Fonte www.superabile.it - Il progetto dell'Associazione Università 21, nato a Reggio Emilia dall'esperienza di Loretta Melli con il figlio Jacopo, ha l'obiettivo di favorire l'inclusione di adulti con disabilità attraverso la frequenza di corsi universitari. In 4 anni 20 giovani coinvolti, attualmente sono 11, altri 4 inizieranno a settembre.

“Dopo le scuole superiori, mio figlio voleva andare all'università. Per chi come Jacopo ha una disabilità cognitiva il diploma è più un attestato di frequenza della scuola che non un diploma vero e proprio e non permette di iscriversi all'università. Abbiamo deciso allora di frequentare Scienze dell'educazione come uditori”. A parlare è Loretta Melli, mamma di Jacopo e presidente dell'associazione Università 21, che per tre anni ha accompagnato il figlio a seguire le lezioni all'Università di Reggio Emilia.

“Jacopo ha frequentato 15 corsi, grazie all'incontro con il delegato alla disabilità Enrico Giliberti, per ognuno ha scritto una tesina e dato un esame – racconta – Al termine del triennio ha sostenuto una prova finale, anche in questo caso ciò che ha ottenuto è un attestato di frequenza”. L'esperienza però è stata “arricchente”, tanto che Melli ha pensato potesse essere ripetibile, con altri ragazzi e ragazze con disabilità. Nel 2015 è nata l'associazione Università 21 e, in questi 4 anni, sono 20 i giovani con disabilità che hanno potuto frequentare l'università, come uditori, grazie a una convenzione con l'Università di Modena e Reggio Emilia e con l'assessorato alle Politiche sociali del Comune di Reggio Emilia.
 
Attualmente, sono 11 quelli che seguono i corsi, 2 hanno finito quest'anno il triennio, altri 4 inizieranno l'anno prossimo. A Reggio Emilia frequentano tutti le lezioni a Scienze dell'educazione, ma la convenzione riguarda anche Scienze della comunicazione e dal prossimo anno inizieranno altri ragazzi a Scienze linguistiche nella sede di Modena. “Sono ragazzi con diversi tipi di disabilità cognitive, dall'autismo al ritardo mentale, ma tutti ad alta funzionalità, autonomi e in grado di stare in aule in cui ci possono essere anche 200 studenti – racconta Melli – Tutti sono seguiti da educatrici che li accompagnano ai corsi, proprio come ho fatto io con mio figlio”. L'esperienza di Università 21 è stata raccontata da Silvia Comodi, educatrice e coordinatrice del progetto, nella sua tesi di laurea in Scienze pedagogiche.
 
Il lavoro è l'obiettivo del progetto Università 21. “Alcuni ragazzi sono stati inseriti già durante il percorso universitario – spiega Melli – Quello che cerchiamo di fare è trovare per loro opportunità lavorative diverse da quelle che, in genere, vengono proposte loro”. In 4 sono stati inseriti in scuole materne come aiuto a educatori e insegnanti, uno lavora in una libreria e un altro in un negozio di videogiochi. “Sono giovani che hanno fatto tutto il percorso di studi dalle elementari alle superiori, fino all'università – continua Melli – È giusto dare loro la possibilità di essere inseriti in ambiti diversi, in base alle competenze che hanno acquisito e alle loro inclinazioni. Noi cerchiamo di agevolarli”.