“Voglio venire ad abitare in questa casa”.
La storia di Giovanni
Mi chiamo Giovanni Epifani, sono nato a Taranto il 14 settembre.
La mia famiglia è composta dai miei genitori, due sorelle e un fratello e dai racconti della mamma pare che da piccolo fossi una peste: non ascoltavo e scappavo ovunque… io ricordo solo di essere stato un bambinetto bello vivace e vitale. Ho vissuto a Taranto fino all’età di sei anni e poi ci siamo trasferiti in Piemonte, in un paesino nella val di Susa che si chiama Sauze d’Oulx, dove sono cresciuto e ho frequentato le scuole elementari e medie. Se proprio dobbiamo dirla tutta, la scuola non era la mia passione, non studiavo mai, però me la cavavo e riuscivo comunque ad avere buoni voti. Giocavo a calcio ed ero un portiere… ottimo direi!!!
Come istituto superiore ho scelto di frequentare la scuola alberghiera: da sempre ho avuto la passione della cucina, ereditata da mia mamma che è una cuoca bravissima e mi ha sempre abituato a sapori e profumi deliziosi.
Terminata la scuola ho iniziato subito la gavetta di cuoco in alcuni ristoranti partendo dal Piemonte fino ad arrivare in Toscana. Il 5 agosto 1990 mentre mi trovavo all’isola d’Elba per lavoro è cambiata la mia vita: un incidente stradale mi ha costretto a stare su una sedia a rotelle, a non riuscire a parlare e a dover ricominciare tutto da capo. Io non l’ho mai accettato ma se Dio ha deciso così andiamo avanti! Sarà che sono interista e col tempo mi sono abituato a soffrire!?
Uscito dal coma, sono tornato in Piemonte e nei due anni successivi ho vissuto in una struttura ospedaliera dove ogni giorno era dedicato alla riabilitazione. Tornato a casa l’impegno quotidiano dei miei genitori per accudirmi era molto e così abbiamo deciso di trasferirci in Lombardia: alcuni zii che vivevano lì avrebbero potuto aiutarci.
Gli anni dal 1994 al 1997 li ho trascorsi in casa. I ricordi di quegli anni sono di noia, televisione e solitudine.
Nel 1997 è vincente la decisione di iscrivermi a un corso professionale di informatica in una scuola di Crema e lì ho scoperto che la tecnologia poteva essermi d’aiuto: quanti stimoli nuovi! Da quel momento posso visitare il mondo, comunicare, leggere, ascoltare musica… sentirmi più vivo!!!
Passiamo a quello che è il mio presente. Nel 2001 conosco Anffas Crema e inizio a frequentare il centro diurno con un progetto studiato ad hoc per me: grazie ad una “tavoletta personalizzata” riesco a comunicare, gestisco un laboratorio di cucina (diversi obiettori grazie a me oggi possono vantarsi di saper cucinare), utilizzo il pc e conosco la città di Crema. Insomma ricomincio a svolgere delle attività che non pensavo più di poter svolgere… finalmente vedo la luce!
In quegli anni si fa sempre più concreta la possibilità che venga costruita “casa Anffas Crema”… io inizio a informarmi e quando il progetto diventa realtà e iniziano i lavori sono ormai convinto: voglio andare a vivere da solo ed essere più autonomo!
Allora un bel giorno mi faccio coraggio, vado dalla coordinatrice (ora la mia seconda mamma) e le dico: “Voglio venire ad abitare in questa casa” e lei: “Sei sicuro? qui verranno ad abitare persone con disabilità intellettiva”. La mia risposta è convinta: “Meglio loro di parecchia gente che si crede normale!”.
Lo scoglio successivo è comunicare la mia decisione alla mia famiglia e far accettare la cosa ai miei genitori. Inizialmente non sono d’accordo, ma vista la mia determinazione, alla fine accettano e diventano i miei primi sostenitori.
L’8 dicembre 2004 la mia residenza cambia e divento un abitante della casa Anffas Crema. Taglio il nastro insieme ai miei coinquilini, entro nella mia nuova casa e penso che lì potrò trovare quello che ho sempre cercato... e così è stato.
Quest’anno è il decimo anno che vivo in questa casa. La mia vita è cambiata in meglio: grazie agli ampi spazi posso sfrecciare con la mia carrozzina elettrica, posso utilizzare il pc a tempi illimitati, ho una vasca attrezzata che è meglio di una Jacuzzi, incontro e conosco tanta gente, ho a mia disposizione una piscina idroterapica attrezzata per mantenermi in forma... mi sento parte del territorio e ho un’alternativa…
Certo, la convivenza a volte è un po’ impegnativa, ma come in tutte le famiglie si chiude un occhio e va tutto a posto!
Sono felice e rifarei questa scelta prima. Quindi consiglio a chi si trova in una situazione simile alla mia di non abbattersi ma di considerare che ce la si può fare.