Fonte www.vita.it* - In questi giorni in Parlamento sono accadute due cose importanti. Alla Camera si è approvato nel DL rilancio un emendamento che stabilisce che i servizi sociali, socio assistenziali e sociosanitari per le persone con disabilità sono servizi pubblici essenzialiE in Senato la Commissione Lavoro ha ripreso l’iter della legge sul caregiver familiare, fissando la scadenza del 22 luglio per gli emendamenti al testo.

Metto in connessione le due questioni, sulle quali mi sono impegnata personalmente tantissimo e continuerò a farlo, perché esse devono rappresentare un rilancio dei servizi sociali come essenziale supporto e sostegno alle famiglie delle persone piú fragili, proprio nell’anno in cui si celebrano i vent’anni dalla legge 328 del 2000.

Durante il periodo del lockdown ho raccolto con sofferenza il grido di allarme dei genitori e delle famiglie delle persone con disabilità che si sono visti chiudere da un giorno all’altro i centri socio assistenziali a causa dell’epidemia. Di colpo centinaia di persone bisognose di aiuto si sono ritrovate sole e chiuse in casa con enormi problematiche, soprattutto per le persone con disabilità cognitiva come l’autismo. Di qui l’impegno, insieme alla mia collega Lisa Noja, per l’emendamento approvato alla Camera, con il sostegno delle associazioni e del presidente dell’Ordine degli assistenti sociali, perché non possa accadere mai più che le persone fragili siano lasciate sole, senza assistenza.

Questa terribile esperienza ci impone di guardare ancora di più anche la figura del caregiver familiare come inserita nel sistema dei servizi sociali. Il testo base in discussione in Senato (Atto Senato 1461) reca le firme di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione e stabilisce al primo articolo che l’attività di cura del caregiver si rapporta e si integra con gli operatori del sistema dei servizi sociali, socio sanitario e sanitari professionali. Inoltre si rafforza la definizione stessa di caregiver, già prevista dal comma 255 della legge di bilancio del 2017.

Anche se esistono già norme regionali in materia, è oggi fondamentale che una legge nazionale definisca su tutto il territorio del Paese i livelli essenziali delle prestazioni che riguardano il supporto all’assistenza, sostegno psicologico, riduzione delle liste d’attesa nel sistema sanitario, aiuto al disbrigo di pratiche amministrative ed inoltre riconoscimento delle competenze e misure di conciliazione per il caregiver che lavora.

Siamo consapevoli che le situazioni dei caregiver sono differenti tra di loro e che, da parlamentari, dobbiamo batterci per ottenere più risorse e una riforma pensionistica per assicurare contributi figurativi per chi ha lasciato l’occupazione per dedicarsi alla cura dei propri familiari. Secondo i dati Istat 2019 i caregivers vedono impegnate soprattutto le donne tra i 45 e i 64 anni, che nel 60% dei casi hanno dovuto lasciare il lavoro. E per la maggior parte sono madri, mogli, sorelle, figlie, nipoti, a volte impegnate H24 per l’assistenza dei propri cari, mettendo a rischio anche la loro salute pscicofisica. Una vita quotidiana spesso difficile, che si è ulteriormente aggravata durante l’emergenza Covid per la chiusura dei centri socio assistenziali. Ed è qui che incrociamo le due questioni di cui parlavo prima: anche alla luce della terribile esperienza dell’epidemia, una legge che dia piena cittadinanza sociale al caregiver deve andare nella direzione di dare “sollievo” alla condizione di chi cura senza abbandonarlo. E se c’è una correzione da fare all’attuale testo in discussione in Senato è proprio quella di un riconoscimento economico connesso alla chiusura dei centri di assistenza durante il lockdown, in coerenza con il diritto costituzionalmente garantito dall’emendamento al DL rilancio. Al contrario, nessun trasferimento economico senza il legame con il supporto dei servizi sociali permette alle persone che si prendono cura degli altri ad aver diritto ad una vita “ normale” e di realizzare una vita lavorativa autonoma. Mi auguro che la discussione nelle prossime settimane dentro e fuori dal Parlamento sia unitaria ed avvenga con spirito costruttivo per arrivare in tempi brevissimi ad una legge sul caregiver.

*A cura di Annamaria Parente, senatrice IV