Fonte www.vita.it - «La legge sul 'dopo di noi', nel 2016 va fatta. E metteremo i soldi nella legge di stabilità»: così ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un'intervista a Rtl 102.5.

La proposta di legge è stata approvata a fine luglio dalla Commissione Affari Sociali della Camera, ma era ferma per via della relazione tecnica chiesta al Governo dalla Commissione Bilancio, che voleva vederci chiaro sulle minori entrate che derivano dall’innalzamento da 530 euro a 750 euro della detraibilità delle spese assicurative finalizzate a tutelare una persona con disabilità grave.

Vita ne ha parlato con Donata Lenzi, capogruppo PD in Commissione Affari Sociali.

Che succede ora, dopo le dichiarazioni del premier?

A questo punto la relazione tecnica chiesta dalla Commissione Bilancio dovrà arrivare dopo la Legge di Stabilità. A quel punto vedremo quale sarà la cifra stanziata e andremo in Aula.

Quando?

Immagino a inizio 2016, ma dipende anche dal come si svilupperà l’esame della legge sui diritti civili. La legge oggi prevede l’istituzione di un Fondo da 56,9 milioni di euro per il 2016 più minori entrate di 45,7 milioni di euro per il 2016 per via dell’innalzamento della detraibilità delle spese assicurative.

Quanto ci sarà nella Legge di Stabilità?

Abbiamo chiesto complessivamente 100 milioni di euro per il 2016. La cifra vera da considerare non sarà tanto quella per il 2016 ma quella per il 2017, perché ovviamente nel 2016 la legge entrerà in vigore ad anno già iniziato, quindi la cifra stanziata è più bassa di quella che sarà messa a disposizione a regime. Di dopo di noi si parla da tempo, nel 2000 la Turco stanziò dei fondi per strutture dedicate – alcune strutture paradossalmente sono state inaugurate anche in questi giorni, dopo 15 anni – ma nel frattempo la cultura è molto cambiata, c’è la Convenzione Onu, c’è il riconoscimento che le persone con disabilità hanno il diritto di decidere dove vogliono vivere e con chi vogliono vivere. Il dopo di noi quindi non è un problema di strutture ma di progetti che partano già “durante noi”. Molte associazioni infatti contestano di questa legge l’eccessivo e anacronistico puntare sulle strutture. Non è così, questa legge non entra nel merito di scelte che sono di competenza delle Regioni. La legge sulla vita indipendente esiste già da anni, ovviamente posso immaginare che il Fondo per il dopo di noi sarà utilizzato per molti anni per progetti di vita indipendente, ma a un certo punto della vita anche per le persone con disabilità potrebbe servire una struttura. Non sono due cose in contraddizione. L’altra preoccupazione riguarda il trust, che inizialmente sembrava essere introdotto in maniera “vaga”. Infatti, le risorse dovranno essere vincolate a interventi e finalità proprie del dopo di noi.

Un'ultima domanda gliela voglio fare sulla riforma del Terzo settore, di cui lei è stata relatrice. Al Senato sono stati presentati 700 emendamenti che sembrano un po’ voler capovolgere il lavoro fatto alla Camera.

Del numero non mi spavento affatto! Il problema è che dobbiamo uscire da questa dinamica Camera/Senato che sta rendendo davvero difficile lavorare, perché mi sembra soprattutto un conflitto insito, in cui nessuno ha torto o ragione. Alla Camera i lavori sono stati condotti fin dal primo giorno coinvolgendo i senatori. Ora io auspico che i senatori facciano uno sforzo perché il testo che uscirà dal Senato sia già un testo condiviso con la Camera, che poi non venga ulteriormente modificato. Quello che è certo è che non siamo disposti a prendere un testo a scatola chiusa, vogliamo partecipare al confronto. I partiti esistono per questo.

È solo un auspicio o è la strada che è stata intrapresa?

È il modo in cui si sta procedendo, ci sono stati diversi incontri e occasioni di confronto, anche pubblici, il prossimo sarà con il CSV a Napoli.

20 ottobre 2015