Fonte www.hanylex.org - La discriminazione, termine tanto diffuso ma probabilmente poco chiaro, utilizzato qualche volta forse in maniera non opportuna ma che sempre più spesso, nonostante la cultura sociale e giuridica abbia fatto passi da gigante negli ultimi anni, torna purtroppo, alle cronache quotidiane.

Gli episodi discriminatori possono essere molteplici, si possono creare in vari contesti e colpiscono sempre le persone più deboli.

Questo approfondimento intende far conoscere, a grandi linee, quali sono le norme più importanti ed ovviamente i metodi giuridici in senso stretto presenti all’interno del nostro ordinamento nazionale, per combattere episodi discriminatori compiuti a danno delle persone con disabilità, ricordando, che a livello internazionale (per i quali riportiamo i relativi riferimenti, riservandoci di compiere successivamente un approfondimento ulteriore), esistono numerosi trattati ancora non recepiti o recepiti in parte dall’Italia.

Ma qual’è il significato di discriminazione?

Quello più comune, è “una distinzione operata in seguito ad un giudizio o ad una classificazione”.

Ed allora, ciò che ci dobbiamo domandare è: quando è che un comportamento, un giudizio, una classificazione, possono essere considerati discriminatori soprattutto per le persone con disabilità?

Principalmente, ci dobbiamo muovere in tre ambiti:

  • la quotidianità
  • il mondo del lavoro
  • la scuola.

Questi tre macro ambiti sono i luoghi dove si verificano la maggior parte degli episodi discriminatori per le persone con disabilità.

1) Nella vita di tutti i giorni, le persone con disabilità si muovono attraverso una “giungla”, costituita da barriere architettoniche, ignoranza, paura del diverso, mancanza di cultura; una “giungla” che vi è sia nel mondo reale, che in quello “virtuale”. Questa “giungla” crea episodi di discriminazione che possono essere molestie, denigrazioni, abusi, offese, aggressioni fisiche e psicologiche, mancanza di accessibilità sia per la presenza di barriere architettoniche e/o sensoriali e percettive a determinati luoghi amministrativi, culturali, sportivi, a mezzi pubblici di qualsiasi tipo ed altro ancora.

2) L’art. 4 del d.lgs. n. 216 del 2003, ha introdotto ulteriori fattori di discriminazione da ricomprendere nell’art. 15 dello statuto dei lavoratori, ovverosia: quelli legati alle convinzioni personaliall’handicapall’età e all’orientamento sessuale. Le discriminazioni nel mondo del lavoro si possono verificare, ad esempio, per premi di produttività legati alla presenza al lavoro e non agli obiettivi raggiunti, le compressioni della carriera, l’utilizzo dei permessi previsti dalla L. 104/92 ed altre agevolazioni previste dalle normative in tema di lavoro o per le persone con disabilità come ad esempio l’esonero dal lavoro notturno, le limitazioni immotivate nella scelta della sede e dei trasferimenti, i licenziamenti incondizionati attuati, ad esempio, da “presunte” crisi economiche congiunturali, le non assunzioni anche se le aziende sono obbligate alle stesse dalla Legge 68/99, poi modificata dal Jobs Act del 2015 ed anche le “cd” ristrutturazioni aziendali a scapito delle fasce più deboli. Come poi dimenticare gli episodi di “mobbing” anche a scapito delle persone con disabilità; una vera e propria violenza psicologica effettuata nell’ambito del rapporto di lavoro caratterizzata da un intento persecutorio per la persona più debole, reiterata e continuativa, che può essere esercitata sia dal datore di lavoro direttamente e sia indirettamente tramite soggetti terzi anche non dipendenti della azienda.

3) Una realtà quella scolastica che dovrebbe essere ovattata, protetta e soprattutto inclusiva, è sempre quella invece che crea maggiori problematiche e maggiori episodi di discriminazione per i ragazzi e le ragazze con disabilità; dirigenti scolastici che, non sapendo gestire le dinamiche di conflittualità tra alunno con disabilità comportamentale e resto della classe, spesso decidono di ridurre l’orario scolastico al solo alunno con disabilità, esclusione degli alunni alle gite scolastiche, ore di sostegno inadeguate, espulsione da attività scolastiche, episodi di bullismo e cyberbullismo, solo per citarne alcuni.

Ma quando si è vittima di questi o altri episodi discriminatori, quali sono le tutele? Esistono nel Nostro Ordinamento tutele specifiche?

LA RISPOSTA E’ SI.

Per leggere l'approfondimento integrale è possibile cliccare qui