Fonte www.personecondisabilita.it - Con la Dgr 856 la Giunta regionale avvia una prima attività significativa di cambiamento ed evoluzione del modello di riforma del welfare lombardo: attenzione ai nuovi bisogni ed a quelli "scoperti", valutazione multidimensionale del bisogno, presa in carico integrata, progettazione individuale e budget di cura sono le parole chiave di questo processo. Si tratta di interventi che si aggiungono a quelli esistenti, ma che sono ispirati ad una logica completamente diversa rispetto al passato.

Come possiamo interpretare questo cambiamento? Come lo interpreteranno Asl e Comuni?

Per le persone con disabilità la Dgr 856, oltre a definire il sistema di valutazione e presa in carico, presenta ed attiva nuove azioni specifiche, alcune già previste da delibere precedenti (DGR 392, che delinea percorsi di presa in carico per le famiglie di persone con autismo e la DGR 740 che definisce le modalità di utilizzo delle risorse destinate alla Lombardia dal Fondo per la Non Autosufficienza), altre introdotte da questo nuovo provvedimento.

Si tratta in particolare delle misure a "Sostegno alla famiglia con persone con grave e gravissima disabilità" suddivise in tre azioni specifiche:

- attività di case management in favore di famiglie con persone con autismo (così come già previsto dalla DGR 392 del 2 agosto) con risorse già disponibili presso le Asl;

- interventi di sostegno alle persone con disabilità gravissima, in riferimento alle previsione della DGR 740, con risorse già disponibili presso le Asl;

- interventi di sostegno alle persone con disabilità grave, anche questi già previsti dalla DGR 740, con risorse messe a disposizione di Comuni / Piani di zona.

In sostanza la Dgr 856 contiene una sola nuova misura specificatamente dedicata alla disabilità: gli interventi residenziali di carattere sociosanitario per minori con gravissime disabilità.

Un intervento molto circoscritto, che dovrebbe riguardare circa 80 bambini "con gravissime disabilità, con breve speranza di vita, che necessitano di assistenza continuativa nell'arco delle 24 ore". Interventi delicati e complessi che potranno essere promossi da unità d'offerta accreditate come RSD o altre strutture corrispondenti alle CSS, ponendo attenzione agli aspetti psicologici, affettivi e relazionali con i genitori.

Vi sono invece altre due azioni che teoricamente potrebbero coinvolgere anche le persone con disabilità, ma che sembrano essere pensate soprattutto per le persone anziane: la "residenzialità leggera" prevista come azione diretta a "persone che presentano condizioni di fragilità", ma la definizione di "fragilità" riguarda più nello specifico le persone anziane, visto che sono individuate come unità d'offerta Rsa, Case Albergo ed Alloggi Protetti per anziani.

Viene anche introdotta l'azione RSA / RSD aperta, individuando come target specifico "persone affette da demenza o altre patologie psico-geriatriche" , attualmente non in RSA/RSD o in lista d'attesa. In questi casi alle strutture è richiesta un'apertura al territorio (e ai cosiddetti "bisogni scoperti") attivando l'erogazione al domicilio di prestazioni infermieristiche, attività psicofisiche, consulenza, mutuo aiuto, sollievo.

Chi coinvolge più direttamente l'azione riformatrice

L'azione riformatrice investe prima di tutto il ruolo delle ASL a cui viene chiesto, nel giro di poche settimane, di modificare in modo consistente il proprio modello organizzativo interno e la sua relazione con l'esterno (Comuni, Ambiti, cittadini-utenti-pazienti). Il nuovo elemento regolatore del sistema dovrà infatti divenire il progetto personale concepito in un'ottica globale e integrata, con un forte coinvolgimento della persona, della sua famiglia e del Comune di residenza. Il richiamo esplicito, culturale ed operativo, è quello del Budget di cura.

Per fare questo le Asl hanno a disposizione complessivamente 1.300.000 euro per predisporsi a:

- Effettuare la valutazione multidimensionale del bisogno, attraverso équipe formate da medico, infermiere ed assistente sociale. Valutazione multidimensionale che dovrà tenere conto, oltre che della condizione della persona, anche delle condizioni di contesto familiari e sociali.

- Predisporre Progetti Individuali di Assistenza, con il coinvolgimento delle persone con disabilità, dei loro familiari e dei Comuni di residenza. Progetti che, come si è visto nel caso delle misure già predisposte per il Fondo della Non Autosufficienza, dovranno avere un approccio integrato, tenendo conto dell'insieme di servizi e benefici a cui la persona può fare riferimento.

- Monitoraggio e controllo sull'appropriatezza degli interventi. La libertà di scelta della persona e della famiglia rispetto all'ente erogatore, elemento centrale del welfare sociale lombardo per come lo abbiamo conosciuto in questi anni, ricompare solo al termine di questo percorso. L'ente erogatore non è chiamato semplicemente a fornire un servizio standard, ma a stendere e realizzare, sempre in accordo con la persona e la sua famiglia, un Piano di Assistenza Individuale coerente con il Progetto e sotto il monitoraggio e il controllo dell'Asl.

Per leggere l'articolo integrale clicca qui

21 novembre 2013