Si aggiunge così un'altra pietra angolare a quelle già poste in essere per dare vita e corpo alla Convenzione ONU sui diritti delle Persone con disabilità. Il 3 Novembre sono stati infatti eletti i 12 membri del Comitato Internazionale sui diritti delle persone con disabilità, incaricato di monitorare l'applicazione della Convenzione tra gli Stati Membri. I membri sono stati eletti per un termine di quattro anni ed inizieranno ufficialmente i lavori il 1 gennaio 2009. La seconda conferenza degli Stati Parte si terrà a New York tra agosto e settembre 2009. Come si legge dal comunicato stampa delle Nazioni Unite, la votazione è avvenuta a Palazzo di vetro, nel pomeriggio, e con tre turni di votazione sono stati nominati i seguenti candidati (alcuni di essi, come previsto dalla Convenzione stessa, rimarranno in carica solo per due anni, la scelta è puramente casuale):
Amna Ali Al Suweidi (Qatar), Consulente di Management
per le persone con disabilità";
Mohammed Al-Tarawneh (Giorndania),
Senior Technical Adviser/Manager con la ARD, Inc., incaricata di implementare
ilprogetto locale Giordano per lo sviluppo;
Lotfi Ben Lallahom
(Tunisia), Professore di Medicina, Università di tunisi e Direttore Generale
dell'Istituto per la promozione delle persone con disabilità (2 anni);
Monsur Ahmed Choudhuri (Bangladesh), Direttore Managing dell'entità
auto-governativa del Governo, che promuove una società inclusive, senza barriere
per le persone con disabilità;
María Soledad Cisternas Reyes (Cile),
Direttore del programma giuridico delle persone con disabilità, facoltà di
Giurisprudenza, Università Diego Portales;
György Könczei (Ungheria),
Presidente, Comitato Governativo per la Carta Sociale Europea, Consiglio
d'Europa (2 anni);
Edah Wangechi Maina (Kenya), CEO, Società Keniota
per le persone din disabilità intellettiva (2 anni);
Ronald McCallum
(Australia), Professore in legge, Università di Sydney (2 anni);
Ana
Peláez Narváez (Spagna), Direttore per le Relazioni Internazionali,
Organizzazione Spagnola per le persone cieche
Germán Xavier Torres Correa
(Ecuador), Advisor parlamentare al Congresso Nazionale, in carica come
vice-presidente del Consiglio Nazionale sulla Disabilità (2 anni);
Cveto
Uršič (Slovenia), Direttore Generale, Direttorato per le persone con
disabilità, Ministero del Lavoro, Famiglia e Affari Sociali (2 anni);
Jia
Yang (Cina), Professore all'Accademia Cinese delle Scienze e direttore del
Comitato delle donne dell'associazione cinese delle persone cieche.
Entrata ufficialmente in vigore il 3 maggio scorso, con il deposito della 20ma firma di ratifica da parte di uno Stato, la Convenzione ha fatto parlare di sé già da tempo e, per certi versi, ha già cominciato a dare i suoi frutti. A partire dall'introduzione, nelle agende politiche e associative, del tema e soprattutto della necessità di adottare ed internalizzare in cambio di paradigma della disabilità verso il modello sociale della stessa, basato sui diritti umani. Non a caso, facciamo notare, l'Organo delle Nazioni Unite preposto al monitoraggio dell'applicazione della stessa sia l' Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani.
Nonostante questi prodromi che non fanno altro che promettere bene, l' Italia, che invece si era affrettata a sottoscrivere apponendo la firma dell'allora Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, accompagnato da due rappresentanti delle Associazioni (Giampiero Griffo, FISH e Ida Collu, FAND), il giorno stesso dell'apertura, cioè il 30 Marzo 2007, non ha ancora ratificato la Convenzione . Apporre la firma equivale a dichiarare la sottoscrizione in linea teorica dei principi contenuti nel trattato ma, a livello normativo, ciò non è vincolante. Il passaggio successivo alla firma, infatti, deve essere la ratifica della Convenzione e, possibilmente, del suo Protocollo Opzionale. Proprio nei giorni scorsi il Sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella anticipava, sulle pagine di superando.it, che la Convenzione potrebbe passare per decreto in un futuro molto prossimo. Malgrado l'auspicio che ciò si verifichi, a conti fatti oggi l'Italia, non avendo ancora ratificato, non ha potuto esprimere una candidatura al Comitato Internazionale. Un'ultima occasione, però, viene data dal comma 2 dell'art. 34 (Comitato sui diritti delle persone con disabilità): " dopo sessanta ratifiche o adesioni alla Convenzione, saranno aggiunti 6 membri al comitato, che avrà la composizione massima di diciotto membri ". Dal 30 marzo 2007 a metà maggio 2008 (circa 14 mesi) si erano registrate 25 ratifiche. Da quella data ad oggi (poco più di 5 mesi) si sono registrate invece ben 16 ratifiche. Una forte accelerata, quindi, a dimostrazione che l'interesse a proporre un membro del Comitato Internazionale è altissimo e che non ci vorrà molto a raggiungere il quorum necessario.
Sono 23 i candidati che si disputano una delle 12 nomine, tra di essi, 3 sono Europei (Spagna, Ungheria e Slovenia). Gli altri provengono da molti paesi in via di sviluppo, e alcuni di essi si sono distinti per il loro contributo già durante la fase dei negoziati. Aspettiamo di conoscere i risultati finali delle votazioni, nel frattempo ci portiamo avanti con una riflessione: su 27 paesi europei firmatari, solo 3 hanno già assimilato la Convenzione nella propria legislazione. La Commissione Europea, anch'essa chiamata a ratificarla (proprio perché le è attribuito il potere di negoziare e trattare temi di propria competenza, inclusa la non-discriminazione) si attarda a farlo. Nonostante ci vantiamo di avere un complesso normativo più avanzato rispetto ad altri paesi, ecco qui che siamo rimasti fuori dal primo giro di elezioni. Siamo d'accordo, è un problema burocratico, ma certamente il segnale che lanciamo all'esterno non è dei più rassicuranti. Chapeau, allora, per quei paesi cosiddetti in via di sviluppo, pronti a partire da zero e a rimboccarsi le maniche. Che siano di esempio per tutti.
Per approfondire
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Paesi che hanno ratificato la Convenzione
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