Fonte www.dire.it - Con il suo nuovo Rapporto l’Istat denuncia la situazione attuale del paese, specificando che: “Nel 2014 si attesta al 28,3% la stima delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale residenti in Italia, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà (calcolato sui redditi 2013), grave deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro (calcolata sul numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante il 2013)”.

Nel rapporto Istat si legge che “l’indicatore del rischio povertà o esclusione sociale rimane stabile rispetto al 2013: la diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (la stima passa dal 12,3% all’11,6%) viene infatti compensata dall’aumento della quota di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dall’11,3% al 12,1%); la stima del rischio di povertà è invece invariata”.

Quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle isole (45,6%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 22,1% del Centro e il 17,9% di chi vive al Nord. In tutte le regioni del Mezzogiorno i livelli sono superiori alla media nazionale, viceversa i valori più contenuti si riscontrano in Trentino-Alto Adige (11,7%, 9,7% nella provincia autonoma di Bolzano), Friuli-Venezia Giulia (16,3%) e Veneto (16,9%)”.

La situazione al Sud e al Centro è in lieve miglioramento rispetto al 2013, quando a rischio povertà o esclusione sociale erano rispettivamente il 46,4 e 22,8% degli abitanti. Il Nord è in controtendenza: nel 2013 il dato era 17,3%.

Il Rapporto Istat è disponibile cliccando qui

24 novembre 2015