Fonte www.vita.it - Sabato la Camera ha bocciato l’emendamento alla legge di Stabilità (278 no, 131 sì e 30 astenuti) che avrebbe eliminato accompagnamento e pensioni di invalidità dal computo dell’Isee. Si è riacceso così un dibattito che dura da più di due anni, su ISEE e disabilità (qui il dibattito in Aula e qui un esempio di acceso confronto su Fb).

Roberto Speziale, Presidente nazionale Anffas Onlus, Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale afferma che «Disinformazione, strumentalizzazioni e posizioni demagogiche non aiutano le persone con disabilità ed i loro familiari ad uscire dall'ennesima vessazione che si sta consumando sulle loro spalle sulla vicenda del nuovo ISEE. La questione ISEE è molto più ampia e complessa rispetto alla sola ed assurda questione legata al compito delle indennità. Questione che speriamo sarà definitivamente risolta dal Consiglio di Stato con l'emanazione di una sentenza, attesa a giorni, che faccia giustizia di questa autentica assurdità».

Per Anffas «ammesso e non concesso che fosse stato possibile approvare nella legge di stabilità un siffatto emendamento», i problemi legati all’ISEE sarebbero stati risolti? «Sarebbe stato un auspicabile passo in avanti, ma non sufficiente a risolvere una situazione che richiede di porre fine ad un’inerzia istituzionale (da parte di Governo, Regioni ed Enti Locali) che riguarda milioni di persone», continua Speziale.

«È quasi superfluo ricordare, infatti, che l’ISEE rappresenta la chiave di accesso ad una serie di prestazioni, servizi e sostegni essenziali (come centri diurni, assistenza ecc) e non possiamo dimenticare come le famiglie al cui interno sono presenti persone con disabilità abbiamo un rischio quasi doppio rispetto alle altre di trovarsi in condizione di povertà»: ecco perché «stupisce così tanto sia la bocciatura di un emendamento come quello presentato, sia la generale scarsa attenzione nel mettere in atto tutti gli interventi che potrebbero consentire di migliorare l’intero impianto e così la vita di moltissimi cittadini».

Anffas ha predisposto un documento di approfondimento che affronta in dettaglio tutti i punti ancora da risolvere in materia di nuovo ISEE e disabilità, che si chiude con una domanda: «Se l’analisi, come sopra rappresentata, corrisponde al vero, la domanda sorge spontanea: ma il “nuovo ISEE” non doveva rappresentare uno strumento di maggiore equità ed omogeneità che garantisse a tutti i cittadini, in particolare alle persone con disabilità ed ai loro familiari, di non essere più vessati e tartassati, ma anzi di accedere più facilmente alle prestazioni sociali agevolate?».

Domanda retorica, dato che secondo l’associazione, il nuovo Isee, nato per «meglio calcolare la reale condizione economica del richiedente la prestazione sociale agevolata e/o quella della sua famiglia» ha creato in realtà «forte iniquità per la generalità delle persone con disabilità» e alcuni di queste criticità «non verrebbero meno nemmeno laddove si dovessero applicare, anche all’esito dell’atteso pronunciamento del Consiglio di Stato, le sentenze del Tar Lazio n. 2454-2458-2459/2015 che hanno già giustamente dichiarato l’illegittimità di più parti del nuovo ISEE».

Fra le criticità evidenziate, oltre alla decisione di considerare per il calcolo dell’ISEE anche gli emolumenti economici ricevuti da uno qualsiasi dei componenti il nucleo familiare per invalidità e/o condizione di disabilità o non autosufficienza, le «inidonee» franchigie previste, e l’esclusione dei minori con disabilità dalla possibilità di utilizzo di un ISEE ristretto, Anffas sostiene che il «vero dramma» si è già consumato per le famiglie perché «nonostante le sentenze del Tar Lazio fossero immediatamente esecutive, in questi dieci mesi il Governo non ha espunto dal calcolo dell’ISEE le componenti ritenute illegittime, con la conseguenza che le persone con disabilità e le loro famiglie, per accedere alle prestazioni sociali agevolate, sono costrette a presentare un ISEE calcolato con regole illegittime, con il rischio di vedersi addossata una condizione economica più alta della realtà».

Moltissimi anche gli errori che Anffas sta documentando: in molti casi nella DSU gli addetti alla compilazione inseriscono una condizione di disabilità di minore entità (disabilità grave invece di non autosufficienza), viene richiesto l’ISEE familiare anche per le prestazione socio-sanitarie per cui invece basterebbe quello ristretto, vengono qualificate come socio-assistenziali prestazioni che in realtà sono socio-sanitarie e quindi dovrebbero essere regolate da ISEE ristretto. Incredibili le differenze territoriali nei regolamenti attuativi.

Vi sono enti che iniquamente ed illogicamente prevedono – a fronte di ISEE nulli o con valori estremamente bassi – rilevanti quote di compartecipazione (sino al 70%, della retta del servizio diurno), con una chiara vessatorietà. Nell’individuazione delle soglie di esenzione (ossia soglie di ISEE al di sotto delle quali il servizio spetta gratuitamente) alcune Regioni indicano soglie bassissime (Puglia), altre più alte (Liguria) ed altre ancora non indicano proprio soglie (Lombardia), «con la conseguenza che parità di condizioni e di ISEE i cittadini, per il solo fatto di risiedere in un luogo o in un altro, subiscono trattamenti totalmente differenti».

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22 dicembre 2015