bambino alla finestra

Una riflessione della Presidente Anffas Palermo sul libro della Mainard

Il Corriere della Sera di domenica 11 aprile 2010 pubblica un articolo di Stefano Montefiori che commenta il libro di Dominique Mainard "L'agenzia dei desideri" .

Questa agenzia ad opera della sua creatrice e protagonista del libro "Delphine" realizza, dietro compenso, quelli che il commentatore definisce " giochi di ruolo che fanno venire i brividi": Delphine è pagata per realizzare "costose anestesie" nei confronti di chi "non si rassegna ad accettare l'inaccettabile".

Ci occupiamo di quest'opera, sulla quale ovviamente non ci permettiamo di fare alcun commento, non avendola fra l'altro letta, soltanto perché sia l'articolista che l'autrice collocano fra le situazioni che "fanno venire i brividi" e vanno considerate "elaborazioni del lutto scelte da chi non ha la forza di, appunto, di pazientare", non solo la madre che paga per ricevere finte letterine di un bambino di sei anni scomparso, non solo il marito che fa indossare ad una sostituta gli abiti della moglie fuggita, insieme ad altri rimedi disperati che, per lo stesso fatto di trovarsi all'interno della vicenda narrata si vestono immediatamente della evidenza della alienazione e dell'assurdità, anche "un ragazzino autistico per il quale, a pagamento, l'agenzia dei desideri si presta a fornire un'amica . Dunque, per sillogismi successivi, il pensare che un ragazzo autistico possa desiderare e/o avere un amico/a appare cosa altrettanto aliena e assurda. Questa amicizia diventa, dunque, qualche cosa che si può realizzare, sempre in forma di "recita a soggetto" solo per chi si appaga di una finzione ben sapendo che essa – a pagamento – è tale. Ciò che sconvolge, in questa facile comunanza fra follie, in cui scivola anche il nostro ragazzo autistico, è la naturalezza con cui questa ipotesi viene formulata. Sorge il sospetto, forse al dilà delle intenzioni dell'autrice, che avere o desiderare amici, capire cosa è un amico per un ragazzo autistico sia impossibile, possa apparire un'impresa neppure da tentare se non all'interno di un teatro dell'assurdo. Chi conosce questi ragazzi, chi vive con loro, chi ha fatto della loro incessante cura un impegno quotidiano crediamo confuterà questa tesi con forza. Chi gli vuole bene, e non certo a pagamento, confuterà l'idea che essere amico di un ragazzo autistico sia cosa aliena e assurda. Chi, infine, presta la sua opera professionale con questi ragazzi, ovviamente dietro compenso, sa che senza "amicizia" tutti si riduce ad un adempimento formale, improduttivo di concreti risultati e per ciò stesso spesso rifiutato dallo stesso "assistito".

Ove, poi, volessimo dilettarci con la definizione di amico, potrebbe tornarci utile la rilettura di altra prosa: quella di certa Parabola, ove si indaga su chi, per un viaggiatore della Galilea assalito dai briganti e abbandonato in estrema difficoltà, fosse, sia effettivamente stato, il "prossimo", "l'amico". La risposta, dopo 2000 anni, non pare diversa: il buon amico, senza bisogno che venga dalla Samaria, è sempre colui che fra i tanti passanti indifferenti, indifferente non fu, non in grazia di un pagamento, ma per un senso di amicizia fra umani che gli fece superare le barriere della razza e della casta per compiere forse il solo gesto che veramente distingue gli uomini dagli animali: il porgere la mano per prendere quella dell'altro in difficoltà.

Gabriella d'Acquisto
Presidente Anffas Onlus Palermo

(13 aprile 2010)