Il Comitato Onu, ai sensi dell'art. 5 del Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con l. n. 18 del 3 marzo 2009), ha recentemente raccomandato all’Italia di attuare adeguate misure per consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente ed avere pari accesso ai servizi, ivi inclusi l'assistenza personale e il sostegno ai loro caregiver familiari.[1]

Pertanto, entro sei mesi da tale pronunciamento, l’Italia dovrà inviare al Comitato Onu una apposita relazione scritta in cui dovrà garantire di aver posto in essere quanto necessario per rimuovere tale discriminazione. Inoltre, il Comitato ha richiesto all’Italia di tradurre la propria decisione in italiano e di renderla pubblica.

Alla luce di questo importante pronunciamento, Anffas ritiene che, unitamente ai provvedimenti in via di emanazione attraverso i decreti attuativi della Legge delega sulla disabilità, che superano ampiamente i rilievi posti dal Comitato stesso, non sia più rinviabile procedere all’adozione di una apposita legge che riconosca la figura del caregiver familiare e ne preveda adeguati sostegni.

Per fare questo, Anffas avanza una precisa proposta, ovvero di ripartire dal testo di proposta di legge unificata che più soggetti, tra cui Anffas, hanno provveduto a depositare nel Luglio del 2020 presso la 11^ Commissione permanente Affari sociali del Senato in occasione delle audizioni sul Disegno di Legge A. S. n. 1461 “Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”.

Si tratta, in buona sostanza, non di realizzare una semplice legge cornice che poi si traduca nell’ennesima presa in giro per i caregiver, ma di mettere mano ad una legge quadro nazionale che, grazie ad un apposito e capiente fondo stanziato a livello centrale, metta in atto una serie di soluzioni diversificate, spaziando dall’accesso ai servizi di sollievo appositamente dedicati ai caregiver, al riconoscimento economico e previdenziale (soprattutto delle mamme che spesso devono, loro malgrado, abbandonare il lavoro per dedicare la loro vita ai propri cari con gravi disabilità), alla previsione di sistemi assicurativi rivolti sia al caregiver che alla persona con disabilità e alla costruzione e sostegno di risorse informali che i territori possono attivare e promuovere, anche grazie all’attivo coinvolgimento degli enti del terzo settore e delle reti di volontariato.

Un intervento legislativo che, ad avviso di Anffas, dovrebbe tendere principalmente a costruire un chiaro ed esigibile sistema integrato di supporti, sostegni e servizi che consenta ai caregiver familiari di poter assolvere al meglio alla loro funzione, ma allo stesso tempo di non dover rinunciare ai propri spazi di vita o comprimerli sacrificando Qualità di vita, attività lavorative o professionali ed autorealizzazione. Questo, tra l’altro, era anche il tenore del comunicato congiunto FISH, FAND ed ANFFAS pubblicato all’esito dell’incontro del 25 marzo 2021 con l’allora neo-eletto Ministro per le disabilità, Sen. Erika Stefani.

«Alla luce di quanto dichiarato dal Comitato Onu - dichiara Roberto Speziale, Presidente nazionale Anffas - il cui merito va alla famiglia che si è battuta per questo sacrosanto diritto, il nostro auspicio è che la risonanza di tale decisione richiami concretamente all’azione le forze politiche e le esorti a prendere finalmente in seria considerazione la complessità del tema adottando una apposita legge, adeguatamente finanziata, e tenendo conto delle istanze delle famiglie e delle loro associazioni di rappresentanza.»  

«Non smetteremo mai di ripetere, infatti, che ancora troppo spesso le famiglie di persone con disabilità sono lasciate sole ad affrontare delle realtà assai complesse con servizi e sostegni inadeguati o totalmente mancanti, costringendo molto spesso soprattutto le mamme a una sorta di arresti domiciliari, senza aver mai commesso alcun reato.»

«Ci appelliamo, infine, al prossimo Governo e al nuovo Parlamento affinché, in stretta collaborazione con le associazioni maggiormente rappresentative delle famiglie e le loro federazioni, si provveda in ottemperanza a quanto descritto dal Comitato Onu a sanare questo vulnus normativo riconoscendo finalmente ai caregiver familiari i propri diritti e conseguentemente contribuire a migliorarne la Qualità di Vita unitamente a quella dei propri congiunti con disabilità.»

Per approfondire leggi qui l'articolo di Vita.it con le dichiarazioni di Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas 


[1] CRPD/C/27/ D/51/2018 (disponibile, in lingua inglese, al seguente link: https://tbinternet.ohchr.org/Treaties/CRPD/Shared%20Documents/ITA/CRPD_C_27_D_51_2018_34385_E.pdf)