“Agghiacciante: non c’è altro termine per definire quanto accaduto a Foggia”: così Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, a cui si aggiunge la voce di Angelo Riccardi Presidente di Anffas Puglia e Basilicata, commenta la notizia delle violenze, dei maltrattamenti e degli abusi avvenuti nella struttura Don Uva a danno delle persone con disabilità ricoverate nel reparto di psichiatria della struttura in questione.

 

La prima questione che solleviamo è relativa alla richiesta, alle autorità competenti, di procedere ad una verifica anche rispetto all’adeguatezza della struttura in questione al progetto di vita delle persone interessate e da chi sia stato ritenuto appropriato un ricovero in tale struttura psichiatrica, specie se in presenza di Persone con disabilità Intellettive e del Neuro sviluppo, nonché se i tutori, curatori o amministratori di sostegno, di tali persone, si siano curate di ciò.

 

“Questo è l’ennesimo episodio che ciclicamente ripresenta le criticità già denunciate in passato innumerevoli volte da Anffas, ma, con tutta evidenza tutt’altro che risolte” continua il presidente “e questa volta, come abbiamo potuto leggere nelle notizie sul caso, ci troviamo di fronte anche all’aggravante di maltrattamenti posti principalmente a danno di donne con disabilità, da sempre vittime di discriminazioni multiple ed ancor più odiosi abusi”.

 

Oltre ad esprimere piena solidarietà e vicinanza alle persone oggetto di tanta violenza e nella speranza di vedere severamente puniti gli autori, ringraziando le forze dell’ordine e la magistratura per il pregevole lavoro svolto, ritorniamo a ribadire che tutto ciò accade anche a causa delle gravi carenze che riguardano questo particolare ambito. Infatti sempre più spesso assistiamo all’affermarsi di modelli tendenti a deumanizzare i servizi per le persone con disabilità, perseguendo il massimo risparmio o il massimo ricavo, piuttosto che avere quale prioritario obiettivo quello di garantire, alle stesse, la migliore qualità di vita possibile, rispettando i loro diritti e la loro dignità.

Altra criticità è data spesso dalla inadeguatezza del personale nonché dalla mancanza di idonei sistemi volti a rilevare e verificare che gli operatori siano in condizioni di equilibrio psico-fisico idonee, anche in relazione alla particolare condizione delle persone di cui si devono prendere cura e carico.

 

Inoltre, occorre rimuovere ogni impedimento volto a limitare la possibilità, da parte di familiari, amministratori di sostegno o tutori di accedere a questo tipo di strutture, che devono diventare autentiche “case di vetro”, ed avere così una maggiore possibilità di poter verificare che le persone non siano oggetto di trattamenti segreganti o degradanti o sottoposti a violenze, abusi, torture, maltrattamento o molestie di varia natura.

Come vanno rimossi tutti gli impedimenti, anche normativi, relativamente alla possibilità di installazione di sistemi di videosorveglianza, attiva 24h, per consentire un controllo, anche da remoto, in tutti gli spazi delle strutture, in ogni momento della giornata.

 

Ma senza dubbio la priorità, e non ci stancheremo mai di ripeterlo” conclude il presidente “è il pieno e totale superamento di questo tipo di strutture, attraverso una progressiva transizione verso soluzioni per l’abitare inclusive ed atte a scongiurare il ripetersi di queste odiose situazioni che vedano il pieno ed attivo coinvolgimento delle famiglie delle loro associazioni maggiormente rappresentative e degli Enti di Terzo Settore”.