Nuove sfide per l'inclusione sociale, presentate 36 buone pratiche nell'ambito della disabilità
Tratto da: www.isfol.it - A due anni dalla legge di ratifica (3 marzo 2009, n.18 ) della convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, giunge alla sua fase conclusiva il progetto Disability and Social Exclusion (DSE). La conferenza di chiusura del progetto è stata inoltre l'occasione per presentare le 36 buone pratiche nell'ambito della disabilità, individuate in 24 mesi di attività.
L'incontro alla Sala delle Colonne della Camera dei Deputati del 24 marzo ha messo in evidenza l'attuale compresenza di impulsi e ostacoli alle sfide per l'inclusione sociale e al percorso di implementazione in Italia dell'Anno europeo della lotta all'esclusione (2010), mostrando come sia non più procrastinabile la scelta di perseguire politiche e interventi volti a creare nuove e reali opportunità per le persone con disabilità e migliorare l'accessibilità a beni, servizi, diritti e informazioni. Il progetto Disability and Social Exclusion (DSE), co-finanziato dalla DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità della Commissione europea, mette a frutto la presa di coscienza di un nuovo approccio alla disabilità per cui, al di là della logica dell'assistenzialismo, diventa necessario "promuovere un approccio integrato, che tiene conto dei contesti ambientali e relazionali in cui la persona vive", come ha evidenziato il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi presentando il volume Disability and Social Exclusion. Buone pratiche per l'inclusione sociale di persone con disabilità, punto di convergenza su carta delle esperienze raccolte in due anni di attività.
Il progetto "Disability and Social Exclusion", forte della partneship che ha coinvolto ben 11 strutture del territorio nazionale, ha lo scopo di diffondere le conoscenze e le esperienze censite nelle diverse aree del territorio nazionale per proporre e traferire buone pratiche e per promuovere un'evoluzione di tipo culturale che porti al superamento di barriere e comportamenti discriminatori ancora fin troppo diffusi. Ciò a testimonianza di come una migliore progettualità nella definizione degli interventi non possa prescindere dal valore aggiunto che l'esemplarità e la trasferibilità delle azioni e delle esperienze di successo sul territorio inevitabilmente apportano.
Il progetto DSE si inserisce nel processo e nelle dinamiche di welfare sussidiario che guarda alle reti territoriali come motori di integrazione sociale e si rivolge alle persone con disabilità (in particolare donne, bambini, immigrati e anziani) spesso condannate alla marginalità, all'indifferenza e all'evidenza di una impari opportunità di accesso alla "piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri" (Convenzione Onu, 2006). Ma guarda anche alle loro famiglie chiamate a sostenere, non di rado senza una solida rete di sostegno, il peso di una condizione che inevitabilmente grava sulla condizione lavorativa ed economica del care-giver.
La convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità riconosce tra l'altro "il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società con la stessa libertà di scelta delle altre" (art. 19) e sottolinea per la persona la "possibilità di scegliere [...] dove e con chi vivere", a testimonianza del fatto che oltre alla rimozione delle cause che impediscono o limitano l'accessibilità ai diversi ambiti di vita, gioca un ruolo decisivo lo sforzo per la creazione di occasioni di empowerment per riaffermare la dignità di ogni singola persona nei differenti contesti.
Per maggiori informazioni
http://dse.west-info.eu
Guarda l'intervista a Franco Deriu, responsabile dell'Area Sistemi del Lavoro dell'Isfol, che presenta i principali risultati dell'Indagine contenuta nella V Relazione al Parlamento sulla 68/99 sullo stato di attuazione delle norme sul diritto al lavoro delle persone con disabilità.
29 marzo 2011