Fonte www.personecondisabilita.it - Le amministrazioni locali hanno il diritto di chiedere alle famiglie la compartecipazione alla spesa per servizi come la mensa e il trasporto per la frequenza ai Centri Diurni?
La domanda è stata posta più volte al Difensore Civico regionale che recentemente è tornato a esprimersi su questo argomento.
Il Difensore Civico evidenzia come la frequenza ai Centri diurni per le persone con disabilità grave sia una prestazione socio sanitaria di natura assistenziale che i Comuni sono tenuti a garantire. Le famiglie possono compartecipare al costo della retta di frequenza in base alle determinazioni dell'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente).
“Lo stesso criterio – scrive il Difensore Civico – andrebbe applicato anche al servizio di trasporto e al servizio mensa”.
Si tratta infatti di due servizi strettamente funzionali alla frequenza del centro diurno: senza di questi servizi, infatti, è impossibile usufruire dei servizi del Centro Diurno e dei benefici che ne derivano. Tuttavia, le amministrazioni comunali spesso considerano queste prestazioni come “servizi sociali a domanda individuale” e non come prestazioni sociali agevolate e per questo motivo pongono l’intera tariffa in capo alla famiglia.
“Le famiglie che si vedessero presentare dal proprio comune la richiesta del pagamento dell'intera tariffa del servizio mensa e del servizio di trasporto possono opporsi legalmente e chiedere che la compartecipazione al costo di tali servizi sia calcolata con gli stessi criteri della compartecipazione al costo della retta”, spiega l'Avvocato Gaetano De Luca del Servizio Legale LEDHA.
“Il recente DPCM 159/2013 infatti prevede espressamente che anche per le prestazioni strumentali e accessorie alla fruzione dei servizi residenziali e semiresidenziali di natura sociosanitaria si faccia riferimento all'Isee”, conclude l'avvocato.
13 marzo 2015