barriereBarriere architettoniche: Italia ancora indietro

Tratto da www.west-info.eu - Contro le barriere architettoniche persino una legislazione all'avanguardia può non bastare. Come conferma il caso italiano. Nel nostro paese, infatti, i numerosi interventi normativi in materia non hanno portato i risultati sperati. Specie per ciò che concerne il turismo accessibile. Il perché è presto detto.

La verità è che in Italia la maggior parte delle strutture turistiche sono desuete e non a norma con le disposizioni attuali. Ciò che più conta però è il vero e proprio limite culturale che contraddistingue l'intero stivale. Il turismo accessibile, infatti, è visto come il semplice rispetto degli obblighi di legge in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, mentre dovrebbe essere accolto come un miglioramento generale dell'offerta turistica italiana, per molti versi obsoleta.

Infatti, rendere il proprio albergo o ristorante o stabilimento balneare accessibile ad una persona con disabilità garantisce anche ad un anziano, ad una madre con la carrozzina del bambino la possibilità di fruire più facilmente dei servizi proposti. L'accessibilità dunque non è solo un bisogno di pochi, ma in molti casi è un esigenza di tutti.

Le esperienze positive non mancano e le progettualità in alcuni casi sono molto avanzate, ma purtroppo non c'è un coordinamento adeguato per offrire un pacchetto turistico completo, dall'arrivo alla partenza dei vacanzieri con esigenze "speciali". Risulta spesso difficoltosa la mobilità da e per la destinazione prescelta, oppure le attività culturali e gli itinerari naturalistici non sono fruibili a causa di barriere architettoniche e comunicative importanti.

Sicuramente gli operatori del settore non possono pensare di adeguare le strutture senza rivedere i criteri di determinazione dell'offerta turistica e quindi dell'accoglienza, ma il nostro Paese è sempre stato famoso per l'ospitalità e la qualità dei servizi offerti, derivanti dal lavoro di operatori che sono sempre stati attenti ai cambiamenti del mercato turistico e hanno saputo cogliere le sfide, perché non dovrebbero tentare anche questa volta?

In Italia, precisamente a Trieste, è nato un progetto che si è spinto oltre e che ha immaginato un turismo sociale fatto da persone con disabilità psichica, che nel suo percorso ha dato vita a Le Mat, un circuito di albergatori che fanno del turismo accessibile e responsabile la loro missione, oltre che la loro attività quotidiana.

Così come Village for All, che da diversi anni ha reso le sue strutture ed i servizi annessi accessibili alle persone con disabilità e si fa promotore di una cultura turistica nuova e rispettosa dei diritti di tutti. Alcuni tentativi di integrazione si stanno facendo su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle grandi città metropolitane come Roma e Torino, ma anche in Province più piccole come Lecco e Ravenna.

Anche l'Unione Europea ha visto nel turismo uno degli strumenti per veicolare la parità di diritti tra i cittadini europei, ed ha investito in questo campo finanziamenti importanti come il progetto Ernest per il turismo sostenibile e accessibile.

La stessa Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) ha voluto investire in un progetto sul turismo accessibile legato alla fiera Gitando.all, ma sarebbe necessario che, oltre alle indicazioni politiche più alte e alla buona volontà dei singoli operatori turistici, si facesse "sistema" in un periodo di riduzione delle risorse che non può però pregiudicare il diritto di tutti a fruire dell'offerta turistica, soprattutto perché come viene affermato dal BITS nella Dichiarazione di Montreal del 1996, il turismo sociale ed accessibile è anche un fattore di crescita economica e sviluppo di un Paese, specialmente in un territorio come quello italiano che del turismo ha sempre fatto un fiore all'occhiello dell'economia nazionale.

1 agosto 2011