Ancora discriminazioni sul lavoro
Fonte: Avvenire - Da un sondaggio condotto negli Stati membri dell'Unione Europea, l'Italia è risultata la nazione dove più massicciamente l'opinione pubblica ha indicato la disabilità quale principale causa di discriminazione all'interno del proprio Paese (Speciale Eurobarometro 263, gennaio 2007).
È probabile che tale convinzione sarebbe confermata se si indagasse specificamente sul contesto lavorativo. Negli ultimi anni la legislazione internazionale a favore delle persone disabili si è sviluppata in modo inaspettato, rapido e incisivo. Un necessario richiamo va fatto alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall'Assemblea generale nel dicembre 2006 e ratificata di recente dall'Italia e dall'Unione Europea.
Per quanto riguarda l'occupazione, il nostro Paese aveva già in precedenza formulato una legge ad hoc (la 68/99), dal titolo «Norme per il diritto al lavoro dei disabili». Le previsioni del dettato legislativo stabiliscono l'obbligo di assunzione di un certo numero di lavoratori disabili per le aziende che abbiano un totale di dipendenti pari o superiore a 15.
La norma mira a favorire l'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro, promuove e ricerca il collocamento consensuale, introduce la logica degli incentivi (in alcuni casi alle imprese spettano contributi di assunzione e rimborsi parziali delle spese necessarie alla trasformazione degli ambienti di lavoro), valorizza i processi di accompagnamento al lavoro e riqualificazione professionale.
L'obiettivo è che alla persona con disabilità non venga offerto 'un' impiego, ma 'quell'impiego' che sappia valorizzare le sue attitudini e abilità, nel rispetto delle sue caratteristiche psicofisiche. D'altra parte al datore di lavoro non viene imposta una missione assistenzialistica, che sacrifichi i suoi interessi produttivi, ma si chiede un contributo attivo, di partecipazione.
Affinché l'intento non resti una mera intenzione retorica, però, è necessario che l'impresa sia consapevole del fatto che la persona con disabilità è una risorsa aziendale da valorizzare, che ha valori propri, una capacità produttiva e che, se opportunamente supportata, costituisce un arricchimento per l'organizzazione. È risaputo infatti che la persona con disabilità, per istinto, sia indotta a compensare la propria mancanza sfruttando al massimo tutti gli organi sensoriali. Così, per esempio, una persona sorda non solo è in grado di leggere il labiale, ma anche di anticipare il pensiero dell'interlocutore, captando un numero elevatissimo di informazioni dall'espressione del viso. Considerata l'importanza della comunicazione in azienda, questo esempio è emblematico per capire il valore aggiunto che un lavoratore con disabilità può costituire per l'organizzazione.
Se seguono opportuni percorsi formativi, le persone con disabilità possono svolgere quasi ogni ruolo all'interno dell'azienda: anzi, proprio perché giungono a quelle posizioni seguendo percorsi inediti, è probabile che suggeriscano soluzioni innovative e miglioramenti a cui 'per assuefazione' i normodotati non sono in grado di pensare.
Un'ultima considerazione, ma non in ordine di importanza, riguarda la responsabilità sociale delle imprese, considerata fondamentale per attrarre e fidelizzare il cliente e in conclusione per aumentare il fatturato. Garantire un adeguato posto di lavoro alle persone con disabilità è il primo passo verso il comportamento e la costruzione di una 'reputazione etica' delle aziende: è impensabile infatti credere che un'impresa possa agire bene all'esterno, se prima non ha appreso ad agire bene al suo interno.
Per massimizzare la produttività del lavoratore con disabilità è opportuno curare in tutti i suoi aspetti il processo di inserimento. Questo significa individuare, attraverso gli strumenti di job analysis, la posizione più adatta a valorizzare caratteristiche e competenze. Vuol dire creare spazi accessibili, senza barriere architettoniche o caratteristiche che ne diminuiscano il confort. Significa investire in ausili tecnologici, come ad esempio nei software di ingrandimento dello schermo, nei sistemi di accesso vocale remoto all'email, nei dispositivi di output con uscita audio ecc.
Significa però soprattutto sviluppare in azienda una 'cultura' sulla disabilità. Solo conoscendola, infatti, la si considererà un'opportunità invece che una minaccia o una scomodità.
Il disability management, un recente filone di ricerca, rivoluziona il modo di concepire la disabilità e il suo impatto sulle aziende. Sostiene infatti che sia l'impresa a doversi riconfigurare per rendersi compatibile con la persona disabile (e non viceversa) e in questo caso otterrà molteplici vantaggi competitivi.
«Malgrado qualche timido segnale di ripresa, in Europa, come altrove, le condizioni generali dell'economia continuano a essere poco rassicuranti – dice Silvia Angeloni, professore associato di Economia aziendale presso l'Università degli Studi del Molise e docente in corsi dedicati alla gestione della disabilità in azienda – Il disagio della crisi non sarà stato vano se non cadrà inascoltato il messaggio di quanti indicano la strategia d'uscita: il mondo economico dovrà seguire regole di sviluppo più attente alle esigenze della solidarietà sociale e al rispetto della dignità umana».
Oltre gli obblighi di legge è possibile massimizzare l'apporto anche dei lavoratori con disabilità perché siano una vera risorsa produttiva per l'azienda.
Per maggiori informazioni
Scarica il Rapporto Eurobarometro (in lingua inglese) 263 del
2007