Fonte www.condicio.it - Ancora oggi, nonostante gli sforzi e i passi avanti compiuti nella raccolta dei dati, non il sistema non è in grado di rispondere in modo compiuto ed esaustivo a tali domande: quante sono, oggi, in Italia le persone con disabilità? Quante si trovano in una condizione di gravità tale da richiedere un
maggiore sostegno?
Permangono significative lacune informative, legate sia alla mancata costruzione di indicatori capaci di cogliere adeguatamente il fenomeno, sia all’indisponibilità o alla scarsa diffusione di dati di natura amministrativa. Si fatica, pur riconoscendo i tentativi compiuti, ad approntare – come prescriverebbe la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità – strumenti statistici capaci di andare oltre l’aspetto sanitario e valutare il reale livello di partecipazione e di inclusione delle persone con disabilità.
Ciò richiede indicatori in grado di misurare quella “interazione tra persona e ambiente” cui si riferisce appunto la Convenzione ONU, secondo cui la disabilità – giova ricordarlo – non è una caratteristica dell’individuo insita in una patologia o menomazione, ma è l’interazione con un’organizzazione sociale che restringe le attività e le possibilità di partecipare delle persone con menomazioni, ponendo sul loro percorso barriere ambientali e atteggiamenti ostili.
D’altra parte i dati esistenti di fonte amministrativa – ASL e INPS – non permettono nemmeno di conoscere una cifra univoca delle persone cui finora è stata riconosciuta la condizione di gravità in base al corpus delle norme esistenti e, spesso, ridondanti.
Come lo stesso ISTAT ammetteva in occasione dell’audizione alla XII Commissione “Affari sociali” della Camera del Deputati del 15 ottobre 2014, attualmente i dati disponibili non consentono di conoscere l’entità delle persone che hanno ricevuto una certificazione di handicap grave ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992.
Per ovviare a tale lacuna è quindi inevitabile, secondo anche il parere dell’ISTAT, usare, per approssimazione, le informazioni provenienti da altre rilevazioni. Da una parte i percettori di indennità di accompagnamento desunti dal casellario INPS e dall’altra le risultanze dell’indagine ISTAT sulle condizioni di salute. Nel primo caso si fa riferimento alle persone cui sono stati riconosciuti i requisiti sanitari per la percezione dell’indennità di accompagnamento ritenendo che vi sia coincidenza fra i requisiti sanitari previsti per la concessione di quella provvidenza e la definizione di handicap grave di cui all’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992.
Nel secondo caso si analizzano le condizioni delle persone con limitazioni funzionali secondo la definizione derivante dall’ICF (Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute, OMS) per la sola parte relativa alle strutture e funzioni corporee.
In entrambi i casi, è bene ricordarlo, non si identificano quindi le persone con disabilità, così come questa viene definita dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, poiché non si considerano i fattori ambientali.
Dallo studio dell’ISTAT Inclusione sociale delle persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi (pubblicato il 21 luglio 2015) emerge che nel 2013 in Italia sono circa 3,1 milioni le persone con limitazioni funzionali gravi. Ossia coloro che riferiscono il massimo grado di difficoltà nelle funzioni motorie, sensoriali o nelle funzioni essenziali della vita quotidiana. Tale numero è tuttavia incompleto, poiché riguarda solo le persone di 15 anni e più che vivono in famiglia; non include quindi i minori di 15 anni e coloro che vivono in struttura (al 2012 sono 257.009 le persone con disabilità e non autosufficienza ospiti dei presidi socio-assistenziali e socio-sanitari). Contestualmente INPS certifica che nel 2013 l’indennità di accompagnamento per invalidità civile è stata erogata a poco meno di 2 milioni di beneficiari di 15 anni e +.
Per leggere il documento integrale di Condicio clicca qui
22 settembre 2015