Il nostro Paese non ha norme che impongano ai datori di lavoro soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità
Fonte: www.disablog.it - La Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia Ue, provvedimento dovuto "allo scorretto recepimento della direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione, di condizioni di lavoro e di formazione professionale (direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione)".
La direttiva, infatti, mira a combattere le discriminazioni dirette e indirette e le molestie in ambito lavorativo o di formazione fondate sulla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o le tendenze sessuali, prevede specificamente l'obbligo di adottare soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità.
In particolare, l'articolo 5 della direttiva dispone che il datore di lavoro preveda soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità affinché queste possano avere accesso al lavoro e usufruire di progressioni di carriera, indicazione che ad oggi l'Italia non ha integralmente trasposto, poiché l'ordinamento italiano non contiene una norma generale che imponga al datore di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli per i portatori di qualunque tipo di disabilità e per tutti gli aspetti dell'occupazione.
7 aprile 2011
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nota relativa al deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia da parte della
Commissione Europea
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motivato inviato dalla Commissione Europea all'Italia nel 2009