giustizia socialeIl triste primato del nostro paese

Tratto www.governo.it e Avvenire - Nella classifica negativa dei 47 Paesi del Consiglio d`Europa che commettono più violazioni dei diritti umani, l`Italia è al settimo posto. Peggio di noi fanno solo Turchia, Russia, Romania, Ucraina, Polonia e Bulgaria.

L'anno scorso, invece, eravamo al sesto posto. Un leggero miglioramento che viene messo comunque in discussione dall`aumento dei ricorsi pendenti presso la Corte europea dei diritti dell`uomo, cresciuti da un anno all`altro del30%. Ritardi nell`amministrazione della giustizia a danno degli imputati la violazione più frequente.

Il dato - comunque negativo da qualsiasi prospettiva lo si inquadri - emerge dalla relazione al Parlamento, realizzata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, sulla «Esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell`uomo (Cedu) nei confronti dello Stato italiano, illustrata ieri alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.

Nel rapporto la Cedu torna a esprimere perplessità sul regime del carcere duro previsto dall`articolo 4 Ibis per i mafiosi, suggerendo di trasformarlo a questo punto da regime speciale, oggi prorogato continuamente dai giudici di sorveglianza, a regime ordinario.

I ricorsi pendenti davanti alla Corte contro l`Italia, dunque, ammontano nel 2010 a 10mila e 208, quando erano 7mila e 150 nel 2009. E rappresentano il 7,3% del totale dei ricorsi riguardanti tutti i 47 paesi aderenti alla Convenzione, con un incremento - spiega il rapporto - «di circa il 30% rispetto al 2009».

Le sentenze pronunciate dalla Cedu contro l`Italia sono state, nel 2010, 98, mentre erano state 69 nel 2009.

«Di queste, 61 hanno constato la violazione di almeno un articolo della Convenzione, tre sentenze non hanno accertato alcuna violazione, 34 hanno determinato l`equa soddisfazione», spiega il rapporto. Il grosso delle violazioni, 44 casi, riguarda l`eccessiva durata dei processi, 9 casi la non equità della procedura con la violazione del diritto di accesso ad un tribunale. In 3 casi è stata violata la privacy della vita familiare, in 6 il rispetto del diritto di proprietà, uno riguarda il divieto di trattamenti inumani e degradanti, uno infine la violazione della libertà di circolazione e l`ultimo la violazione del diritto al ricorso individuale.

La Corte europea torna poi ad affrontare il delicato problema dell`articolo 41 bis dell`ordinamento penitenziario. Così com`è, afferma il rapporto, produce violazioni dei diritti dei detenuti. All`Italia vengono infatti addebitati i continui ritardi nel decidere i ricorsi presentati dai detenuti contro il 41 bis, che dovrebbero ricevere risposta entro dieci giorni, mentre invece sforano largamente il termine prefissato.

Per questo la Corte suggerisce «in prospettiva di trasformare «il41 bis da regime speciale a regime ordinario di detenzione (derogabili, quando è il caso, in senso favorevole ai detenuti) o addirittura - si propone - a pena di specie diversa, inflitta dal giudice con la sentenza di condanna» per prevedere poi «meccanismi di affievolimento o revoca nel corso dell`esecuzione, alla stregua di quanto accade attualmente per tutte le altre pene del genere». Modificare così il 41 bis, sottolinea il rapporto della presidenza del Consiglio, potrebbe fra l`altro ottenere anche un altro non disprezzabile risultato: quello di liberare «rilevanti risorse lavorative», evitando «la necessità di periodica reiterazione nei decreti».

Tale proroga, fa notare il rapporto, «spesso si protrae per lunghi anni e ormai i primi 41 bis sono in proroga continua da circa quindici anni, per cui si percepisce, nella magistratura di sorveglianza, un certo disagio nel motivare la perdurante sussistenza, dopo tanto tempo, di contatti con le associazioni criminali di riferimento».

I ricorsi pendenti alla Corte europea dei diritti dell`uomo con la nostra "malagiustizia" sul banco degli imputati sono il 7,3% del totale.

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12 luglio 2011