Tratto da www.regioni.it - "Superare la retorica del Federalismo": è questo l'invito che il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha lanciato in occasione del Convegno promosso ed organizzato dall'Istituto Giannini del CNR e dedicato al tema de 'Il regionalismo italiano dall'Unità alla Costituzione e alla sua riforma'.

Secondo Errani "l'esperienza del titolo V della Costituzione ha luci ed ombre", legate anche alla "capacità delle Regioni di interpretare il ruolo nuovo attributo loro dalla Carta", ma è difficile pensare di riformare più di tanto la questione della competenza concorrente fra Stato e Regioni. Rispetto all'impianto delineato dal dettato costituzionale cosa è mancato in modo significativo fino ad oggi? Il fatto che non si è riusciti ad applicare un principio costituzionale fondamentale rappresentato, ha sottolineato Errani "dalla leale collaborazione". Un sistema che, costruendo il decentramento, non si fonda su questo principio consegna, come è accaduto, alla Corte Costituzionale, che pure fa un lavoro assolutamente prezioso, un ruolo di surroga.

Secondo Errani tutto ciò sarebbe dovuto fondamentalmente a due ragioni. Prima di tutto perché in questo Paese c'è "una eccessiva tendenza a ragionare in astratto", quando invece occorrerebbe "proporre riforme sulla base del principio di appropriatezza", cercando di dare le risposte più giuste per il governo del territorio. C'è poi, per Errani, una seconda questione: "la retorica del federalismo. Se noi dovessimo misurare il livello di federalismo di questo Paese sulla base delle parole, la Germania o gli Stati Uniti sembrerebbero Paesi centralisti".

Su questo tema ci sono state forzature: sono stati immessi nella discussione temi preoccupanti in relazione alla Costituzione e, per alcuni versi, all'Unità del Paese. Troppa propaganda che, a ben guardare, ha prodotto ulteriori confusioni e sovrapposizioni e anche un problema di complicazione nella funzione della amministrazione pubblica. Il sistema cui far riferimento è un sistema sussidiario che non può tollerare una logica di interventi a pezzi. Occorre prendere atto dell'assetto attuale: oggi gli enti locali e le Regioni hanno meno autonomia amministrativa di 5 o 10 anni fa, hanno più competenza ma hanno meno autonomia amministrativa e finanziaria.

Occorre poi abbandonare quegli atteggiamenti, piuttosto diffusi, in cui ciascun parla della rendita della posizione dell'altro secondo una logica in cui "tutto è da cambiare ma naturalmente io non devo cambiare". Non si può continuare a procedere così. E' arrivato il momento di ragionare sui correttivi necessari per rimettere con i piedi per terra questo processo di decentramento, di regionalismo, di autonomia e autogoverno.

"Voglio fare poi l'esempio della Legge 42/09 sul federalismo fiscale. Sono stati fatti i decreti attuativi che rinviano però ad altri DPCM. Ora qual è il punto? Questi decreti letti alla luce del combinato disposto delle ultime tre manovre finanziarie, mostrano chiaramente che il federalismo fiscale non c'è". Altro esempio: "al Senato è in discussione il codice delle autonomie ed il testo di riforma costituzionale varato dal Governo, due riforme che vanno l'una in direzione opposta all'altra. Se si va avanti così, procedendo a pezzi, alla ricerca della conferma della posizione politica di questo o quello schieramento politico, di questo o quell'altro partito, non si fa un buon servizio al Paese". L'invito del Presidente della Conferenza delle Regioni è quindi quello di provare a fare sistema, ragionando su un impianto condiviso.

Un progetto fondato su alcuni punti fondamentali: L'unità del Paese: "il federalismo non può essere un processo di frantumazione"; La valorizzazione dei principi fondamentali della Costituzione; una riforma della governance che parta dal concetto di appropriatezza, che parta non dal posto che si occupa, ma dalle cose che servono al paese.;

Una riforma fiscale: "è faticoso fare il federalismo fiscale senza fare una riforma fiscale. E' difficile fissare le risorse che vanno a questo o a quel livello senza prima definire le competenze dei diversi livelli".

Da questo punto di vista non è possibile non affrontare un nodo: il Mezzogiorno attraverso un'idea di perequazione che la Legge 42 pure aveva collegato a al principio della responsabilità. E accanto a questi concetti va affermata una idea più chiara della capacità dello Stato, della Repubblica, di poter intervenire in tempo per impedire errori. E dobbiamo considerare che la perequazione in un territorio regionale non può farla il Governo centrale, ma la deve fare la Regione.

Concludendo il suo intervento il Presidente Errani è ritornato su quella che considera " la parola chiave del federalismo", ovvero la "leale collaborazione", ovvero "la capacità di cedere competenze a seconda del problema che si vuole affrontare", nella convinzione che solo così si possa dare la risposta giusta ai problemi del Paese.

21 ottobre 2011