Fonte www.superabile.it - Vaccino anti-Covid subito per le persone con disabilità: lo chiedono a gran voce i rappresentanti di diverse associazioni, constatando con delusione come non sia prevista alcuna priorità per questa “categoria”. Precedenza a operatori sanitari e anziani delle Rsa, com'è giusto e comprensibile che sia: ma perché non riconoscere quanto siano esposte al rischio, per via di una particolare fragilità o della condizione in cui vivono, le persone con disabilità? Redattore Sociale ha messo insieme alcune voci di questa richiesta collettiva, che attende una risposta e auspica che questa richiesta di attenzione sia raccolta.

Speziale: “Un silenzio assordante, che rischia di gettarci nel baratro”

“Sin da subito, come movimento delle persone con disabilità e loro familiari abbiamo segnalato il fatto che, tra le categorie a rischio da inserire quale priorità della campagna vaccinale, non venivano citate espressamente le persone con disabilità e che questa 'dimenticanza' avrebbe poi potuto comportare che le stesse persone con disabilità non avessero accesso, appunto, alla primissima tornata vaccinale. Ma nonostante i nostri ripetuti e pressanti appelli, a distanza di settimane, assistiamo ad un 'assordante silenzio', sia da parte del ministro Speranza che del commissario Arcuri, ma anche da parte di coloro che questi provvedimenti avevano suffragato dal punto di vista tecnico-scientifico”.

Speziale dunque rilancia: “Non c’è dubbio che le persone con disabilità, unitamente alle altre persone più fragili, sono quelle maggiormente esposte a rischi di varia natura derivanti dalla pandemia in atto e, quindi, hanno diritto a ricevere particolari ed ulteriori attenzioni rispetto agli altri cittadini. Tutto questo tenendo anche conto che per una persona con disabilità e per chi se ne prende cura e carico, già vivere le sole restrizioni legate al rischio di contagio rappresentano delle criticità assai complesse e difficili da gestire”.

Tra le ragioni che rendono necessaria questa priorità, c'è il “baratro che si apre in presenza di un contagio da Covid 19 che necessiti di un ricovero ospedaliero, soprattutto per le persone con disabilità rare e complesse e non collaboranti. Sappiamo bene, infatti, di come questo abbia determinato autentici 'drammi' per coloro che ne hanno subito l’impatto spesso fatale – ricorda Speziale - e di come tali ricoveri determinino anche un ulteriore e significativo sovraccarico per le strutture sanitarie”.
Va poi considerato, per Speziale, che “in una persona con disabilità, per esempio con una malattia rara e complessa, anche gli esiti di un contagio da Covid 19, con sintomi apparentemente banali, possono determinare complicazioni del tutto inattese e tali da determinare un mix micidiale tale da pregiudicare ulteriormente la condizione di salute delle stesse persone, già di per se’ critica”.

Speziale dunque si rivolge “a tutti coloro che possono porre fine a questa ennesima ed assurda discriminazione, ma anche direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per richiedere che si provveda ad emanare una chiara ed esaustiva direttiva nella quale si preveda che tutte le persone con disabilità devono essere vaccinate contro il Covid 19, in condizioni di priorità, analogamente a quanto già previsto per le altre categorie di cittadini e senza alcuna forma di discriminazione. In caso contrario saranno evidenti le responsabilità di ognuno, e di tutti, nel ritenere le vite delle persone con disabilità di minor valore e, in quanto tali, più facilmente sacrificabili”. (Per approfondire è possibile leggere l'appello del presidente nazionale Anffas cliccando qui)

Barbieri: “I giovani con disabilità sono quelli che pagheranno di più”

Per Pietro Barbiere, presidente del gruppo di studio sui diritti delle persone con disabilità del Cese, “a pagare il prezzo più alto saranno i giovani con disabilità o con malattie croniche”, che non rientrano tra “le circa 1.8 milioni di persone che verranno vaccinate nella prima fase. Questo numero corrisponde a personale del Ssn e persone residenti e operanti in Rsa. Dopodiché gli anziani a febbraio, personale della scuola, forze dell'ordine e via andare. Ergo le persone con disabilità verranno trattate come i propri coetanei – osserva Barbieri - Un ventenne immunodepresso o con sindrome di down sarà tra gli ultimi a essere vaccinato e conquistarsi l'uscita dalla grande paura e la riconquista della libertà di spostarsi. Soprattutto i giovani con disabilità o con malattie croniche sono quelli che pagheranno di più. Una dimostrazione più chiara di discriminazione è pressoché impossibile. Agibilità e parità di accesso sono garantite però. I numeri sono chiari e per come sono programmati difficilmente potremmo trovare un pertugio. A meno che – ipotizza Barbieri - tra gli operatori Ssn ci fosse un’alta astensione dal vaccino (altrettanto non è immaginabile tra gli anziani). Cosa però francamente non auspicabile. Ad ogni modo – conclude - continua ad imperare il senso di schiacciamento che questi provvedimenti alimentano sempre più: vite che tutto sommato sono le ultime da proteggere. Lo stigma che ritorna più forte che mai”.

Berliri, “priorità a chi vive o lavora in casa famiglia

Tra le voci che si levano a livello regionale, c'è quella di Luigi Vittorio Berliri, che con la cooperativa Spes contra Spem ha chiesto un'attenzione particolare per gli ospiti e gli operatori delle case famiglia per persone con disabilità. “Nell'elenco delle prime 15 'categorie' che saranno vaccinate nel Lazio, sono state dimenticate le persone con disabilità, dimenticati gli operatori sociali che sono h24 a contatto con loro, mentre compaiono sacerdoti (giusto, per carità) e veterinari – osserva – Noi torniamo a chiedere che le case famiglia ricevano un'attenzione adeguata e che chi vive oppure opera al loro interno sia vaccinato al più presto”. Una prima rassicurazione, informale, è arrivata proprio in queste ore dall'assessorato regionale alla Sanità, che “mi hanno fatto sapere che nel Lazio saranno incluse nella prima fase vaccinale le case famiglia: persone con disabilità e operatori”.

La richiesta arriva al governo

Così come, a livello nazionale, rassicurazioni arrivano -. per quel che riguarda specificatamente le persone con disabilità in struttura o utenti di assistenza domiciliare - dall'ufficio per disabilità del governo. Antonio Caponetto, dopo l'appello lanciato dalle associazioni, ha scritto al Cts, al commissario Arcuri e al ministero della Salute: “In una seconda fase della campagna vaccinale, sono stati indicati dal commissario Arcuri i 'soggetti più fragili' come destinatari delle dosi di vaccino. Secondo quanto ci segnalano le associazioni rappresentative del mondo della disabilità, non è però chiaro se in questa definizione rientrino le persone con disabilità grave e non autosufficienti, nonché coloro che usufruiscono dell'assistenza domiciliare integrata” che, secondo Caponetto, “sono doppiamente esposte al pericolo di infezione”. Il capo dell'ufficio governativo chiede quindi che sia assicurato che “la priorità sarà estesa anche alle persone con disabilità ospitate nelle strutture e a coloro i quali rientrano nelle categorie più vulnerabili”.

Per approfondire leggi l'articolo "L’appello delle associazioni: «Covid, vaccino subito anche a noi»" e anche l'articolo "Vaccino anti-Covid, nel Regno Unito precedenza anche alle persone Down"