Fonte sportabilityliguria.it - Il Gruppo Sportivo Anffas Liguria (Special Team Genova) è una importantissima realtà per il capoluogo e per tutto il territorio regionale. Attivo da moltissimo tempo, offre l’opportunità di svolgere attività sportive a molti ragazzi con disabilità intellettiva, sia a livello agonistico che ricreativo. Dal fondamentale impegno delle famiglie alla ricerca dell’autonomia attraverso lo sport e l’aggregazione: Carla Cavelli, presidente dell’associazione, racconta le attività e il valore di questo meraviglioso gruppo.
La società, oltre ad organizzare e partecipare a manifestazioni sportive, promuove attività turistiche e di intrattenimento per i soci, come fine settimana e settimane bianche di sci di fondo e di discesa, gite, e organizza momenti di sensibilizzazione pubblica, anche in collaborazione con altre associazioni che operano in ambito sociale. Una storia che parte da lontano:
“Il nostro gruppo sportivo nasce come emanazione diretta dell’Anffas Genova ed è stato fondato nel 1982. Prima era gestito direttamente dall’associazione genitori, che ora è diventata Cooperativa Genova e Integrazione; poi, per questioni economiche, intorno al 2000, il gruppo sportivo è stato dismesso e acquisito direttamente dai genitori, che hanno capito il valore dello sport per i ragazzi. Tutti i genitori, come me, si dedicano ad organizzare le manifestazioni e gli eventi. Abbiamo più di ottanta atleti ed è un impegno serio e notevole. Io sono presidente e un ruolo importante lo ha Benedetta Saltalamacchia, la nostra tesoriera”.
Le attività da provare e nelle quali crescere:
“Offriamo a questi ragazzi la possibilità di fare una serie di attività. Il nuoto, su tre strutture, Sciorba, Sestri Nuoto e Sturla; ginnastica, attualmente ospiti della Società Vita negli spazi del Sorriso Francescano; atletica, al Lago Figoi. In inverno facciamo sia sci di fondo che sci alpino. Siamo stato il primo gruppo ad iscriverci e a partecipare alle gare degli Special Olympics Italia”.
Alcuni numeri, tra ragazzi e istruttori:
“Essendo stati uno dei primi gruppi ad aderire alla Special Olympics Italia, tutti i nostri istruttori sono stati tecnici nazionali del SOI. Siamo nati insieme, loro sono cresciuti in maniera clamorosa. Tanti nostri atleti hanno partecipato alle manifestazioni e alle gare del SOI. Il numero dei nostri ragazzi, prima, era ancora più alto, circa 120 iscritti; ora siamo sugli 80-90”.
Il ruolo delle famiglie è centrale su più livelli:
“Abbiamo un grosso supporto economico da parte delle famiglie perché sono pochi i contributi che ci arrivano. I contributi, infatti, vengono dati alle società che fanno fare attività sportiva alle persone con disabilità, ma solo in minima parte a quelle con disabilità. Noi abbiamo questa ricchissima tradizione e finché riusciremo, cercheremo di portarla avanti. Le famiglie, inoltre, partecipano alle attività solo come pubblico. A qualsiasi gara, manifestazione o iniziativa, i ragazzi vengono accompagnati e accuditi solo dai tecnici. Io stessa, quando sono presente lo faccio in quanto referente del progetto e non come mamma, mia figlia non la vedo quasi. Ci sono per la parte organizzativa, non esiste il ruolo di genitore. Questo è fondamentale per l’autonomia dei ragazzi. Crediamo molto in questo progetto, la maggior parte di noi è anche anziana ed è difficile su più livelli sostenere tutto. Io sono andata in pensione e praticamente mi sono rimessa a lavorare. Andremo avanti perché sappiamo quanto sia importante questa associazione”.
Lo sport ha un valore fondamentale:
“Il fatto stesso che i genitori si siano caricati sulle spalle l’onere di sostenere e di organizzare il gruppo sportivo fa capire quanto le nostre attività siano importanti per i nostri ragazzi. Il fatto che tutti possano partecipare alle gare confrontandosi con persone con capacità similari, permette una sfida paritaria. È determinante per loro competere con compagni, perché non esistono avversari, che hanno le stesse possibilità e capacità. Così possono raggiungere anche la gratificazione. Il bello però è che loro, nello sport e con lo sport, hanno vinto sempre. A loro basta partecipare alla gara, vivere queste emozioni, rivedere un amico. Tutto questo ha un valore, per i ragazzi, fondamentale. Se si gira tra i partecipanti alla fine delle manifestazioni, indipendentemente dalla medaglia, si trovano persone felici. La medaglia conta, certo, perché è utile a gratificare l’impegno e lo sforzo fisico, ma alla base c’è la condivisione di un mondo, un mondo molto accogliente. La premiazione rende felici, è chiaro che ci sono quelli più competitivi e quelli meno, però è un momento felice. In questa realtà tutti i figli sono figli di tutti e tutti i genitori sono genitori di tutti. La nostra realtà è una grande famiglia”.
L’elemento sociale entra ella vita di questa realtà:
“La cosa più bella che ci diciamo è una: divertiamoci e facciamo vivere a questi ragazzi delle esperienze che in realtà non potrebbero mai vivere. Tanti ragazzi hanno genitori anziani o situazioni particolari che gli impedirebbero di visitare città o provare cose che con noi, invece, possono fare. Per loro è determinante questo. L’importante è divertirsi e partecipare”.
L’autonomia guadagnata diventa determinante:
“Ho già accennato all’autonomia che tutto questo fa nascere nei nostri ragazzi. Io ricordo che la prima volta che andai come organizzatore, vidi un ragazzo che, accompagnato da due genitori molto anziani, non mi salutava neanche. Questo si ripeté regolarmente. Quando l’ho visto senza genitori era un’altra persona, più adulto, più autonomo. Era un’altra persona. Spesso si approfittano dell’accudimento dei genitori, e non si esprimono al massimo. Per questo noi facciamo in modo che la famiglia sia semplice pubblico. All’interno del gruppo sportivo si crea indipendenza ed autonomia che per i ragazzi è fondamentale. L’autonomia è la cosa più importante, è logico che contano i piazzamenti e l’aspetto agonistico, però è questo l’aspetto da valorizzare”.
Dietro al singolo ragazzo c’è il gruppo:
“Spesso il ragazzo con meno difficoltà accudisce quello con più problemi, lo aiuta, anche nei semplici momenti di vita quotidiana; a tavola, ad esempio, si può tagliare la carne all’amico e così via. Si stabilisce una grande condivisione. Si dorme insieme, si vive insieme, si rispettano le regole alla perfezione. Quando usciamo dagli alberghi, e noi siamo davvero tanti, mi fanno i complimenti, sottolineano come sappiano stare alle regole. Possono succedere cose minime ma sempre in quantità minore rispetto allo stesso numero di normodotati, tanto per dire”.
Altro fattore da salvaguardare è l’integrazione:
“Merito del SOI, dell’Anffas, di tutte le organizzazioni se la persona con disabilità può essere inclusa e non più stare chiuso in casa, quasi nascosto. Far star loro nel mondo ha salvato questi ragazzi dall’emarginazione. Io ricordo la grande manifestazione a La Spezia, di circa dieci anni fa, nel cuore della città. Una dimostrazione importante del cambiamento. Questi ragazzi hanno la dignità e il diritto di tutti gli altri in base alle loro possibilità. Questa dovrebbe essere la filosofia del mondo moderno”.
Un nuovo progetto promosso da Special Olympics è quello del partenariato:
“Lo special Olympics sta portando avanti questo progetto: la persona con disabilità si allena con un atleta in maniera paritetica. È un grosso impegno perché l’atleta non deve sacrificarsi quel giorno per gareggiare con la persona con disabilità. L’atleta deve gareggiare con lei, a prescindere. Bisogna, per questo, individuare le persone giuste che comprendano questo valore. Noi stiamo iniziando a farlo molto lentamente per evitare di sbagliare e di ghettizzare involontariamente”.
Chi vuole avvicinarsi a questo mondo può seguire queste indicazioni:
“La nostra sede di Via della Libertà 6/6 a Genova e siamo aperti tutte le mattine dalle 9 alle 12. Poi da settembre si riprende. A metà luglio si chiude ma restiamo reperibili tramite i nostri contatti. Il nuoto si allena alla Sciorba lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio; a Sturla sabato mattina; al Sestri Nuoto Martedi e giovedì pomeriggio. Ginnastica, invece, martedì e giovedì alla palestra del Sorriso Francescano. Per quanto riguarda lo sci si organizzano dei weekend ma sono cose di cui si discute direttamente in ufficio”.