convenzione_onuTristi cronache dalla Cina

Fonte www.affaritaliani.libero.it - Piu' di 30 persone con disabilità costrette a lavorare come schiave in alcune fornaci sono stati tratti in salvo dalla polizia cinese. E' accaduto nella provincia centrale dell'Henan gia' teatro nel 2007 di un altro scandalo di sfruttamento. Mentre proseguono le indagini, il raid ha gia' visto finire in manette otto responsabili.

A denunciare il fatto, si legge su Agichina 24 (wwww.agichina24.it) un giornalista della tv locale City Report che il 17 agosto scorso riusci' ad entrare in una delle fabbriche fingendosi mentalmente ritardato alla stazione ferroviaria di Zhumadian dove fu prelevato e venduto come schiavo al suo datore di lavoro per 500 yuan (50 euro). Cui Songwang, questo il nome del giornalista, ha lavorato sottocopertura alla fornace per tre ore durante le quali e' stato continuamente picchiato e torturato da alcuni supervisori, uno dei quali appena quattordicenne.

Secondo City Report, i lavoratori con disabilità sono costretti a lavorare senza paga in locali piccoli e asfissianti tutto il giorno, senza sosta. Scariche di botte e colpi di cinta dietro la schiena e all'inguine accompagnano il lavoro delle vittime ormai totalmente sottomesse. Quanto ai bisogni primari, spiega Cui, i lavoratori non hanno pause durante le ore lavorative, le porzioni di cibo sono molto scarse e gli spazi in cui dormono angusti. Alcune delle vittime, spiega Zhang Xiaolei direttore dell'Ufficio di Propaganda della provincia,vivono in queste condizioni da 7 anni.

Di solito vengono prelevati nelle stazioni ferroviarie o per le strade e poi venduti ai capi delle fornaci o delle miniere ad un prezzo che oscilla tra i 300 e i 500 yuan (30 - 50 euro circa). Un costo che da solo la dice lunga sulla portata del guadagno se si considera che assumere una persona per un anno costa in media al datore di lavoro circa 20mila yuan (2mila euro).

"Episodi come questi si verificano in continuazione e la polizia non seguira' mai a fondo il caso" dichiara Zhang Wei, avvocato di Pechino a capo di una organizzazione non profit che aiuta i portatori di handicap. "Ci troviamo di fronte a persone che non possono raccontare la loro storia, non sono in grado di dichiarare da quanto tempo lavorano nella fornace, quali torture hanno subito o per chi hanno prestato servizio" spiega Liu Yuxia, funzionario dell'Ufficio Affari Civili.

"Molti non riescono nemmeno a pronunciare una frase di senso compiuto e alcuni di loro sono tornati alla stazione, non ricordano da dove vengono e non sanno dove andare" aggiunge Liu Weiming, funzionario di Zhumadian, senza spiegare se queste persone riceveranno o meno assistenza.

Un vicenda, questa, che rappresenta solo l'ultimo caso di palese violazione sia dei diritti umani che della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, il tratto internazionale nato per contrastare le persistenti discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità a livello globale, impegnando i governi di tutti gli stati del mondo, anche quelli in cui vi sono ancora sensibili disuguaglianze.

In questo caso particolare, è da ricordare che la Cina ha firmato la Convenzione il 30 marzo 2007, ratificandola successivamente il 1° agosto 2008. Nonostante questo, l'episodio ha rappresentato l'ennesima violazione dei diritti delle persone con disabilità, soprattutto per ciò che riguarda l'art. 14 (Libertà e sicurezza della persona), l'art. 15 (Diritto di non essere sottoposto a torture, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti), l'art. 16 (Diritto di non essere sottoposto a sfruttamento, violenza e maltrattamenti) e l'art. 17 (Protezione dell'integrità della persona).

Ma senza andare molto lontano, forse è il caso di chiedersi se in Italia (che ha ratificato il trattato con L. 18/09) i diritti ribaditi dalla Convenzione ed in particolare quelli qui citati siano davvero rispettati, anche in assenza di episodi di violazione così eclatanti.

12 settembre 2011