Dire.it - "La presenza di deficit in uno o più domini delle funzioni esecutive (FE) nei bambini con autismo non conferma la correlazione tra severità della sintomatologia autistica e la disfunzionalità del controllo esecutivo generale". Lo rivela l'ultima ricerca dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, pubblicata sulla rivista internazionale ‘Journal of Child & Adolescent Behavior' sul tema ‘La valutazione delle Funzioni Esecutive nei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico in età prescolare: utilità e limiti del BRIEF-P nella pratica clinica'. L'articolo è consultabile sul sito www.ortofonologia.ita questo link.

"Dal momento che tra le ipotesi eziopatogenetiche dei disturbi autistici è stata proposta anche quella del deficit delle FE, volevamo verificare se effettivamente questa correlazione fosse presente nel nostro campione clinico, composto da 46 bambini con autismo tra i 24 e 71 mesi, indagando anche le connessioni con il quoziente intellettivo (QI), l'età e il tempo di terapia", afferma Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell'IdO. Per farlo, l'Istituto ha utilizzato il Behavior Rating Inventory of Executive Functions-Preschool Version (BRIEF-P): "Un questionario che può essere compilato dai genitori e dagli operatori- continua il medico-, che nel nostro caso sono i terapeuti che conoscono bene i bambini, e che attraverso le 63 domande e una verifica del grado di coerenza possono tracciare un profilo del controllo esecutivo generale".

L'utilizzo del questionario BRIEF-P nasce dal fatto che "finora i precursori delle funzioni esecutive, o i primi elementi delle funzioni esecutive sotto i 5-6 anni, siano stati poco indagati e studiati, mancando strumenti validi per valutare le funzioni esecutive in questa fascia di età. Negli ultimi anni l'interesse è molto cresciuto- spiega la neuropsichiatra- ed è stato osservato che molti comportamenti possono essere ascritti a tutti i vari domini delle funzioni esecutive – la pianificazione, il problem solving, la memoria di lavoro, la capacità di inibizione e autocontrollo, per citarne alcuni – anche nei bambini più piccoli. In questo ambito il BRIEF-P è stato uno dei primi strumenti che valuta il funzionamento esecutivo in età prescolare in modo indiretto. Attraverso un questionario compilato dai genitori o dagli operatori viene definito un profilo di disfunzionamento del bambino. Non si tratta di un assessment diretto rispetto alla funzione- continua la specialista-, tanto che per cercare le funzioni direttamente nei bambini l'IdO sta già somministrando il BAFE: la Batteria per l'Assessment delle Funzioni Esecutive in età prescolare (3-6 anni)".

Indagando quindi le aree relative alle funzioni di inibizione, shift (flessibilità), controllo emotivo, memoria di lavoro e pianificazione/organizzazione del BRIEF-P "si può tracciare il profilo del controllo esecutivo generale. Queste sotto scale del questionario sono raggruppate in tre indici: controllo inibitorio (la capacità di inibire una risposta automatica o impulsiva dando invece quella più funzionale rispetto alla richiesta), indice di flessibilità e indice di metacognizione emergente. In particolare, gli ultimi due indici dovrebbero essere molto compromessi nell'autismo, dove la ‘rigidità' e la difficoltà di mentalizzare sono due elementi caratteristici. Anche nell'autismo il controllo inibitorio può essere deficitario- ricorda Vanadia-, sebbene lo sia maggiormente nei Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) o nella Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd)".

Il grado di consapevolezza dei genitori aumenta col tempo. "Avendo sottoposto il questionario sia ai genitori che ai terapeuti, l'IdO ha potuto osservare quanto incide sulla valutazione la figura che compila il test. Il dato sulla sintomatologia autistica in entrambi i casi è eguale: nessuna correlazione tra la severità della sintomatologia autistica e la compromissione esecutiva. Nei questionari dei genitori, però, il profilo del bambino è quasi sempre migliore di quello che in realtà è il suo funzionamento, e rispetto a come viene compilato dai terapeuti. Il grado di coerenza, e quindi di consapevolezza, dei genitori aumenta man mano che avanza l'età del bambino, quando i suoi comportamenti diventano più manifesti. Il genitore impara ad osservare e a comprendere maggiormente i comportamenti, anche disfunzionali, del figlio senza fermarsi solo al grave comportamento tipico dell'autismo grazie a un costante lavoro di counseling offerto dall'Istituto durante la terapia. Attraverso questo supporto il padre e la madre riescono ad andare un po' oltre, potendosi soffermare su quei comportamenti più sottili e sfumati che il questionario va ad indagare".

Negli operatori invece la correlazione riguarda principalmente il QI. "Le funzioni esecutive sono funzioni cognitive superiori, ed è evidente che i bambini con un deficit, o un minore livello di funzionamento intellettivo, abbiano un livello di compromissione maggiore nel funzionamento esecutivo".

Lo studio dell'IdO, dal punto di vista statistico, "conferma che il BRIEF-P dà informazioni piuttosto in termini di programmazione e monitoraggio, dunque su quelle aree all'interno dello stesso profilo esecutivo che possono essere ambito prioritario di intervento, ma anche sul grado di consapevolezza genitoriale. Come tutti i questionari, il BRIEF-P non può essere utilizzato come strumento diagnostico ma come conferma, o meno, di un pensiero clinico e di dati osservazionali che vengono sempre prima del punteggio. Il BRIEF-P si rivela di supporto alla diagnosi in altre condizioni- conclude la neuropsichiatra dell'IdO- per esempio nei quadri di disfunzionamento esecutivo, di difficoltà di regolazione emotiva o di inibizione affettiva delle condotte intellettive, che vanno tutti in diagnosi differenziale, ad esempio, con i disturbi di apprendimento".

 

23 novembre 2016