Fonte www.superando.it - «Gli Esami di Maturità – scrive Salvatore Nocera1 sono fonte di ansia per tutti i candidati e lo sono ancor più per gli alunni con disabilità. Per questi ultimi, poi, oltre alla naturale ansia, ci si mette anche la normativa a creare stati ansiosi». E riferendosi alle modifiche al Decreto sull’inclusione scolastica, si augura che esse «non entrino in vigore col prossimo anno scolastico, perché quando si cambia, è buona cosa che le norme vengano ben comprese e assimilate e poi applicate. Altrimenti si corre il rischio di creare il caos, che è proprio ciò che le norme dovrebbero evitare».

In questi giorni si stanno svolgendo gli Esami di Maturità, che sono sempre fonte di ansia per tutti i candidati e lo sono ancor di più per gli alunni con disabilità. Per questi ultimi, poi, oltre alla naturale ansia, ci si mette anche la normativa a creare stati ansiosi.
Infatti, prima il Ministero cambia le norme sugli orali per tutti gli alunni, introducendo il sistema della scelta fra tre buste per iniziare i colloqui. Poi si rende conto che, dovendosi per legge adeguare l’esame al PEI (Piano Educativo Individualizzato) degli alunni con disabilità, avrebbe dovuto far formulare dalle singole Commissioni tre buste per ogni alunno con disabilità, al fine di rendere uniforme la procedura del loro esame a quella dei compagni.

Allora, qualche giorno prima dell’inizio delle prove, il Ministero pubblica una Nota con la quale precisa che agli alunni con disabilità e con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, discalculia, disgrafia), non si applica il sistema delle tre buste. Dopo tale chiarimento, le famiglie, che erano preoccupate, si rasserenano.
Però l’AID (Associazione Italiana Dislessia), raccogliendo le perplessità di taluni, invia una lettera al Ministero, sostenendo che in questo modo si avrebbe una discriminazione nei confronti degli alunni con DSA. La lettera viene pubblicata e a questo punto sorge il panico tra le Commissioni d’Esame: cosa bisogna fare per non discriminare?…

In qualche Commissione si pensa che non si debba dare adito in alcun modo all’accusa di discriminazione e si decide di mettersi ad elaborare tre buste per ogni alunno con disabilità o DSA.
In altre Commissioni, invece, si decide di chiamare un Ispettore Ministeriale, per chiedere consiglio. Questi consigli, però, sono variabili: alcuni dicono che si fa bene a formulare le tre buste per ogni alunno, altri che è meglio non formularle.
Ma non basta, alcune altre Commissioni, infatti, per essere certe di non ricevere l’accusa di discriminare, fanno scegliere ai ragazzi con disabilità o DSA tra le buste predisposte per tutti gli alunni.

Fortunatamente, la stragrande maggioranza delle Commissioni decide di attenersi alla Circolare ultima, secondo la quale non si applica ai colloqui degli alunni con disabilità e DSA il sistema delle tre buste. E questa mi sembra la soluzione giuridicamente più corretta. Infatti, le norme che regolano gli esami sono quelle ministeriali. Ora, si può anche discutere se queste siano opportune o meno, ma fino a quando non intervengano norme successive che modificano i divieti precedenti, nessuno può assumersi il potere di modificarle secondo le proprie convinzioni.

Quando si cambiano delle norme importanti sarebbe bene dare il tempo a chi le deve applicare di discutere, formulare quesiti e quindi di accettare le decisioni definitive del Ministero. Non è quello che mi sembra sia avvenuto in questi esami, con grave disorientamento delle Commissioni e dei candidati.
Per questo mi permetto di proporre che le modifiche da apportare al Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, attualmente in discussione presso le Commissioni Parlamentari,  per il pronunciamento di un loro parere, quando verranno definitivamente accolte dal Governo ed emanate nel testo definitivo verso la fine di agosto, non entrino in vigore col prossimo anno scolastico. Tali modifiche, infatti, richiederanno una serie di regolamenti applicativi che non potranno essere emanate entro i primi di settembre e date le novità, richiederanno anche un’ampia discussione e una fase di formazione presso gli operatori scolastici e sociosanitari che dovranno applicarle. Pertanto sembrerebbe cosa saggia attendere un anno per farle sedimentare.

È vero, per altro, che quanto previsto dalla Legge 107/15 (Buona Scuola) e dal citato Decreto 66/17, applicativo della stessa, a tanti anni di distanza ancora non entrano in vigore. Però, quando si cambia, è buona cosa che le norme vengano ben comprese e assimilate e poi applicate. Altrimenti si corre il rischio di creare il caos, che è proprio ciò che le norme dovrebbero evitare.

1Presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH* (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale è stato vicepresidente nazionale. Responsabile per l’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio sull’Integrazione Scolastica dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down).

*Cui Anffas aderisce