Tratto da: www.affaritaliani.libero.it - C'è grande "fame" di welfare tra i lavoratori italiani. E se l'offerta pubblica si indebolisce, è ai datori di lavoro che si guarda per ottenere servizi e benefit per sé e per la propria famiglia. È la tendenza che emerge da uno studio condotto da AstraRicerche per conto di Edenred Italia, gruppo multinazionale specializzato nei "voucher" aziendali, presentato a Milano. L'indagine, condotta a fine maggio intervistando 883 tra impiegati e collaboratori di imprese ed enti italiani con almeno 16 dipendenti, ha evidenziato come i bisogni dei lavoratori vadano ben oltre il classico ticket-restaurant (che resta comunque il servizio più richiesto, con il 57% delle preferenze), per orientarsi sempre più verso altri generi di servizi.

In particolare, il 49% delle persone desidererebbe poter usufruire di car pooling e car sharing, così come di assistenza medica presso servizi convenzionati e di corsi culturali e linguistici (anche per i propri familiari). Il 48% vorrebbe che nella propria azienda ci fosse il "maggiordomo aziendale", cioè una figura preposta a svolgere pratiche per i dipendenti. Tra i servizi più richiesti, anche quelli dal taglio più marcatamente sociale: asilo nido aziendale (47%), assistenza per anziani, bambini e persone con disabilità attraverso servizi convenzionati (46%) e altre convenzioni con asili o cooperative che erogano servizi alla persona a condizioni di favore (46%).

Interessante rilevare che i lavoratori separati e i divorziati (insieme ai vedovi con meno di 65 anni) avvertono alcuni bisogni più della media: telelavoro, job sharing, asilo nido aziendale, lavanderia con ritiro e consegna sul luogo di lavoro, convenzioni con asili e cooperative per servizi alla persona e vacanze per i figli tramite realtà convenzionate; tutte risorse viste con positività da chi deve gestire una famiglia senza l'aiuto di un partner.

Tra i desideri e la realtà, tuttavia, lo scarto è notevole perché il 35% degli intervistati non usufruisce di nessuno di questi servizi. Il ticket restaurant, il benefit più diffuso, è utilizzato dal 27,5% degli intervistati e la mensa aziendale (o il servizio pasti in azienda) dal 25,5% seguita, al terzo posto, dall'orario flessibile, di cui si avvale il 23,9% dei lavoratori interpellati. Tutti gli altri servizi vengono utilizzati con una percentuale inferiore al 20% e quelli "sociali", erogati da strutture convenzionate, sono soltanto tre: l'assistenza medica (16,5%), i servizi alla persona tramite asili o cooperative (6,5%) e reti di assistenza per anziani, bambini e persone con disabilità (5,2%). Chi ricorre a questi servizi lo fa soprattutto quando in famiglia ci si trova a dover prendersi cura di persone non autosufficienti (bambini, persone con disabilità).

A fronte di questa situazione, il 49% del campione sostiene che il piano di welfare della propria impresa o ente d'appartenenza deve essere incrementato o migliorato, il 22% desidera solo un incremento e il restante 29% esprime un giudizio buono o ottimo sui servizi offerti dalla propria impresa. I più critici sono i lavoratori di aziende con un numero di dipendenti compreso tra le 16 e le 50unità, insieme ai 40-49enni, agli impiegati e ai soggetti con status socio-economico basso o medio-basso. Se da un lato, quindi si moltiplicano i bisogni e le richieste rivolte alle imprese, dall'altro l'offerta di servizi e benefit viene percepita come carente in quantità (per il 71% degli intervistati) e in qualità (49%). Questo detemina sia un "sovraccarico" di domande rivolte alle aziende, che a volte restano inespresse, sia una crescente insoddisfazione.

7 luglio 2011