"Arriva dall'ISTAT il sigillo ufficiale sul disastroso stato delle politiche per l'inclusione e la disabilità in Italia su cui da anni FISH chiede un intervento radicale e di sistema." Questo il commento a caldo di Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap , a margine della pubblicazione del rapporto annuale 2014 ISTAT sulla situazione del Paese.
I dati più preoccupanti si leggono nel quarto capitolo del
Rapporto che ci offre uno spaccato delle condizioni di vita delle famiglie e
delle politiche di welfare del nostro Paese. Tra i 28 Stati membri
dell'UE, l'Italia è settima per la spesa in protezione sociale che comprende la
spesa in Sanità, Previdenza e Assistenza.
Nel 2011, l'Italia ha
destinato per questa funzione il 29,7% del proprio Prodotto Interno Lordo,
valore al di sopra della media europea, pari al 29% del PIL. Sembra una buona
notizia ma questa settima posizione è caratterizzata da forti disomogeneità
rispetto alle voci di spesa: in pensioni di anzianità e vecchiaia se ne va il
52% contro la media europea del 39,9 e pone l'Italia in cima alla classifica.
Il nostro Paese è invece penultimo per la voce "Famiglia, maternità e
infanzia" con il 4,8% (la media europea è l'8%). Tradotto: 1,4 del PIL.
Va molto male per la spesa destinata alle persone con
disabilità. Nel 2011, è stata pari in Italia al 5,8% della spesa complessiva in
protezione sociale, a fronte del 7,7% della media europea. Si tratta di
pensioni di invalidità, contributi per favorire l'inserimento lavorativo,
servizi finalizzati all'assistenza e all'inclusione sociale e strutture
residenziali.
Questo ci colloca tra i Paesi con le percentuali più basse di
spesa destinata alla disabilità. A spendere percentualmente meno dell'Italia
sono solo Grecia, Irlanda, Malta e Cipro. Prestazioni che pesano solo per l'1,7%
sul nostro Prodotto Interno Lordo. Di questa percentuale l'1 per cento è
destinato alle provvidenze (pensioni e indennità) per l'invalidità civile e solo
lo 0,7 del PIL è destinato ai servizi per l'inclusione sociale o per strutture
residenziali.
"Chi ha ipotizzato che sia sufficiente razionalizzare la spesa sociale, magari spostando la spesa per voci, è smentito dalle cifre. È necessario aumentare l'intervento economico per allinearci almeno alla media europea, cioè investire sulla disabilità come minimo un altro mezzo punto di PIL e altrettanto su famiglia, infanzia, maternità." I dati di raffronto con l'Europa si sommano a quelli drammatici sull'impoverimento e sulla fortissima sperequazione fra Nord e Sud del Paese. Solo per citarne uno, nell'area disabilità le differenze territoriali risultano insostenibili: mediamente un Cittadino con disabilità residente al Nord-Est usufruisce di servizi e interventi per una spesa annua pari a 5.370 euro, contro i 777 euro del Sud. La FISH entra nel dettaglio dell'analisi dei dati nel proprio sito www.condicio.it
"La disabilità e la non autosufficienza – ricorda Falabella – sono uno dei primi elementi di impoverimento e di rischio di povertà delle famiglie e degli individui. È a rischio la coesione sociale, un insidioso pericolo figlio dell'esclusione su cui bisogna intervenire poiché è un'emergenza e una priorità."
10 giugno 2014