Fonte www.superando.it - Mi succede spesso di sentire parlare di "diritti esigibili", ma confesso che a volte non sono sicuro che chi usa questa espressione ne abbia compreso pienamente il senso. C'è infatti una condizione precisa perché i diritti siano esigibili, ma non sempre questo requisito pare emergere dai ragionamenti che ascolto o che leggo. Diciamo subito che i diritti rappresentano per tanti familiari – di soggetti autistici e non solo – veri e propri nervi scoperti.

La burocrazia, la farraginosità di molte disposizioni, se non si configura addirittura il non ascolto degli interlocutori, determinano sentimenti – in apparenza contraddittori – di rassegnazione e rabbia: sono quelli i cui risvolti salgono, talvolta, agli onori della cronaca, salvo beninteso essere dimenticati alcune ore dopo, allorché l'audience dei media fagocita e tritura altro.

Davanti a questa realtà, è paradossale che a qualcuno capiti di scrivere: «Il problema spesso è l'arrendevolezza delle famiglie di fronte allo Stato». Poco ragionevole perché penso che questa definizione racconti solo un aspetto, per giunta il meno importante, della situazione. La vera questione, detto banalmente, è che, a mio parere, per essere realmente esigibili, i diritti devono esistere in concreto e non in astratto!

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*Articolo di di Gianfranco Vitale, padre di una persona con autismo trentatreenne, insegnante e scrittore, autore del libro Mio figlio è autistico (Vannini, 2013)