ledha1Donatella Morra, Gruppo LEDHA Scuola, commenta la proposta di legge di privatizzazione del sostegno scolastico

Tratto da www.superando.it - Molteplici sono state le reazioni sdegnate al Disegno di Legge n. 2594 presentato dai Senatori Bevilacqua e Gentile, depositato il 2 marzo 2011 e recante "Disposizioni per favorire il sostegno di alunni con disabilità". Partiamo dal titolo apparentemente accattivante e leggiamo il lungo Preambolo, in cui si lamentano, a dispetto della norma (in primo luogo la legge 104. art. 14, comma 1 c), la mancata continuità "educativa" tra i diversi gradi di scuola con forme di consultazione tra gli insegnanti e la discontinuità del sostegno, che dovrebbe essere "garantita" dalle Legge 662/1996, art. 1, c.72.

Ci fa piacere che anche i legislatori si accorgano di quanto le Associazioni, FISH in testa, vanno denunciando da molti anni: Salvatore Nocera , nel valutare i risultati della ricerca INVALSI 2005-6 sulla qualità dell'integrazione scolastica, aveva definito la discontinuità il "vero cancro che rode da dentro la qualità dell'integrazione, poiché autodistrugge quello che annualmente si riesce a realizzare" ma non è dato sapere, leggendo i due stringati articoli di cui la legge si compone, come l'attivazione di progetti non ben identificati, attuati con la "collaborazione di privati (di cui peraltro non si precisa nulla: profilo professionale, competenze e compiti. N.d.r.) per il sostegno di alunni con disabilità anche ai fini dell'elaborazione e dell'attuazione dei PEI" (art. 1 DDL) possa garantire quello che fin qui in alcune zone del Paese sarebbe mancato: una "congrua permanenza dei docenti", il coordinamento da parte delle scuole dei servizi interistituzionali per l'integrazione, la loro continuità e la loro efficacia.

L'attivazione di progetti con la collaborazione dei privati servirebbe, secondo i legislatori, sia per il sostegno di alunni con disabilità sia per l' "attuazione delle misure educative e didattiche di supporto" agli alunni con disturbi Specifici dell'Apprendimento (prevista dall'art. 5 legge 170 8/10/2010) e i Dirigenti sarebbero nel contempo autorizzati a stipulare "apposite polizze assicurative a carico dei soggetti privati per la copertura dei rischi correlati all'impiego di personale o di consulenti privati esterni alla scuola". Il tutto (art.2) senza "comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".

Nel Preambolo i senatori proponenti, oltre a lamentare l'ormai cronica piaga della discontinuità che "mina alla radice il miglioramento dei processi di apprendimento e la loro continuità" individuano la soluzione nel "nuovo" processo di autonomia delle istituzioni scolastiche. Sarebbero a loro dire infatti le scuole autonome a doversi assumere l'onere del coordinamento dei "diversi servizi di Enti Locali e ASL, che debbono sostenere gli interventi scolastici".

Si tratta in realtà di un tentativo, neppure troppo nascosto, di privatizzare la scuola pubblica partendo dal suo ambito più fragile e indifeso: gli alunni con disabilità o con altri problemi, in primo luogo i bambini con DSA. Non si può affidare infatti ai privati l'attuazione di un diritto all'istruzione che in Italia è un diritto soggettivo, garantito dalla Costituzione e dalla normativa, come tale meritevole di protezione diretta da parte della legge e non "condizionato" o limitato dalle disponibilità finanziarie dello Stato.

Non si possono non considerare come livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, come afferma nel Comunicato Stampa di protesta l'avv. S. Nocera, l'attività di sostegno didattico specializzato, così come la programmazione educativo-didattica, attraverso la stesura di PDF e PEI, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia, come livelli di prestazioni minime uguali per tutti gli alunni con disabilità, sulla base dell'art. 117, comma 1, lett. m della nostra Costituzione.

Neppure si può attribuire alla scuola pubblica, in nome dell'autonomia scolastica, la creazione di un'inevitabile disuguaglianza sociale tra chi potrà realizzare tali progetti anche con il contributo monetario delle famiglie e chi non potrà farlo: l'autonomia scolastica, così come era stata pensata dai suoi "padri fondatori", nulla ha a che vedere con il "fai da te" o con il concetto che «ognuno si arrangi come può, basta che non si incida sul danaro pubblico»!

Abbiamo legittimo motivo di credere che le "disposizioni per favorire il sostegno di alunni con disabilità", volutamente lasciate nel generico, e la diffusione di una "più concreta cultura dell'integrazione" (v. Preambolo alla legge) non ben identificata, preludano solo al business del privato nell'attività di sostegno scolastico, businnes che le nostre famiglie sperimentano da tempo sulla loro pelle e nelle loro tasche nel settore riabilitativo, dove le liste di attesa e la carenza di personale nel pubblico o nel privato accreditato le vedono "costrette" ad approdare al privato tout court.

La possibilità di stabilire contratti di prestazione d'opera con esperti per particolari attività e insegnamenti extracurricolari (purchè non sostitutivi di quelli curricolari) è già prevista dall'art. 40 della Legge 449/97 e non si vede come l'attivazione di progetti non meglio qualificati, attuati con l'intervento di consulenti privati esterni, di cui non si precisa nulla (profilo professionale, competenze e compiti) possa garantire il coordinamento da parte delle scuole dei servizi interistituzionali per l'integrazione, la loro continuità e la loro efficacia (tanto sbandierati nel fumoso Preambolo).

La dimensione inclusiva della scuola, così come è prospettata nelle "Linee Guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità" è ben altro rispetto a quanto viene prospettato nel Disegno di legge: nelle Linee Guida viene posto l'accento sul ruolo di ciascun componente la comunità scolastica, degli organi collegiali e degli organismi preposti, come il GLH di Istituto e il GLH operativo, al quale partecipa, di diritto, anche la famiglia; in esse si prevede che agli alunni con disabilità venga assicurato un percorso di qualità sotto il profilo educativo e degli apprendimenti, garantito non solo dall'insegnante specializzato, ma tutto il Consiglio di Classe.

E di tutto ciò non c'è traccia nel DDL, che avrebbe come effetto immediato un ulteriore isolamento dal gruppo classe di alunni con disabilità e docenti privati incaricati della loro "gestione".

Ora il Disegno di Legge da cui siamo partiti sarà discusso in Senato dall'apposita Commissione. Ma già da adesso come famiglie di persone con disabilità e come Associazioni che le rappresentano diciamo NO alla privatizzazione della scuola pubblica e siamo pronte a scendere in piazza per la tutela del diritto allo studio dei nostri figli, che non è l'unico ad essere messo a rischio, perché questa linea di intervento si ripercuoterà negativamente su tutta la scuola pubblica italiana.

Una scuola pubblica per i nostri figli - ce lo hanno insegnato le buone leggi - è una scuola migliore per tutti.

Per maggiori informazioni

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17 giugno 2011