Vita.it - Il professor Paolo Cendon è il padre dell'amministrazione di sostegno e per l'Osservatorio Nazionale sulla Disabilità sta curando le Linee guida per l'attuazione uniforme dell'istituto sul territorio nazionale. Interviene nel dibattito nato su Vita.it a seguito della raccomandazione dell'Onu che ha chiesto all'Italia di eliminare questa figura: «eliminarlo significa abbandonare decine di migliaia di persone»

Alcuni rilievi critici lì espressi circa il modo in cui le persone fragili andrebbero protette oggi in Italia, sono sicuramente da condividere. Altri invece (almeno per come articolati nel testo che ho letto) lasciano francamente perplessi e credo che, se si seguissero indicazioni del genere, apriremmo nel nostro Paese il varco a regimi di vero e proprio "abbandono", per molte decine e forse centinaia di migliaia di beneficiandi. Come durante i secoli più bui del passato.

Quando si parla di "disagio-logia", ci sono alcuni "imperativi categorici", in particolare: il continente della fragilità umana e della "non autosufficienza gestionale", si presenta estremamente variegato al proprio interno, con alcune "costanti" ma anche significative "differenze". Difatti il presidio giuridico di cui necessita, ad esempio, una persona che non può camminare, è quasi sempre diverso da quello necessario a chi ha compiuto 98 anni, oppure è alcolista cronico, o è in carcere a vita, o è sordomuto, o ha l'Alzheimer o è un migrante in serio imbarazzo coi misteri della burocrazia occidentale… Far finta che queste differenze non esistano, puntare a eliminare il criterio del "diritto dal basso", pretendere di esaurire tutto quanto a monte, nel codice, ignorare i pericoli insiti in un "pensiero troppo utopistico", avviare crociate omologatrici, prendere il format gestionale che è destinato a vigere per un certo spicchio di esseri umani che zoppicano, e cercare di farne il modello unico di riferimento per l'intera categoria dei "clienti della legge" – 800 mila italiani? due milioni, tre, quattro, di più ancora? - significa tornare indietro di cent'anni, fare harakiri istituzionale, condannare in partenza alla solitudine, alla disperazione e certe volte alla morte, un sacco di "altri fratelli" (vi siete mai infilati al buio il piede sinistro nella scarpa destra, o nella scarpa della vostra figlioletta, o in quella di un gigante, quanti metri si riescono a fare così?).

In sostanza insistere (giustamente) affinché un disabile poco autosufficiente e non a rischio venga aiutato dal Giudice Tutelare o dall'Amministratore di Sostegno a fare, nella misura del possibile, tutto quello che desidera al mondo … ebbene, tutto ciò non vuol dire affatto che la stessa linea dovrà valere rispetto alle decine di migliaia di fragili autodistruttivi, ossia rispetto a quelli che, colpiti in varia misura dal destino, minacciano di fare cose palesemente a danno di se stessi o dei loro cari, o minacciano, peggio, di non fare cose per loro assolutamente indispensabili.

La Vivanti osserva che l'AdS sarebbe sbagliata in quanto esalta il punto del ‘best interest' della persona, come centro della disciplina, mentre il centro dovrebbe essere quello del rispetto assoluto della ‘volontà' manifestata dall'interessato. Ebbene, credo che mettere in contrapposizione fra di loro, così drasticamente, momenti disciplinari del genere, «sia peggio che un delitto, sia un errore». La soluzione cui approdare, nel buon diritto, sarà come sempre - a seconda del tipo di beneficiando - quella di una "ragionevole armonizzazione" fra quei due punti luce. Un'armonizzazione caso per caso, che tenga conto della singolarità dell'interessato, con una combinazione appropriata - tra (x) "fai tu liberamente", (y) "per il momento meglio di no", (z) "fai sì, ma con l'aiuto del tuo amministratore", - diversa per ogni singolo utente della legge.

Centomila decreti giudiziali sull'AdS, la grande maggioranza da quando è stata istituita nel 2004 ad oggi, sono proprio in tal senso: ti fornisco un angelo custode, per il compimento di questo o quell'atto, e non ti tolgo nulla, nessun diritto, nessun potere. Viva Voltaire cioè, viva la sovranità individuale. Potrò come cittadino non essere d'accordo con te, ma come magistrato, come pubblico ufficiale, come uomo delle istituzioni, mi batterò comunque - nel momento in cui ti metto a disposizione quel vicario-segretario, che ti rappresenterà all'assemblea di condominio - mi batterò "affinchè tu possa continuare a esprimerti come ti aggrada, al 100%, andandoci tu stesso magari all'assemblea, se ne hai voglia".

E, passaggio tecnico ulteriore, se non so bene che cosa vuoi, sarà a te che lo chiederò. E se non mi rispondi, in istruttoria, te lo dovrò ridomandare, a te, in tutte le lingue possibili, magari parlandoti un po' di me e delle mie di fragilità; se occorre facendo con te il gioco dei mimi o con disegni, col pongo; informandomi dai tuoi vicini o insegnanti; osservando cosa leggi, cosa compri, cosa segui in tivù… finchè non mi sarà ben chiaro cosa tu speri, vagheggi, temi, brami. E se colui che ha deciso formalmente per te in Tribunale, è qualcuno che non ti ha chiesto niente, che non ti ha minimamente coinvolto nella procedura, che ha calpestato senza ragione i tuoi desideri più che ragionevoli, ebbene, allora lo criticheremo, lo rieducheremo, lo sostituiremo, lo metteremo a occuparsi di buche stradali invece che di diritti delle persone. Intanto tu impugna subito quel decreto che ti scontenta, in Corte d'appello, in Tribunale, come la legge 6 del 2004 ti permette - noi dell'associazione, dei Servizi, dello sportello, ti daremo una mano.

Non sto parlando di velleità immaginarie. È già tutto nel codice civile. Gli articoli sull'AdS mostrano uno dopo l'altro tracce più o meno esplicite dell'intento del legislatore 2004 di mettere la persona, e la sua volontà, al centro della disciplina normativa:

  • la limitazione della sovranità, ove necessaria, dev'essere la minore possibile (art. 1);

  • la persona fragile può chiedere per se stessa l'AdS, anche se è interdetta: l'interdetto può chiedere lui di essere disinterdetto (art. 406);

  • il GT "deve sentire personalmente" la persona, recandosi nel luogo in cui si trova, e "deve tener conto, compatibilmente con gli interessi e le esigenze di protezione della persona, dei bisogni e delle richieste di questa" (art. 407);

  • la scelta dell'amministratore avviene "con esclusivo riguardo alla cura e agli interessi della persona del beneficiario"; è l'interessato stesso che può designare il suo futuro amministratore (art. 408);

  • salvo casi di necessità gestionale, il beneficiario non perde neanche una stilla di sovranità; anche chi è in grosse difficoltà può sempre compiere lui gli atti della vita quotidiana (art. 409);

  • l'amministratore "deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario", deve informarlo su tutto, in caso di contrasto l'interessato può ricorrere al GT (art. 410);

  • ​il beneficiario può sempre chiedere la revoca dell'AdS (art. 413).

Ci sono occasioni e circostanze, nella vita di un essere umano, che fanno sì che egli arrivi a dire o a chiedere, hic et nunc, cose opposte a quelle che diceva poco tempo prima e del tutto opposte a quelle che dirà/direbbe quando sarà uscito da quel "cono d'ombra". Quasi sempre si tratta di indicazioni destinate a produrre degrado o malessere esistenziale dell'interessato. In tal caso la risposta del diritto deve essere diversa da quella offerta sopra: scatta il principio di solidarietà: non lasciare solo chi soffre, chi non ce la fa. Se quello è, per il soggetto fragile, un "male" indubbio, magari irreversibile, occorrerà impedirgli di farselo - sempre ascoltando, spiegando, ragionando con lui.

Pescando a caso fra i 150mila decreti di AdS che sono stati pronunciati in questi 12 anni: da domani, caro A, non più di 10 euro al giorno, se no ti bevi tutto quanto, come al solito. E no a che tu, dolce signora B, regali ogni mese la tua pensione alla sala corse o all'estetista furbastra; solo questo limite nel decreto, per il momento, ma, certo, il giorno in cui cominciassi a vendere i mobili di casa… No, caro C (89 anni, ictus, gruzzoletto), non sposare già domani la 18enne ucraina che dice di amarti, magari dopodomani, vedremo. No, D, al testamento che vuoi fare a favore dell'Isis. No, E, non spendere gli ultimi 250mila euro che hai in banca per comprarti una Ferrari, hai tanto da vivere ancora (come le paghi le bollette?). No, nonna F, non affittare una stanza di casa tua a quello schizofrenico: ha già strozzato due persone. Sì, G, anche se ti opponi, sì all'appalto per aggiustare quel terrazzino della cucina che sta cascando (i danni ai passanti chi li paga poi?).

Sono sicuro che la Vivanti è la prima a non desiderare che chi "si fa del male" venga lasciato libero di continuare. E il diritto deve pensare pure a chi gli è vicino - figli piccoli, moglie succube, genitori conviventi e impauriti, fratelli disabili. Talora il peggior nemico del soggetto vulnerabile è la sua famiglia, che vuole magari interdirlo, segregarlo, sfruttare la sua pensioncina.

E come sono d'accordo nel deprecare i casi in cui un "disabile assennato" non viene ascoltato dal GT, distratto e superficiale, penso che lei sarà d'accordo con me nel non permettere che chi è fragile cada ancor più vittima dei pusher, degli usurai melliflui, della sua timidezza assurda, di un nipote avido, di Sciamanik, della grappa, delle corse di cavalli, della paranoia, della rassegnazione a vivere in stalla, disidratato, con le croste.

Beninteso, il giorno in cui riusciremo a fermare il tempo delle persone sui 27 anni, tipo Faust, a eliminare droga, schizofrenia, incidenti stradali e in sala parto, a inventare una pozione magica contro depressione, disgrazie, infelicitá, Alzheimer, circonvenzioni dei poveretti… beh, quel giorno potremo abrogare non solo l'amministrazione di sostegno, ma l'intero codice civile!

Qui di seguito alcuni link per approfondire il tema.

Le raccomandazioni ONU all'Italia sull'Amministrazione di Sostegno

L'amministrazione di sostegno non va abrogata, va applicata! – di Paolo Cendon
Equivoco Onu su cosa va abrogato in Italia: non certo l'AdS! - di Paolo Cendon
Il Bagno e il Progetto - di Paolo Cendon
La posizione dell'Italia rispetto alla Raccomandazione ONU in tema di Amministrazione di Sostegno - di Daniela Ricciuti
Incompreso (l'istituto dell'Amministrazione di Sostegno) - di Daniela Ricciuti
Le battaglie 'cendoniane' di civiltà godono del sostegno dell'ONU e del Bel Paese - di Daniela Ricciuti

Amministrazione di Sostegno, Linee Guida, Osservatorio Nazionale sulla Disabilità

Amministrazione di Sostegno, Linee Guida, Osservatorio Nazionale sulla Disabilità
Amministrazione di Sostegno, Linee Guida – di Paolo Cendon
Amministrazione di sostegno: per chi (ancora) non la conosce - di Daniela Ricciuti
Amministrazione di sostegno: ‘la scoperta di un nuovo mondo' di giustizia - di Daniela Ricciuti
P&D - lemma AdS

Abrogazione dell'interdizione

Abrogare l'interdizione: lettera al Presidente Mattarella - di Paolo Cendon
Proposta di legge, Atti Camera, XVII legislatura, n. 1985, in tema di "Modifiche al codice civile e alle disposizioni per la sua attuazione, concernenti il rafforzamento dell'amministrazione di sostegno e la soppressione degli istituti dell'interdizione e dell'inabilitazione"

 

Chi è
Paolo Cendon, veneziano, è professore ordinario di Diritto privato all'Università di Trieste e coordina la "scuola triestina", che ha inventato il "danno esistenziale". Nel 1986 ha redatto la bozza destinata a fare da base per il provvedimento di legge n. 6 del 2004, che ha istituito l'Amministrazione di sostegno. È membro dell'Osservatorio Nazionale sulla Disabilità e cura i lavori per la predisposizione di Linee Guida aggiornate sull'Amministrazione di sostegno, di prossima pubblicazione. È appena uscita ala sua prima opera narrativa: "L'orco in canonica (una bambina esce dal buio del passato)", Marsilio), ispirato alla storia vera di una ragazzina che ha a lungo subito abusi da parte di un sacerdote. È fondatore dell'Associazione "Persona&Danno" e dell'omonima rivista on-line, che ha l'obiettivo di mettere a punto un nuovo diritto dei cosiddetti "soggetti deboli", al fine di «risarcire sino in fondo le vittime, proteggere le persone fragili, far respirare i nuovi diritti». Tra i progetti in corso, di particolare rilievo l'impegno legato alla proposta di legge per il rafforzamento dell'AdS e la soppressione dell'interdizione (AC 1985, prima firmataria Micaela Campana, PD), per il progetto legislativo ad integrazione delle disposizioni della Legge Basaglia per un "Piano di Trattamento Vincolante" (PTV) e in itinere lo studio per la predisposizione di un disegno di legge per la definizione del Progetto di Vita sulla Fragilità" (PVF) che valga uniformemente per ogni persona che rientri nella cerchia della fragilità.