Fonte www.superabile.it - L'assistenza sessuale alle persone con disabilità, è stata promossa da Matteo Schianchi, ricercatore storico, al convegno "Anche io so amare. La sessualità delle persone con disabilità fisica", promosso ieri pomeriggio (10 giugno) dal Centro servizio volontariato (Cesv) di Roma e del Lazio e da Aisa Lazio presso il Centro Congressi Cavour.
Secondo Schianchi, dunque, "la sessualità non può essere scissa dalla vita di relazione. L'assistente sessuale è come prendere un'aspirina quando hai mal di testa. Bisogna tener conto che la dimensione sessuale in quanto dimensione sociale è molto più composita e articolata". Quindi l'assistente sessuale può prendersi cura, per così dire, del "sintomo", cioè del bisogno sessuale, ma non è la "cura" complessiva, un modo risolutivo per affrontare la questione relazionale insita nelle pulsioni fisiche.

Per la psicologa e psicoterapeuta Maria Grazia Castrogiovanni, "il corpo è come la nostra casa. Spesso i genitori sono iperprotettivi, considerando il figlio come un eterno bambino che non cresce e che non ha bisogni sessuali. Cosa può succedere quando non viene riconosciuta questa esigenza di scambio di rapporti affettivi, questo aspetto sessuale? Si possono palesare atteggiamenti di difesa, aggressività verso gli altri, masturbazione compulsiva, esibizionismo". Senza generalizzare queste situazioni, tuttavia l'iperprotettività dei genitori nei confronti dei figli con disabilità può risultare negativa, ha sottolineato la psicologa.

11 giugno 2013