Fonte www.superabile.it - Un problema, serio, che si ripresenta puntuale ogni anno e riguarda numerose famiglie. La fine dell'anno scolastico dovrebbe essere per i ragazzi preludio di divertimento, purtroppo non per tutti. Per i giovani con disabilità grave la possibilità di frequentare i centri estivi diventa quasi un’utopia. A dare l’allarme stavolta, con una lettera aperta, sono alcuni cittadini e genitori del veneziano, Paola Banovaz, Barbara Carraro, Donatella Deganello, Erendira Ferruzzi, Sara Forza e Luca Righetto, Valentina Paveggio, Romeo Santimaria Paola Sporzon.

“Ad oggi è concesso di accedere ai centri estivi esclusivamente tramite la presenza di un operatore, che ha un costo di 500 euro a settimana, finanziato solitamente dal Comune o dalle Ulss” spiegano. Nell’area metropolitana di Venezia per diversi anni l’amministrazione ha garantito il servizio, ma dallo scorso anno le settimane sono state ridotte a una sola, previa richiesta fatta con notevole anticipo e senza aver garanzia alcuna sull'accettazione della domanda. “I ragazzi con disabilità fanno spesso fatica a trovarsi un amico, e negare loro la possibilità di prendere parte ad un'occasione di partecipazione del genere è una grave mancanza dal punto di vista dei diritti umani" accusano i genitori.
 
Come se non bastasse, il totale di ore degli operatori, messe a disposizione per i ragazzi con disabilità durante il periodo estivo, è calcolato sul totale dell'intero anno scolastico. “Il tempo riservato quindi ai centri estivi risulta di fatto insufficiente se si tiene conto delle ore che devono necessariamente essere svolte dagli operatori anche in classe” fanno sapere i genitori, che aggiungono: "In generale le ore vengono assegnate su un tetto massimo dettato dal contratto nazionale insegnanti e non sulle ore effettive di frequenza dello studente con disabilità. Un ragazzo con disabilità che frequenta il tempo pieno scolastico in un istituto primario (40 ore settimanali), necessita di essere costantemente seguito. Ciò significa che 22 ore settimanali sono coperte dall'insegnante di sostegno, le restanti 18 dall'operatore sociosanitario. Il problema è che, qualora ci fosse un uso improprio di queste figure professionali, che non insegnano ma favoriscono la relazione e l’autonomia personale, il monte ore, viene eroso lasciando scoperti ben tre mesi estivi".