Fonte www.personecondisabilita.it - “Alcuni studenti con disabilità restano in classe soltanto quando è presente con loro l’assistente ad personam - specificatamente dedicato a loro - perché il docente di sostegno fatica a gestirli. Per questa ragione, si riducono le ore di frequenza a scuola e aumentano le difficoltà per i genitori, che devono lavorare ma allo stesso tempo non possono lasciare il figlio a casa da solo”. A segnalare il problema è Daniela Martinenghi, presidente di Anffas Crema che nelle ultime settimane ha raccolto le lamentele e le difficoltà segnalate da alcune famiglie e che riguardano ragazzi in età scolastica con bisogni relazionali complessi.

I problemi, segnala Anffas Crema, riguardano soprattutto la scuola superiore: “La colpa non è degli insegnanti - sottolinea Martinenghi - perché sappiamo che gestire studenti con disabilità relazionali complesse può essere difficile e faticoso. Il risultato di questa situazione, tuttavia, è questi ragazzi sono obbligati a frequentare con orario ridotto. E se l’assistente ad personam si ammala sono costretti a stare a casa”.

“Le scuole sono in difficoltà nel gestire quegli studenti con funzionamento atipico e con problemi comportamentali. Alle scuole medie, dove le classi sono più piccole e dove ci sono spazi adeguati, è più facile affrontare queste situazioni, ma con il passaggio alle scuole superiori diventa tutto più difficile”, spiega l’assistente sociale di Anffas Crema, Laura Bonomi. “Si arriva al punto che i dirigenti scolastici chiedono la copertura totale da parte dell’educatore talvolta in compresenza con l’insegnante di sostegno, per poter garantire la presenza in classe di questi studenti”.

La situazione riguarda in questo momento un numero che appare relativamente ridotto rispetto alla totalità degli studenti con disabilità,  ma è la spia di un malessere diffuso e delle “rigidità” del sistema scolastico che fatica a fare fronte alle esigenze degli alunni più fragili. A partire dalla carenza di insegnanti di sostegno abilitati, l’elevato turnover, il ritardo con cui gli insegnanti di sostegno vengono nominati e assegnati all’inizio del nuovo anno scolastico: “Noi facciamo spesso formazione agli insegnanti sia di sostegno che curriculari, in collaborazione con i servizi di neuropsichiatria infantile del territorio - spiega Bonomi-. Ma c’è un elevato turnover tra un anno e l’altro e così ogni volta bisogna ricominciare da capo. Auspichiamo che la formazione diventi permanente e rivolta a tutto il corpo docente e sembra che ci siano segnali in tal senso.”

“La scuola non è ‘dinamica’ - sottolinea Daniela Martinenghi - Andrebbe ripensato l’intero sistema e, in questi casi particolari, servirebbe più attenzione nel passaggio tra la terza media e la prima superiore: servirebbe maggiore confronto prima dell’inizio dell’anno scolastico e una migliore comunicazione con le scuole”. Ma il nodo principale restano gli insegnanti di sostegno: “Ribadisco, non è colpa dei singoli. Ma non possiamo pensare che un insegnante, anche volenteroso e animato da buona volontà, ma non preparato possa gestire casi così complessi”, conclude Martinenghi.