convenzione onuIl Gruppo CRC delinea la condizione dell'infanzia nel nostro paese

Alla vigilia dei venti anni dalla ratifica da parte dell'Italia della Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC), il Gruppo CRC - un network composto da 89 organizzazioni e associazioni del Terzo Settore coordinato da Save the Children Italia - indica la road map per la tutela dell'infanzia nel nostro paese, segnalando i provvedimenti e le misure più urgenti da prendere.

Nel 2009 il Gruppo CRC aveva pubblicato il Secondo Rapporto Supplementare a quello governativo formulando ben 155 raccomandazioni rivolte alle istituzioni italiane che si occupano di infanzia e di adolescenza. A distanza di due anni rileviamo come manchino ancora all'appello alcune fondamentali misure di attuazione della CRC e come parte delle raccomandazioni fatte siano rimaste lettera morta.

D'altro canto anche recenti analisi e rilevazioni ufficiali sul nostro paese evidenziano alcuni trend negativi che riguardano sia la condizione dei bambini e degli adolescenti, più a rischio di povertà, sia delle donne e delle madri, che hanno sempre più difficoltà a trovare lavoro o a conservarlo, dopo aver avuto uno o più figli. Ciò impone uno sforzo e un impegno straordinari per invertire queste preoccupanti tendenze.

La CRC è uno strumento dotato di forza obbligatoria che se ratificato crea l'obbligo in capo agli Stati di uniformarsi alle disposizioni in essa contenute. L'Italia ha quindi il dovere e l'obbligo di attuare ciò che la Convezione ha sancito, garantendo che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti in Italia siano titolari degli stessi diritti.

In calo le risorse destinate all'infanzia: la legge di stabilità del 2011 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato), approvata il 7 dicembre 2010, ha diminuito i Fondi della Legge 285/1997 e lo stesso Fondo è stato poi nel marzo 2011 diminuito di un altro 10%. E riduzioni hanno riguardato anche la quota del Fondo nazionale per le politiche sociali (già penalizzato per i tagli alla finanza regionale del 2010), diminuito di ulteriori 55 milioni di euro, subendo quindi una decurtazione del 47% rispetto a quanto erogato nel 2010.

Ad undici anni dall'entrata in vigore della legge 328/2000, non sono stati ancora individuati i Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (LIVEAS). Con la modifica del Titolo V della Costituzione (in particolare la nuova formulazione dell'art. 117 comma m) della Costituzione prevede come competenza esclusiva dello Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale", cosiddetti LEP. Ad oggi anche i Livelli essenziali di Prestazioni Sociali (LEP) che, di fatto, vanno a sostituire i LIVEAS della legge 328/00, non sono ancora stati definiti.

E' cruciale definire questi livelli essenziali delle prestazioni che sono lo strumento cardine per garantire l'accesso a diritti fondamentali, come salute, assistenza, protezione, a tutti i bambini e gli adolescenti presenti in Italia.

Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza: ancora in attesa Il 22 marzo 2011 è stato trasmesso al Senato, per l'approvazione finale, il Disegno di Legge per l'Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (S.2631). L'auspicio è che si arrivi finalmente all'approvazione della Legge cosicché anche l'Italia, in linea con le raccomandazione del Comitato Onu per l'Infanzia e l'Adolescenza, si doti di una figura cruciale per la salvaguardia dei diritti dell'infanzia. Il Garante dovrà avere indipendenza gerarchico – funzionale, risorse economiche e umane, dovrà essere una persona altamente specializzata e competente e dovrà operare in coordinamento con i Garanti regionali.

Piano Nazionale Infanzia: approvato dopo 6 anni, ma non ci sono i fondi. Dopo 6 anni di vacatio, è stato approvato un nuovo Piano Nazionale Infanzia (PNI). E' molto importante che siano destinati fondi ad hoc per attuare il piano. Al momento queste risorse non ci sono e ciò è motivo di preoccupazione perché in mancanza di finanziamenti sarà difficile garantire la piena messa in opera del Piano stesso.

Povertà minorile in crescita: permane il rischio per i bambini, soprattutto al Sud. In Italia 1.756.000 di minori vive in condizioni di povertà relativa, pari al 17% dei minori residenti e al 22,5% del totale dei poveri. Si tratta, nel 70% dei casi, di figli che vivono con i genitori e almeno un fratello (o che ne ha almeno due); il 12,6% vive in una famiglia senza occupati e il 65% in una famiglia con un solo occupato. La povertà minorile continua ad essere concentrata nel Sud, dove interessa il 30% delle famiglie, mentre nel Nord Italia riguarda meno di 1 famiglia su 10.

Scuola, aumenta la dispersione scolastica: l'Italia supera la media europea. I tassi di abbandono degli studi post obbligo e la mancata acquisizione di un titolo di studio secondario hanno interessato nel 2010 quasi il 20% dei giovani italiani tra i 18 ed i 24 anni, a fronte di una media europea più bassa (il 15%). Sono coloro che hanno conseguito al massimo la licenza media, che non frequentano alcun tipo di attività formativa e che, stando all'Agenda di Lisbona sarebbero dovuti essere nel 2010 al massimo il 10% sul totale della popolazione giovanile.

Si registra anche un aumento del fenomeno dei cosiddetti Neet (Neither in employment nor in any education nor training), ovvero dei giovani fra i 15 e i 29 anni nè occupati, nè iscritti ad un corso regolare di studi. Nel 2010 secondo l'Istat in Italia circa 2 milioni di giovani si sono trovati in questa condizione, il 21% della popolazione in età, di questi poi più della metà ha meno di 25 anni.

Minori stranieri: ancora alto il rischio di discriminazione. Sono 932.000 i minori stranieri residenti in Italia pari all'8% della popolazione minorile italiana. Sono invece almeno 4.438 i minori stranieri non accompagnati presenti sul suolo italiano, un dato sicuramente per difetto che non considera per esempio i richiedenti asilo. E sono circa 1300 i minori - per la gran parte non accompagnati - approdati in Sicilia (comprese le isole di Lampedusa, Linosa e Pianosa) da gennaio a maggio 2011, a seguito della crisi che ha investito il Nord Africa.

Rispetto a questo vasto gruppo di minori, la legge 94/2009, più nota come legge sulla sicurezza, si sta rivelando un ostacolo per il percorso d'integrazione di tanti minori aventi genitori irregolari e per i minori stranieri non accompagnati. L'introduzione del reato d'ingresso e soggiorno illegale e dei vincoli stringenti per il riconoscimento del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, mettono a rischio il diritto alla salute e all'unità familiare dei minori con genitori irregolari e i percorsi di integrazione dei minori stranieri non accompagnati.

Per quanto riguarda poi i minori giunti negli ultimi mesi a Lampedusa e in Sicilia, prevalentemente dal Nord Africa, la loro accoglienza e protezione ha visto momenti critici, dovuti alla mancanza – almeno in una prima fase – di un'area loro dedicata all'interno del Centro di Soccorso e pronta accoglienza di Lampedusa, alla lentezza dei trasferimenti nelle comunità per minori sulla terraferma, ad un prolungato periodo in cui non sono state effettuate identificazioni dei minori.

Fra i minori stranieri o di origine stranieri particolarmente vulnerabili, ci sono anche migliaia di minori rom che fra il 2010 e 2011 hanno conosciuto un periodo di grave difficoltà, a causa di sgomberi realizzati senza predisporre misure alternative di accoglienza.

Per maggiori informazioni

Scarica il comunicato integrale del Gruppo CRC e il poster realizzato dal Gruppo CRC per celebrare il ventennale della Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza

Consulta le schede di aggiornamento del II Rapporto Supplementare del Gruppo CRC cliccando qui

27 maggio 2011