vita - «Faremo in fretta, come promesso alle famiglie, ma cercheremo comunque di migliorare il testo, nell’ottica di dare serenità e tranquillità alle famiglie»: così Annamaria Parente, senatrice Pd e relatrice in Commissione Lavoro e Previdenza sociale del Senato per la legge sul dopo di noi sintetizza il percorso che ha preso il via il giorno 19 aprile: proprio in quella data infatti si è riunita la Commissione Bilancio per esaminare la relazione della Ragioneria sugli emendamenti presentati settimana scorsa.

Senatrice, abbiamo 287 emendamenti, lei aveva detto di voler andare in aula già entro fine aprile… Che percorso si prospetta: una revisione consistente rispetto al testo consegnato dalla Camera o pochi aggiustamenti in nome di un iter veloce?
vita.it - Noi dobbiamo andare veloci, è un impegno con le famiglie. Noi non possiamo iniziare l’esame degli emendamenti prima di avere avuto il parere della Commissione Bilancio, ma abbiamo chiesto ai colleghi di essere veloci. In Commissione Lavoro cominceremo già questa settimana con l’illustrazione degli emendamenti. La mia idea resta quella di fare pochi interventi, là dove il testo è da migliorare.

Come relatrice lei infatti ha presentato solo due emendamenti: quali?
Il primo è all’articolo 1, per rafforzare il progetto individuale previsto dalla legge 328. Con questo emendamento si dice che nel progetto individuale deve esser integrata la volontà della persona con disabilità o dei suoi genitori in riferimento al dopo di noi. Nella riformulazione dell’articolo inoltre non si nomina più l’amministratore di sostegno e la sua funzione in riferimento al progetto individuale, diverse associazioni in sede di audizioni avevano rilevato come questo non fosse corretto. Ho anche cercato di esplicitare meglio come la norma riguardi sia chi è privo di sostegno genitoriale sia chi si sta preparando a vivere senza il sostegno genitoriale, cioè il durante noi. E a proposito di questo abbiamo anche rivisto la definizione: non chi è privo di assistenza - poiché come hanno fatto notare in molti l’assistenza può essere anche in capo al pubblico - ma chi è privo di un adeguato sostegno genitoriale.

Il secondo intervento è sul trust: in che modo?
Sì, andando a toccare sia l’articolo 1 comma 3 sia l’articolo 6. Abbiamo previsto che godano di agevolazioni tributarie non solo i trust ma anche trust autodichiarati, i vincoli di destinazione e i fondi speciali con contratto fiduciario. Il testo della Camera introduceva agevolazioni tributarie per i trust, noi allarghiamo la possibilità di scelta anche agli altri strumenti per la segregazione patrimoniale già previsti dal Codice Civile. Abbiamo inserito il trust autodichiarato, ovvero previsto che il genitore possa fare sia il trustee che da gestore, è un modo per far stare più tranquilli i genitori. E chiarito che il patrimonio residuo – ovvero la destinazione del patrimonio che rimane dopo la morte del figlio disabile, già stabilita nel contratto – non avrà più una tassazione agevolata, proprio per evitare abusi.

Proprio qui a Vita, anche insieme ad alcune associazioni, si era parlato con lei della proposta di inserire più significative agevolazioni tributarie per le assicurazioni in favore di persone affette da disabilità, andando a modificare l’attuale articolo 5 della legge, prevedendo al contempo maggiori vincoli per queste assicurazioni e introducendo anche i fondi pensione. Che fine ha fatto questo ragionamento?
Ci sono degli emendamenti presentati dai colleghi del gruppo Pd all’articolo 5 che vanno in questa direzione. Personalmente ritengo giusto intervenire anche in questo ambito per rafforzare la norma, è giusto che si ancori il beneficio della detraibilità ad alcune condizioni che nel testo della Camera non c’erano, come il fatto che gli assicurati debbano essere i genitori del beneficiario o le persone presso cui vive, che la prestazione sia una rendita vitalizia con rate mensili e che il riscatto totale sia possibile solo alla morte del genitore. Sono tutti correttivi che vanno nella direzione dello spirito della legge e del dopo di noi e creano una rendita per la persona disabile. Su queste proposte l’iter parlamentare deve approfondire: credo che siano da accogliere per meglio sostenere le preoccupazioni dei genitori, tenendo conto che non si tratta di creare un regime tributario specifico ma di equiparare queste polizze al regime della previdenza complementare, prevedendo che possano diventare oneri deducibili. La logica è che il patrimonio che un genitore accantona con sacrificio per il futuro del figlio disabile non è solo la casa, ma anche l’investimento che fa nella polizza o nel fondo pensione: sarebbe importante perché coerente con lo spirito della legge.

Allora perché non l’ha presentato lei questo emendamento?
Naturalmente ogni iter legislativo deve fare i conti con il tema delle risorse, la stima della Ragioneria per l’articolo 5 è di oltre 38 milioni di euro di minori entrate, mi sembra una stima molto larga, bisogna capire se queste proposte possono rientrare nelle risorse previste dalla relazione. Ci prendiamo qualche giorno per approfondire con la Ragioneria e il Governo. Io come relatore ho sempre possibilità di presentare emendamenti o di riformulare quelli già depositati, fino all’ultimo. È un momento delicato, cominciamo l’iter: faremo in fretta ma cercheremo di migliorare il testo.

26 aprile 2016