Fonte www.superabile.it - Valerio Catoia 17enne di Priverno (Latina)ha la Sindrome di Down (come lui in Italia 40mila persone), ma quel cromosoma in più non gli ha impedito di diventare un provetto nuotatore paralimpico e, di recente, un ‘Alfiere della Repubblica’, importante riconoscimento istituito, nel Febbraio 2010 dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per chi si distingue nel campo della cultura, della scienza, dell'arte, dello sport e del volontariato.

Quest’anno, tra i 29 nuovi Alfieri nominati, alcuni giorni fa, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è anche Valerio Catoia, che ha ricevuto questa importante benemerenza per avere salvato una bambina che, la scorsa estate, stava per affogare nelle acque del mare di Sabaudia.

La forza d’animo temprata dallo sport e l’altruismo, di cui ogni atleta è certamente dotato, hanno permesso al giovane campione paralimpico di salvare una vita in pericolo, dimostrando che la disabilità non è affatto di ostacolo ad una vita piena e ricca di soddisfazioni. Avere la Sindrome di Down vuol dire avere un cromosoma in più nel nucleo di ogni cellula, ovvero averne 47, invece di 46, perché la 21^ coppia di cromosomi è, in realtà, un tris. Per questo la Sindrome di Down è nota anche come Trisomia 21.

Certo qualche problema questo cromosoma in più lo crea e ci sono - in questa patologia genetica che prende il nome dal Medico che per primo l’ha descritta nel 1866, l’inglese John Langdon Down (1828-1896) – scale di gravità diverse. Ma, generalmente, una persona con questa sindrome, anche se con un po’ di fatica e tempo in più rispetto agli altri, può fare quasi tutto: studiare, lavorare e fare sport, ad esempio.

Tempo fa, su Superabile, è stato raccontata la storia di Noelia Garella, la prima Maestra Down argentina, felice di insegnare - come i suoi alunni, di cui uno Down come lei, erano felici di avere una Maestra così ‘diversa’ - e poi di dimostrare, quotidianamente, con la sua presenza ed il suo lavoro in classe, che la disabilità non è un impedimento, ma anzi può diventare una risorsa, anche per i normodotati.

Di esempi come quello della Maestra argentina, a riprova della veridicità di questo assunto, se ne potrebbero citare centinaia, anzi migliaia, in tutti i campi. In particolare chi segue il mondo dello sport parallmpico (proprio in questi giorni a PyeongChang, in Corea del Sud, sono in pieno svolgimento i Giochi Paralimpici Invernali) sa, con precisione, a che cosa ci riferiamo.

Il motto degli sportivi paralimpici recita: “Dove non arriva il corpo, arriva la mente e dove non arriva la mente, arriva lo spirito” e – ogni volta che gareggiano – questi sportivi ne onorano il senso e ne dimostrano, praticamente, la profonda verità. Ma succede che la verità racchiusa in questo motto venga chiarita (ed onorata) anche nella vita quotidiano di queste persone, nella quale hanno un posto importante la resistenza e la forza di volontà che lo sport fa venire alla luce ed esalta.

E la storia che stiamo per raccontare lo dimostra. Valerio Catoia, nuotatore parallimpico e ‘Alfiere della Repubblica’ La foto che ritrae Valerio Catoia, 17enne di Priverno, località in Provincia di Latina, abbracciato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata pubblicata praticamente da tutti i giornali ed ha fatto il giro del web, con oltre 55mila visualizzazioni.

La location dell’abbraccio è il salone del Palazzo del Quirinale dove, il 12 Marzo scorso, ha avuto luogo la cerimonia con la quale 29 giovani - tutti nati tra il 1999 ed il 2007 - sono stati insigniti della benemerenza di ‘Alfiere della Repubblica’, per essersi distinti nel campo della cultura, della scienza, dell'arte, dello sport e del volontariato. Tra loro c’era anche Valerio Catoia, che è stato premiato per avere – l’estate scorsa – salvato la vita ad una bambina che stava affogando nelle acque del mare di Sabaudia.

Ecco la motivazione con la quale gli è stata assegnata la benemerenza: “Atti di Coraggio: Valerio Catoia, 23/5/2000, residente a Priverno (LT) – Giovane atleta paralimpico, ha dato prova di grande coraggio, forza e generosità, non esitando a gettarsi in mare e salvando dalle onde una bambina di 10 anni che rischiava di annegare.”

Valerio – oltre ad essere iscritto al terzo Anno del Liceo di Scienze Umane, appassionato di chitarra e componente di un gruppo Scout - è anche – e forse soprattutto – un provetto nuotatore tesserato alla Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva e Relazionale (FISDIR) e in questa veste, negli anni, ha collezionato diverse medaglie e certamente la qualifica di campione paralimpico.

II suo gesto altruistico – per il quale in precedenza era stato premiato anche dal Ministro dello Sport Luca Lotti - gli ha meritato il plauso di Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP) che ha dichiarato: "Siamo orgogliosi del nostro atleta Fisdir Valerio Catoia che, a Sabaudia, con coraggio e altruismo, si è buttato in mare per salvare una bambina in difficoltà. Si tratta di una delle tante straordinarie storie che vedono protagonisti gli atleti paralimpici, spesso capaci di azioni di grande valore etico e sociale. Valerio Catoia ha compiuto un gesto esemplare che conferma quanto sia importante essere campioni nello sport e nella vita. A Valerio va il ringraziamento di tutto il nostro movimento".

Per ogni atleta l’obiettivo è sempre quello di vincere la propria gara e se non ci si riesce, almeno di ben figurare. Per un atleta paralimpico primeggiare nello sport che ha scelto di praticare ha, però, anche un altro significato: quello di dimostrare, prima di tutto a sé stesso e poi agli altri, che la disabilità non è mai un problema, ma una risorsa, nello sport come nella vita, e le storie come quella di Valerio Catoia ne sono la riprova migliore.

Fonti: Le informazioni riportate sono tratte – salvo diversa indicazione – dal Sito web del Quotidiano Repubblica.