Fonte www.superando.it - È quanto, di fatto, accadrebbe nelle Marche, se venisse approvata una proposta della Giunta Regionale, che segnerebbe sostanzialmente la fine dei servizi di piccole dimensioni inseriti nei normali contesti abitativi a vantaggio di grandi strutture collocate ai margini dei territori. Per questo otto organizzazioni della Regione chiedono un incontro al Presidente della stessa, ritenendo indispensabili varie modifiche a quella proposta, e ricordando che sono circa 12.500 le persone interessate a questi provvedimenti (persone con disabilità, demenza, disturbi mentali, anziani non autosufficienti).

Otto organizzazioni marchigiane, tra le quali anche alcune Federazioni Regionali, hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Regione Luca Ceriscioli sui nuovi requisiti di autorizzazione delle strutture socio sanitarie, frutto di una proposta che attualmente è all’esame delle IV Commissione Consiliare, per poi tornare in Giunta in vista dell’approvazione definitiva.
Quelle organizzazioni, infatti – come avevano già  motivato in sede di audizione e come aveva anche riferito in un altro articolo una di esse, il Gruppo Solidarietà, ritengono «indispensabile che le proposte della Giunta siano modificate in maniera sostanziale» e ricordano che «sono circa 12.500 le persone interessate a questi provvedimenti (persone con disabilità, demenza, disturbi mentali, anziani non autosufficienti)».

«Le principali modifiche – si legge in una nota prodotta congiuntamente dalle organizzazioni – devono riguardare il dimensionamento dei servizi, che devono mantenere la piccola dimensione, così da essere inseriti nei normali contesti comunitari. Al contrario, se la proposta della Giunta Regionale dovesse essere confermata, si chiuderebbe, nella sostanza, l’esperienza marchigiana delle piccole comunità avviata nella seconda metà degli Anni Novanta, in particolare nei servizi rivolti alle persone con disabilità e salute mentale. Le sole comunità per minori con disturbi neuropsichiatrici, servizi delicatissimi, potrebbero arrivare ad avere anche 60 posti (40 posti residenziali + 20 diurni). Un inaccettabile ritorno, quindi, ai vecchi istituti».

«La proposta – prosegue la nota – prevede anche che per tutte le strutture attive o in via di attivazione si possa derogare dal rispetto di alcuni requisiti strutturali (letti per camera, superficie minima, dimensionamento). Ciò determinerà, ad esempio, che per circa 1.800 posti (disabilità, salute mentale, anziani) potranno mantenersi camere a quattro letti. Altri punti, inoltre, devono pure essere cambiati. Alcuni esempi: la mancanza di figure educative nei servizi per la disabilità intellettiva; modalità di accesso diversificate per servizi analoghi; l’indicazione di équipe per la valutazione e l’accesso nei servizi rivolti a persone con demenza  per le quali non è definita né la composizione, né l’organizzazione; la possibilità di ricovero di minori in servizi rivolti ad adulti e anziani; l’assenza di indicazioni – fondamentali nei servizi diurni – quali i tempi di apertura. A tal proposito è opportuno ricordare che i requisiti di autorizzazione sono vincolanti per tutti gli enti, pubblici e privati, a tutela dei destinatari degli interventi».

«Per tutto quanto sopra detto – concludono le organizzazioni marchigiane – ci attendiamo una rapida convocazione, preludio alle modifiche che riteniamo indispensabili».