L'ennesimo dramma della solitudine si è consumato a Vespolate, un piccolo comune in provincia di Novara, tra lunedì 7 e martedì 8 novembre. Un padre di 52 anni ha ucciso il figlio e poi ha cercato di togliersi la vita. La vittima, Andrea, un ragazzo con sindrome dello spettro autistico, era affidato a una struttura della provincia e tornava a casa dal padre solo per alcuni giorni. La madre era morta un anno e mezzo fa per un tumore. «Questa situazione l'ha letteralmente sopraffatto», commenta il Presidente di Anffas Onlus nazionale Roberto Speziale intervistato, in merito alla tragica vicenda, dalla redazione di Avvenire. Da quando era rimasto vedovo il padre viveva da solo nell'appartamento. Il dramma sembra scaturito dalla paura dell'uomo per il futuro: temeva infatti che una volta mancato lui nessuno si sarebbe davvero preso cura del figlio.

«Fino a trent'anni fa - spiega il Presidente Speziale in un virgolettato riportato dal quotidiano La Stampa - una persona con serie disabilità non superava un'età media di 27 anni, mentre oggi la vita media si è allungata, e ci sono persone con gravi disabilità intellettive che hanno superato i settant'anni». Anche per questo è stata varata lo scorso 15 giugno - col decisivo contributo delle associazioni di genitori di persone con gravi disabilità - una legge per il «Dopo di noi». Una legge che dal 30 novembre (quando verrà varato il decreto attuativo) interverrà sia pure con risorse limitate per evitare questi casi più disperati.

 

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09 novembre 2016