescritto il reato, ha riconosciuto l'imputata responsabile di maltrattamenti: tale reato, infatti "e' integrato non soltanto da specifici fatti commissivi direttamente opprimenti la persona offesa, si' da imporle un inaccettabile e penoso sistema di vita - osservano gli 'alti' giudici - ma altresi' da fatti omissivi di deliberata indifferenza verso elementari bisogni esistenziali e affettivi di una persona con disabilità".

Gli 'ermellini', inoltre, ricordano che "le caratteristiche delle esigenze vitali e dei ben definiti bisogni di socialita' e affettivita' di una persona con sindrome di down "debbono considerarsi, nell'attuale momento storico, acquisiti al patrimonio di conoscenza collettivo, in guisa da non richiedere alcuna speciale perizia e preparazione tecnica o medica, che trascendano il buon senso, una comune sensibilita' e un doveroso rispetto per la diversita' di una persona disabile, per limiti cognitivi e difficolta' motorie, quale un portatore di sindrome di down".

Sensibilita' e rispetto, conclude la Corte, "tanto piu' doverosi e ineludibili se connessi", come nel caso in esame, "ad un rapporto professionale di affidamento e cura nella persona con disabilità".

1 marzo 2013