Fonte www.nonprofitonline.it - I volontari preferiscono lo sport e la cultura. Sono infatti più attivi e numerosi proprio nel settore sportivo e nei beni culturali. La maggior parte contribuisce gratuitamente all'organizzazione di eventi. Non solo quelli sportivi ma anche feste, sagre e altre manifestazioni. E' il quadro emerso, in estrema sintesi, dall'anticipazione dei dati Istat su associazionismo e volontariato nella seconda sessione parallela della tredicesima edizione delle Giornate di Bertinoro per l'Economia Civile, a cura di Sabrina Stoppiello dell'Istat, seguita dagli interventi di Marco Frey (Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa - Presidente CittadinanzAttiva), Ivo Colozzi (Università di Bologna), Gregorio Arena (Università di Trento - Presidente Labsus), Stefano Tabò (Presidente CSVnet) e Pietro Barbieri(Portavoce Forum Nazionale del Terzo Settore*).
"Si tratta di un focus sui volontari, non sulle organizzazioni", ha precisato Ivo Colozzi. E' stata Sabrina Stoppiello a spiegare, a partire dal Censimento 2011, la ‘faccia' del volontariato attivo nel non profit italiano. Nel nostro Paese ci sono oltre 4 milioni di volontari, rispetto al 2001 crescono i volontari nei settori sport, cultura e ricreazione. In particolare si registra una forte presenza giovanile nel settore della cultura e dello sport. Circa la metà hanno conseguito un diploma di scuola secondaria superiore e sono professionalmente occupati. T
ra i principali servizi erogati dai volontari risulta appunto l'organizzazione di eventi sportivi, manifestazioni, eventi, feste e sagre. Al terzo posto, tra le attività più ‘partecipate', risulta anche l'organizzazione di corsi (sempre pratica sportiva). Seguono attività legate all'organizzazione di seminari, convegni e conferenze; campagne di informazione e sensibilizzazione; promozione di spettacoli teatrali e musicali. All'ultimo posto risulta il trasporto sociale. Preceduto dalla sorveglianza a musei e monumenti, dalle attività in biblioteche e archivi e dalla manutenzione del verde.
Se questo è ciò che emerge analizzando la quota di volontari attivi, questa tendenza si ribalta prendendo in considerazione la quota dei dipendenti.
Dove ci sono i volontari prevalgono infatti attività sportive, culturali e artistiche. Dove invece esistono i dipendenti, ecco che a spiccare sono i servizi socio-assistenziali, servizi ospedalieri e riabilitativi e istruzione.
Quali sono le dimensioni del volontariato in Italia?
Le istituzioni non profit che operano solo con volontari sono 235.739 (78% del totale nazionale) mentre quelle che operano solo con risorse retribuite sono 40.237 (13,4%). La prevalenza delle istituzioni non profit solidaristiche, orientate al benessere della collettività, sono prevalenti nei settori della filantropia e promozione del volontariato e cooperazione e solidarietà internazionale, della sanità, dell'assistenza sociale e protezione civile.
Mentre le istituzioni non profit mutualistiche (orientate ai bisogni dei propri membri) sono prevalenti nel settore delle relazioni sindacali e rappresentanza di interessi e nel settore della cultura, sport e ricreazione. La media nazionale dei volontari attivi nelle istituzioni solidaristiche è del 72,3%, che operano principlamente nel settore della Sanità (95,1%), filantropia e cooperazione (94,4%), assistenza sociale e protezione civile (93,9%).
La Stoppielo ha concluso il suo intervento parlandp delle 3 anime del volontariato: "L'analisi approfondita dei dati relativi alle diverse attività svolte dalle istituzioni non profit, ai servizi erogati nonché alla loro mission ed al loro orientamento, permetteranno di delineare meglio le anime del volontariato italiano. L' Anima solidaristica come risposta ai bisogni sociali di una comunità e/o di categorie svantaggiate, l' Anima espressiva come risposta ai bisogni di socializzazione e di espressione individuale e infine l' Anima partecipativa : come forma di cittadinanza attiva, partecipazione civica, che si esplica anche tramite forme di mobilitazione e sensibilizzazione".
"Se riletta attraverso il filtro dell'organizzazione, questa classifica potrebbe cambiare moltissimo - ha commentato Ivo Colozzi - La specificità del terzo settore è l'operatività. E' un settore spostato sul ‘fare', a volte anche troppo sbilanciato. Un terzo settore talmente impegnato da non essere capace di valorizzare all'esterno le cose fatte".
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15 ottobre 2013