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Il programma d’azione sulla disabilità
è un documento del Governo italiano.
Nel documento c’è scritto cosa vuole fare il Governo
per aiutare le persone con disabilità.
Il documento parla anche del diritto al lavoro.
Il Governo si è impegnato ad aiutare
le persone con disabilità
ad avere un lavoro e a difendere questo diritto.
La situazione in Italia: dalla Legge 68 al programma biennale d’azione
In Italia, il percorso dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità ha una lunga storia, che parte da nessuna normativa specifica fino agli anni 60 (sebbene già la nostra Costituzione definisca chiaramente i principi di pari dignità sociale di tutti i cittadini - art. 3 - e il diritto al lavoro per tutti i cittadini - art. 4) ad un primo testo di legge dedicato nel 1968 fino alla costituzione di un impianto normativo più definitivo e completo solo nel 1999 con la Legge n. 68/99.
A differenza delle precedenti norme, la Legge 68/99 si è posta l’obiettivo di puntare alla qualità rilanciando il concetto di diritto così come inteso dalla Costituzione. La riforma, pur con lentezze e ritardi, ha avviato processi nuovi costruendo un sistema che, oltre a prevedere l’obbligo per le aziende pubbliche e private (a partire dai 15 dipendenti) di assumere quote di riserva (costituite da lavoratori con invalidità superiore al 45%) percentualmente rispetto alle loro dimensioni, ha introdotto nuovi modelli di valutazione di competenze dei lavoratori con disabilità iscritti nelle “categorie protette”, affinché i propri profili professionali potessero incrociarsi con quanto richiesto dalle aziende, riuscendo effettivamente a consentire alla persona con disabilità di sentirsi “la persona giusta al posto giusto”, anche con la massima soddisfazione del proprio datore di lavoro.
Ma per raggiungere tali risultati bisogna partire da alcuni punti basilari, qual è sicuramente la formazione professionale per le persone con disabilità, onde garantire effettivamente la possibilità per tali lavoratori di ricoprire profili professionali adeguati anche alle richieste del mercato. Secondo l’art. 17 della Legge n. 104/1992 è compito delle Regioni provvedere all’inserimento delle persone con disabilità negli ordinari corsi di formazione professionale dei centri pubblici e privati e garantire a coloro che non siano in grado di avvalersi dei metodi di apprendimento ordinari l'acquisizione di una qualifica anche mediante attività specifica nell'ambito delle attività del centro di formazione professionale, tenendo conto dell'orientamento emerso dai piani educativi individualizzati realizzati durante l'iter scolastico. Purtroppo, la mancata attenzione per la formazione professionale delle persone con disabilità lascia spesso le stesse prive di una qualifica professionale, non portandole ad emergere nel mondo lavorativo e creando un “alibi” per la loro mancata assunzione da parte di quei datori di lavoro che necessitano di lavoratori specializzati e che possono rifiutarsi legittimamente di assumere personale non qualificato.
Il tema dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità è affrontato, all’interno del programma biennale d’azione per la disabilità adottato dal Governo Italiano, nella linea di intervento 2 (capitolo 4) e fa direttamente riferimento proprio all’art. 27 della Convenzione.
Come accennato, la discriminazione delle persone con disabilità nell’accesso al mondo del lavoro è un tema molto noto ed è stato oggetto, soprattutto da parte delle organizzazioni del settore, di numerose iniziative. D’altra parte, è abbastanza intuitivo pensare che in una situazione generale di crisi in cui la ricerca di adeguata occupazione è uno dei principali problemi della maggior parte degli italiani, la situazione delle persone con disabilità non sia delle migliori. Tuttavia, anche questo fenomeno è difficile da definire, poiché le persone con disabilità non sono discriminate solo nell’accesso al lavoro, ma anche nella raccolta dei dati e nella realizzazione di adeguate statistiche che le riguardino.
Ciò rappresenta una delle questioni centrali che la parte del programma biennale dedicata all’occupazione affronta, poiché la carenza (in molti casi l’assenza) di dati è un ostacolo determinante nella definizione delle politiche (come si possono programmare interventi o destinare risorse se non si è a conoscenza di quante persone sono interessate da un determinato fenomeno e di come quegli eventuali interventi influiscono nel risolverlo?) e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità fornisce un chiaro orientamento in tal senso (art. 31). Si pensi inoltre che il tasso di disoccupazione delle persone con disabilità non è disponibile sulle attuali fonti statistiche ed amministrative nazionali, con una palese ed ovvia differenza rispetto ai tassi di disoccupazione della popolazione generale, e che ad esempio non esistono dati relativi all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (che presumibilmente - ce lo insegna l’esperienza quotidiana - sono tra quelle maggiormente discriminate). Se provassimo ad immaginare cosa succederebbe se – ad esempio – improvvisamente non fossero più disponibili i tassi di disoccupazione della popolazione generale (specialmente in un momento come quello attuale) ci renderemmo facilmente conto di quanto grave e pesante sia una carenza di questo tipo in relazione alle persone con disabilità.
In ogni caso, nonostante tale carenza, partendo dai pochi dati disponibili relativi soprattutto a quanti sono iscritti alle liste speciali del collocamento mirato previste dalla L. 68/99, nel programma si evidenzia un tasso di inattività delle persone con disabilità molto elevato, soprattutto nel caso delle donne, con un trend nelle assunzioni pesantemente diminuito, una permanenza prolungata delle persone con disabilità nelle liste per il collocamento mirato e scarse opportunità di lavoro che dissuadono addirittura dall’aspettativa di un lavoro e dall’iscrizione al collocamento stesso.
Per far fronte a tale situazione vengono quindi individuate una serie di azioni volte a raggiungere l’obiettivo di favorire il mainstreaming della disabilità all’interno delle politiche generali per il lavoro ed aggiornare la legislazione in vigore e renderla più efficace nell’offrire occasioni di lavoro, in particolare attraverso un miglior funzionamento del collocamento mirato di cui alla L. 68/99.
Rimandando ovviamente al testo integrale della linea d’azione per avere un quadro dettagliato di quanto previsto, già da questa breve sintesi si intuisce come il documento prenda in considerazione una serie di aspetti molto importanti per il superamento delle discriminazioni in ambito di inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Anffas ha partecipato attivamente al gruppo di lavoro che ha portato alla stesura di questo testo, ponendo l’attenzione essenzialmente su temi che, più da vicino, riguardano le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. La maggior parte di queste proposte – tra l’altro in buona parte coincidenti con quelle degli altri componenti del gruppo – sono state accolte e condivise e quindi adesso l’impegno dell’Associazione si concentra sul far in modo che quanto descritto nel programma venga finalmente messo in pratica.
Vi è ancora molto lavoro da fare e soprattutto vi è la necessità che il nostro Paese tenga fede agli impegni presi, non solo a livello nazionale ma anche sul versante europeo ed internazionale.