Fonte www.corriere.it - «Chiedo al Governo di avviare una campagna di tamponi a tappeto in tutte le strutture residenziali per persone con disabilità e non autosufficienti affinché i positivi al Covid-19 possano essere individuati per tempo e isolati. Se così non sarà, il rischio reale è quello di un eccidio perché le persone con disabilità, ma anche gli anziani non autosufficienti, essendo debilitati, non riusciranno a salvarsi. Persone con disabilità e anziani non possono essere trattati come cittadini di serie B». Parole forti, quelle di Roberto Speziale, Presidente Anffas Nazionale, tra le associazioni di riferimento per l’assistenza alle persone con disabilità intellettiva.

In Italia le persone con disabilità e non autosufficienti che vivono in strutture residenziali sono 800mila circa. Nelle 10mila strutture lavorano 300mila operatori. Secondo Speziale «è fondamentale fare tamponi a tutti gli operatori che operano nelle strutture per persone con disabilità e anziani, perché se qualcuno di loro dovesse contagiarsi si potrebbe innescare un processo a catena che potrebbe portare al contagio e alla quarantena non solo di altre persone con disabilità, ma anche degli operatori e, di conseguenza, le persone con disabilità resterebbero da soli, senza alcuna assistenza». Una situazione difficile, quella delle strutture residenziali per le persone con disabilità, come testimonia il direttore di una di queste, in provincia di Pavia, che preferisce restare anonimo: «Nei giorni scorsi ci siamo allarmati quando una ragazza con disabilità, mentre veniva lavata, ha starnutito in faccia a una nostra operatrice, che aveva una mascherina ma non di quelle professionali». Anche quello dei dispostivi di protezione è un altro problema: «Ne abbiamo pochi e molti di questi sono inadeguati, dovrebbero esser usati per un giorno soltanto, ma invece vengono indossati per più giorni di fila».

Per leggere l'articolo completo del Corriere della Sera clicca qui