alunni in una classe con il docenteDopo Berlinguer il ministro Gelmini ritenta la valutazione dei docenti tramite gli alunni, ma non si tiene conto delgi alunni con disabilità

Tratto da: www.superabile.it - Il ministro della Pubblica istruzione ha avviato in alcune scuole volontarie una sperimentazione il cui obiettivo è la valutazione degli insegnanti da parte degli studenti. Non è un'idea nuova. Ci aveva provato anche Berlinguer. La proposta non è del tutto errata ma non tiene conto degli studenti disabili. Il commento di Nocera, vicepresidente nazionale della Fish.

Il ministro della Pubblica istruzione sta avviando una sperimentazione in alcune scuole volontarie tendente a valutare i docenti tramite la valutazione degli alunni. L'idea di valutare gli insegnanti non è nuova. Ci provò anche Berlinguer e si bruciò. Adesso ci riprova il ministro Gelmini. Certo il momento non è dei migliori: la dura contestazione della riforma da lei proposta rischia di influire in modo negativo sulla sperimentazione. L'idea di valutare l'efficacia del processo formativo dei docenti non è, in via di principio, errata in quanto si collega all'idea di valutare la qualità del servizio di istruzione. Lascia però perplessi la scelta dei criteri adottati. Ci si basa, infatti, sul profitto degli alunni misurato con test standard forniti dall'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (Invalsi). Le scuole in cui l'esito delle prove Invalsi sarà superiore alla media verranno premiate così come il 25% dei docenti che hanno contribuito al risultato positivo delle prove con il proprio insegnamento.

Le perplessità, si diceva, riguardano i parametri di valutazione.Si è certi che la valutazione del profitto in alcune discipline (italiano, matematica) sia frutto solo dell'attività di insegnamento dei docenti? Non può influire sul risultato anche la capacità di apprendimento degli alunni e le condizioni pregresse sulle quali tale insegnamento interviene, come ad esempio la situazione familiare più o meno favorevole dal punto di vista culturale o da quello economico? E l'esito nelle altre discipline non conta nulla? Attualmente, il risultato dei test Invalsi fa media con l'esito degli scrutini e degli esami degli alunni e, perciò, la valutazione degli stessi è più articolata e completa. Limitarla, come si vorrebbe, alle sole prove "oggettive" è significativo delle capacità professionali dei docenti? E in che senso tali prove sono "oggettive"? La formulazione effettuata dagli elaboratori dei test non potrebbe discriminare studenti che vivono in differenti contesti culturali, familiari e ambientali?

La valutazione delle prove cosiddette oggettive degli alunni dovrebbe misurare anche la qualità delle singole istituzioni scolastiche. Questa valutazione non può, però, avere validità permanente, dal momento che la mobilità dei docenti nelle singole scuole è molto alta. Gli insegnanti che hanno contribuito a un giudizio positivo in un anno scolastico, l'anno successivo potrebbero essere trasferiti (le percentuali di cambiamento arrivano anche al 50%) e i risultati sarebbero diversi. Ma scendendo più nel dettaglio: è possibile valutare la qualità di una scuola solo dall'esito del profitto in qualche disciplina senza tener conto del'effetto che l'insegnamento produce sull'educazione e sulla crescita personale e sociale di ciascun alunno?

E ancora: oggi nelle scuole italiane il 2,41% degli alunni ha una disabilità. L'Italia è l'unico Paese al mondo che ha realizzato l'inclusione generalizzata degli studenti disabili. Non si può pertanto valutare la qualità di una scuola, basandosi solo sul profitto realizzato in alcune discipline dagli alunni senza tener conto della qualità dei risultati dell'inclusione scolastica. E questa inclusione non è finalizzata solo alla crescita negli apprendimenti di talune discipline, ma come stabilisce l'articolo 12, comma 3, della legge 104/92 anche alla crescita "nella comunicazione, nella socializzazione e nelle relazioni". Ora, per valutare in modo più esauriente la qualità di una scuola bisognerebbe tenere conto anche di questi elementi e delle condizioni che li hanno favoriti, come l'efficienza e l'efficacia dei servizi necessari all'inclusione.

Occorrerebbe individuare degli indicatori che permettano la valutazione. L'Invalsi, in una ricerca del 2005, ha individuato tre gruppi: indicatori strutturali, cioè presenti nella scuola come l'assenza di barriere architettoniche e sensopercettive o la presenza stabile di docenti specializzati per il sostegno, indicatori di processo, come la formulazione di una diagnosi funzionale chiara e l'elaborazione di un puntuale piano educativo personalizzato, e indicatori di esito, come modalità adeguate di mezzi e prove di valutazione e l'esito dell'anno di inclusione attraverso la valutazione dei quattro parametri sopra evidenziati: crescita nell'apprendimento, nella comunicazione, nella socializzazione e nelle relazioni. La valutazione della qualità dell'inclusione in una scuola è, pertanto, più complessa della sola valutazione degli apprendimenti e di quella dei soli alunni senza disabilità. Serve un progetto che combini gli indicatori per valutare gli studenti disabili con quelli per valutare i loro compagni normodotati, facendone una media ponderata. In questo modo, due scuole che avessero risultati simili nella valutazione dei soli alunni non disabili potrebbero avere punteggi differenti se si tenesse conto anche dei risultati dell'inclusione. Purtroppo, di ciò non c'è traccia nella sperimentazione avviata dal ministro.

30 dicembre 2010