Fonte www.vita.it - Occhi puntati sul possibile “scippo” ai danni del Fondo Non Autosufficienza e al Fondo per le Politiche Sociali: 50 milioni in meno per il FNA, che scenderebbe dai 500 attuali per il 2017 a 450 (vanificando in sostanza l’aumento di 50 milioni di euro arrivato soltanto il 22 febbraio con la definitiva conversione in legge del decreto sul Mezzogiorno) e una riduzione di addirittura 200 milioni sui 311 attuali per il Fondo per le Politiche Sociali, pari a un taglio del 64%.

Questi tagli nei trasferimenti si aggiungono al taglio di 422 milioni di euro al fondo sanitario nazionale derivante dalla riduzione del contributo statale alle Regioni.

Per il momento il taglio al Fondo Non autosufficienze e al Fondo per le Politiche Sociali non è scritto esplicitamente e un nuovo incontro fra Governo e Regioni, a inizio settimana prossima, potrebbe forse trovare una mediazione e ricomporre una situazione potenzialmente esplosiva.

I fatti sono questi: secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2016, le Regioni contribuiscono agli obiettivi di finanza pubblica anche a valere sui trasferimenti dallo Stato alle Regioni, per un ammontare pari a circa 485 milioni. A inizio febbraio l’intesa era saltata per «l’avviso negativo formulato dalle Regioni a Statuto speciale Friuli-Venezia Giulia e Sardegna» (qui il report della Conferenza Stato Regioni), mentre il 23 febbraio l’intesa è stata sancita.

Nell’intesa però, fra le voci indicate dalle Regioni per i minori trasferimenti, ci sono anche il Fondo Non Autosufficienze e il Fondo per le Politiche Sociali. Lo ha confermato ieri il sottosegretario Luigi Bobba rispondendo all’interrogazione di Donata Lenzi (PD): «tra questi trasferimenti risultano anche i Fondi citati dall'interrogante, nelle dimensioni riportate», ovvero 50 milioni di euro in meno per la non autosufficienza e 200 in meno per le politiche sociali.

«Faccio presente che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non è stato in alcun modo coinvolto nell'istruttoria dell'Intesa, oggetto di confronto con il solo Ministero dell'economia e delle finanze», ha precisato Bobba, ribadendo che «l'orientamento costante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dimostra la propria contrarietà alla prospettiva di una riduzione di tali fondi, nella consapevolezza che trattasi di risorse destinate alle fasce più deboli della popolazione» (qui la risposta integrale del sottosegretario).

Al telefono il sottosegretario riprende quanto detto in Commissione, aggiungendo solo che «i fondi suddetti sono tra le voci citate, bisogna poi vedere se le Regioni effettivamente prenderanno da lì i soldi o no». Per Donata Lenzi, capogruppo Pd alla Commissione Affari Sociali della Camera, «la risposta del sottosegretario Bobba sembra dire che l’ipotesi c’è ma il taglio non è ancora certo: quel che intendo ribadire è che se il Parlamento stanzia dei fondi per determinati scopi, non sta alla competenza delle Regioni destinarli ad altro, in disprezzo del Parlamento. Lo spostamento di risorse da una voce all’altra è un modo di fare a cui va posto limite, altrimenti la funzione del Parlamento diventa meramente notarile, per questo è importante che nell’interlocuzione ulteriore che ci sarà entrino anche altre voci, non solo quelle del Ministero delle Finanze e delle Regioni».

E in riferimento all’avviso negativo di Friuli Venezia Giulia e Sardegna aggiunto: «È incredibile che le Regioni a statuto speciale si sottraggano e scarichino sulle persone in stato di bisogno delle altre Regioni i tagli che avrebbero dovuto affrontare. Il tema di come stanno nel sistema le regioni autonome si pone». I deputati M5s in commissione Affari Sociali, che danno per certo un taglio «da 50 milioni al Fondo per le non autosufficienze e da 211 milioni al Fondo Politiche Sociali», in una nota scrivono che «il fatto che il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, come affermato dal sottosegretario Bobba, non abbia partecipato al confronto non lo esclude dalle responsabilità. Anzi, questa assenza costituisce un’aggravante perché conferma ancora una volta come oramai le politiche per la salute siano totalmente subordinate a alle decisioni economiche. Aggiungiamo che mentre il Fondo politiche sociali sarà sostanzialmente smantellato, passando da 311 a 99,7 milioni, quello per le non autosufficienze perderà quei 50 milioni che gli erano stati aggiunti appena prima dell’intesa Stato-Regioni del 23 febbraio, nell’ambito della legge per la Coesione sociale e il Mezzogiorno. La situazione avrebbe del grottesco, se non fosse grave».

Per approfondire

Leggi il comunicato di Fish e Forum Terzo Settore

7 marzo 2017