Fonte comunicato stampa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo - Nella sentenza del 10 settembre 2020 della Camera per il caso italiano di G. L. (ricorso n. 59751/15), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato, all'unanimità, la presenza di una violazione dell'articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, in combinato disposto con l'articolo 2 del Protocollo n. 1 (diritto all'istruzione) della Convenzione.

Il caso riguardava l'impossibilità da parte di una giovane ragazza con autismo non verbale (G. L.) di ricevere supporto all'apprendimento specializzato durante i suoi primi due anni di istruzione primaria (tra il 2010 e il 2012) sebbene il supporto fosse previsto dalla legge. Il Governo ha dipeso la sua decisione, in particolare, sulla mancanza di risorse finanziarie.

La Corte ha ritenuto che G. L. non abbia potuto continuare a frequentare la scuola primaria con le stesse condizioni di quelle disponibili per altri bambini e che questa differenza sia stata dovuta alla sua disabilità.

Le autorità non hanno cercato di determinare le reali esigenze della giovane e di fornire un sostegno su misura per consentirle di continuare la sua istruzione primaria in condizioni che, per quanto possibile, fossero equivalenti a quelle di altri bambini frequentanti la medesima scuola. In particolare, le autorità non hanno mai considerato la possibilità che una mancanza di risorse potesse essere compensata da una riduzione dell'offerta educativa complessiva, in modo che fosse distribuita equamente tra alunni con e senza disabilità.

La Corte ha inoltre rilevato che la discriminazione subita da parte della ragazza sia stata ancora più grave poichè avvenuta nel contesto dell'istruzione primaria giacché quest'ultima costituisce il fondamento dell'istruzione e dell'integrazione sociale dei bambini, dando loro la prima esperienza di convivenza in Comunità.

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